Sessantuno anni da poco compiuti, dei quali ben venti trascorsi nel mondo dei videogiochi. Quello di oggi è forse un addio al videogame, poiché il protagonista di questa storia è passato a lavorare in un settore diverso, lo sport, come presidente della sua squadra di football preferita. Una passione che, tra l’altro, coltiva fin da piccolo. Stiamo parlando di Peter Moore, che in tanti associano ancora a volto storico di Sega. Eppure il suo nome è stato legato anche ad altre due compagnie occidentali, fondamentali per il settore videoludico. Ripercorriamo insieme la carriera di questo grande personaggio.
La vita, gli studi e i primi passi nel mondo lavorativo (1955-1996)
Peter Moore nasce nel Regno Unito, e precisamente nella città di Liverpool nel giorno di capodanno del 1955. Fin da piccolo mostra subito una enorme passione per lo sport che lo accompagnerà per tutta la vita, ed in particolare per la squadra di football della sua città natale, per cui ha una vera venerazione. Dopo le scuole secondarie decide di iscriversi all’università, e più precisamente alla University of Keele, nella contea di Staffordshire. Finiti gli studi universitari giunge il momento della grande svolta per Peter Moore, il trasferimento negli Stati Uniti, ed in particolare nell’assolata California, dove si iscrive per un master al prestigioso college California State University di Long Beach. Inglese tra gli “americani”, Peter ha un destino simile a quello di Richard Garriott, leggendario creatore di Ultima, che viene soprannominato infatti fin dal college Lord British dai colleghi universitari. La vita di Peter cambia per sempre. Dopo essersi laureato inizia ad insegnare educazione fisica alle superiori per alcuni anni ed in seguito lavora brevemente per la succursale statunitense del marchio sportivo francese Patrick. Nel 1976 viene assunto come consulente in Reebok, il più celebre produttore inglese di calzature sportive, azienda dove trascorre ben venti anni, restando fino al 1996.
L’epopea in Sega, gli anni d’oro del DreamCast (1997-2002)
Il periodo che lega in maniera mediatica Peter Moore al settore videoludico è appena successivo, si tratta dell’assunzione in Sega, e più precisamente nel comparto statunitense, Sega of America, ai tempi del DreamCast. Circa venti anni fa, dunque. Peter Moore è stato fortemente voluto nel team Sega nel 1997 da Bernie Stolar, altro personaggio del settore fondamentale, anche se meno noto al grande pubblico. Stolar era stato presidente di Atari e responsabile del comparto Lynx nei primi anni novanta. Stolar aveva in seguito trascorso un periodo in Sony ed era tra i maggiori responsabili del catalogo giochi della prima PlayStation. A lui si dovevano infatti alcune scelte adulte nella selezione dei titoli che hanno poi fatto la fortuna della macchina Sony. Bernie Stolar all’epoca era da un solo anno presidente e Chief Operating Officer di Sega of America, ruolo che ha ricoperto fino al 1999, anno in cui è passato in Mattel sempre in veste di presidente. L’enorme bravura di Peter Moore lo porta a fare una rapida carriera in Sega, ma sopratutto a diventare una figura pubblica molto importante. La presenza mediatica di Moore durante gli eventi dedicati al DreamCast lo rendono un vero “volto umano” da associare alla nuova console Sega. Macchina dall’hardware eccezionale e dai giochi indimenticabili come Shenmue o Sonic Adventure. Peter Moore sostituisce Bernie Stolar nel ruolo di presidente di Sega of America ed è il maggior responsabile delle scelte dell’epoca della casa di Sonic. Del resto è un periodo di grandi cambiamenti in Sega, la prima casa a capire l’importanza fondamentale della presenza della possibilità di collegarsi ad internet per una console per videogiochi. DreamCast è stata la prima macchina a larga diffusione a permettere una tale feature. Titoli oggi di culto e seminali come Phantasy Star Online hanno, di fatto, segnato la strada all’intero genere di MMO o comunque giochi online su console. DreamCast è una console fenomenale, sempre un passo avanti con i tempi, eppure il mercato non la premia. La corazzata PlayStation 2, uscita nel 2000, conquista in poco tempo l’intero settore diventando un punto di riferimento per tutti. Risale all’anno successivo una decisione estrema della casa giapponese. Quando Sega sceglie di abbandonare, drammaticamente, il comparto hardware per produrre solo software, per tutte le piattaforme sul mercato. Peter Moore è tra i maggiori sostenitori di questa scelta, ed è proprio grazie a lui che Sega si salva dalla bancarotta e diventa uno sviluppatore software a tutti gli effetti. Questa sofferta decisione non è stata ben presa dai fan storici di Sega, che spesso hanno accusato Peter Moore di tradimento, proprio per aver portato la società a dismettere il DreamCast, proprio da lui spinto con tanta veemenza. La scelta si è rivelata in verità efficace, perchè il mercato aveva già condannato Saturn e Nintendo 64 poco tempo prima, in favore di Sony. DreamCast, allo stesso modo, era destinato al fallimento commerciale. I media hanno omaggiato a loro modo Peter Moore, con una citazione di culto che, all’epoca, ha parecchio divertito il protagonista dello scherzo. Peter appare infatti nel putrefatto ruolo di zombie in un adattamento cinematografico del 2003 del gioco di culto Sega del 1996 House of the Dead. Moore viene persino citato dal film, insieme con il produttore del gioco originale, Rikiya Nakagawa. Entrambi, nel film, meritano un “ringraziamento speciale” nei credits finali.
