Padre… è… finita?
Finalmente… nessun re comanda per sempre figlio mio…
Ci sono diversi motivi per i quali apprezzo particolarmente scrivere queste rubrica. Si tratta, infatti, di una scansione regolare del mio tempo di lavoro e un momento speciale grazie al quale riesco finalmente a guardarmi alle spalle per capire la distanza che ho percorso fino a questo momento in vostra compagnia. Siamo giunti, finalmente, al quinto capitolo di questa rubrica che, nel male e nel male, mi ha concesso di ripercorrere le mie esperienze videoludiche fino a questo momento. Il suo scopo definitivo, come detto nell’introduzione del primo capitolo è quello di analizzare le opere multimediali interattive dal punto di vista esclusivamente narrativo, prendendo in esame il vero motore della storia, ovvero l’ombra che si annida in ogni singolo bit di codice di un gioco.
Senza i cattivi non ci sono eroi e, per puro diletto di scrittura e di interpretazione, ho provato a tramutarmi in uno scrittore dall’indole egoista e malvagia. Com’è noto negli ambienti dei supercattivi, ogni lord del terrore ha bisogno del proprio tempo di riscaldamento prima di poter esprimere il suo vero potenziale. Credo sia corretto affermare che, nonostante lo scorso capitolo io abbia affrontato un argomento controverso e stracolmo di una strana mistura tra amore viscerale e odio profondo, questo sarà un vero e proprio bagno di sangue.
Spinto, infatti, dall’uscita di due recenti espansioni per due rinomate opere della Blizzard, sto parlando ovviamente de I Cavalieri del Trono di Ghiaccio di Hearthstone e all’introduzione di Kel’Thuzad in Heroes of the Storm, ho deciso di ergermi sul picco più alto delle più gelide montagne di Azeroth per narrarvi le vicende e le crudeli imprese degli eroi che si sono radunati, ascoltando la chiamata del Nexus. Spero che abbiate trovato il mio tono aulico sufficientemente adatto, perché ora si scende tra il fango, la polvere stellare e la gente comune per prendere di petto quelli che non possono essere definiti semplici videogiochi.
I titoli Blizzard sono stati considerati dagli appassionati di tutto il mondo alla stregua di