Il passaggio in Microsoft, l’ascesa sensazionale del marchio Xbox (2003-2006)
Nel 2003 arriva una svolta epocale nella carriera di Peter Moore, quando, nel corso dell’anno, viene assunto proprio da Microsoft per il settore Xbox che, secondo la società statunitense, ha decisamente bisogno di essere spinto sul mercato delle console. La macchina è ferma a poco più del venti per cento del mercato. L’eccezionale bravura nel lancio mediatico del DreamCast, notato da Microsoft, nonostante poi il fallimento commerciale della console, viene riconosciuto a Moore. Peter Moore ci mette letteralmente la faccia. Diventa famosissimo ed iconico il suo tatuaggio dedicato ad Halo 2 risalente al lancio del titolo nel 2004. Lo spirito pionieristico e geniale di Moore aiuta in maniera decisiva anche la linea Xbox a sfondare sul mercato, ma stavolta anche con buoni risultati di vendita, e a lottare ad armi pari con i diversi competitor. Non dimentichiamo che nel 2005, due anni dopo l’arrivo di Moore in Microsoft, è il turno di lanciare la nuova Xbox 360. Gli avversari non sono da poco, si tratta di Sony PlayStation 2, la console storicamente più venduta al mondo, e il suo successore PlayStation 3. Il processore Cell di quest’ultima, era stato, tra le altre cose, utilizzato per aiutare la scienza medica grazie al calcolo remoto dei dati. Una sfida che avrebbe fatto tremare le gambe a chiunque, ma non a Peter Moore che, eroico, sostiene fino in fondo la sua casa. L’enorme successo di Xbox 360 nel mondo dei videogiochi ha portato oggi il marchio ludico di Microsoft ad essere una vera alternativa all’inossidabile corrispettivo giapponese. Anche alcuni momenti bui della vita della console sono stati ottimamente gestiti da Moore, che spesso si è scusato personalmente per errori e problemi, come ad esempio il celebre caso del RROD, Red Ring Of Death, il simbolico ed oggi iconico led rosso che segnava la morte prematura della console di Redmond.
Il passaggio allo sport elettronico, l’epoca di EA SPORTS (2007-2017)
Electronic Arts, la software house statunitense più importante, fondata nel lontano 1982 da Trip Hawkins, decide di dover avere a tutti i costi nel proprio staff una figura così importante dell’industria. Dopo alcune trattative, EA convince l’ormai cinquantenne Peter Moore, nel 2007, a cambiare bandiera. Una nuova vita gli si prospetta improvvisamente davanti, ed una notorietà mediatica mondiale che mai avrebbe avuto in altri settori. La passione per lo sport di Peter Moore gli assicura un ruolo perfetto per lui, videogiochi e sport insieme. Electronic Arts decide infatti di metterlo a capo proprio del marchio interno EA Sports, il settore dedicato ai giochi sportivi della casa californiana. La riorganizzazione dei giochi sportivi sotto unico marchio diventa fondamentale nelle strategie di marketing della casa statunitense. Lo sviluppatore interno di EA diventa sempre più importante proprio sotto la gestione di Moore, che intravede nuove possibilità per lo sport elettronico ed introduce anche diversi nuovi titoli dedicati a discipline sportive prima viste raramente. E persino titoli trasversali e commercialmente geniali come Game Show. Il gioco, fortemente voluto nello stesso 2007 proprio da Moore stesso, veniva descritto come un semplice, libero e divertente trivia game sportivo. I titoli trivia, di fatto, negli anni ottanta e novanta erano stati molto celebri, ma con l’arrivo del nuovo millennio si erano un po perduti. Memore forse della sua passione anche per i quiz televisivi a tema sportivo, Moore spinge molto il gioco ed indica una nuova strada da seguire, ovvero lo sfruttamento ludico dello sport a trecentosessanta gradi. Giochi di punta, i tripla A come FIFA, sono ancora fondamentali ed importanti per trainare le vendite, anche dell’hardware, ma sono proprio titoli più di nicchia come questo a fare la differenza. Nel gioco sono presenti filmati e clip audio in streaming, ad esempio, e Game Show è tra i primi giochi di EA ad usare questa tecnologia innovativa. Una variante sul tema divertente e capace di regalare anche cultura dello sport, sicuramente da premiare. EA Sports lancia, nei dieci anni di gestione Moore, decine di giochi legati a team reali delle più disparate discipline sportive, con una qualità sempre più elevata. Del resto lo sport, insegna la storia, era quello che aveva dato il via a tutto, come dimenticare un oscilloscopio su cui girava Tennis For Two di William Higinbotham nel 1958? Marchi quali NBA, NHL, NCAA, UEFA o personaggi cult dello sport come John Madden e il golfista Tiger Woods ricevono i loro titoli annuali che diventano una vera tradizione per gli amanti dello sport. Tiger Woods ’09 per Wii, inoltre, permette di fare una realistica partita a golf grazie al Wiimote. La presenza di Moore nelle conferenze di EA diventa sempre più importante ed il suo volto viene associato ad EA. La serie EA Sports Active, lanciata nel 2009, è una delle più interessanti idee “alternative” di Moore, che crede fortemente, da bravo appassionato di sport realistici, nel successo dei giochi di fitness basati su periferiche che fanno sudare davvero! Del resto l’enorme successo di Wii Fit, titolo Nintendo del 2007, aveva aperto la strada per questo genere da troppo dimenticato dal mercato. Non si vedevano titoli dedicati al fitness di successo dai tempi del NES… Nel 2012, intanto, un libro dedicato alla storia di Sega da un grande risalto alla storia di Peter Moore, si tratta di Service Games: The Rise and Fall of SEGA, scritto dall’esperto del settore Sam Pettus. L’anno dopo anche Moore scrive un libro, ma, a sorpresa, parla di tecniche di giardinaggio, altra sua grande passione. Gira anche la voce, mai confermata ufficialmente, che l’idea di mettere giocatrici femminili in FIFA ’16 sia venuta in mente allo stesso Moore. Proprio Peter Moore, per il suo carisma, viene spesso scelto da Electronic Arts anche per dare annunci fondamentali del settore, come ad esempio lo sviluppo in corso di Mass Effect: Andromeda ed un titolo inedito, nuova IP, per PlayStation 4 Neo e Xbox One Scorpio, quando sei mesi fa le due macchine erano ancora tutte da scoprire. E che dire del recentissimo annuncio in cui è stato dichiarato che Electronic Arts ha tutta l’intenzione di sviluppare per l’ultima arrivata sul mercato, la nuova ammiraglia della casa di Kyoto, Nintendo Switch? E non solo, si tratterebbe anche di un titolo esclusivo ed importante. Sul versante FIFA Peter Moore è stato chiaro, dicendo che il titolo è in arrivo pure su Nintendo Switch, proprio durante il reveal ufficiale della nuova console Nintendo del gennaio 2017.
L’attuale ruolo nello sport tradizionale, l’ingresso nel Liverpool Football Club (2017)
27 febbraio 2017. Ecco che in questa data Peter Moore lascia, speriamo non per sempre, il settore videoludico. La destinazione è il mondo del football, ed in particolare il Liverpool Football Club, squadra inglese legata alla città dei Beatles. Il leggendario complesso britannico è stato infatti fondato proprio in questa città nel lontano 1960 da John Lennon e Paul McCartney. Liverpool, del resto, è la città natale di Peter e diventare presidente della sua squadra del cuore è sempre stato il suo sogno. Peter Moore lascia quindi il settore dei videogiochi, e lo fa da vincente assoluto, anche se molti legano ancora oggi il suo nome al fallimento del DreamCast, erroneamente. Ovunque è andato Moore è stato un innovatore, ed ha messo le sue idee e le sue conoscenze al servizio del settore. Oggi lo ricordiamo come vero e proprio Anchorman del mondo videoludico, un cinquantenne sopra le righe che si diverte a giocare con tatuaggi, cori sportivi e console per videogiochi, eppure allo stesso tempo uno dei più acuti operatori del settore.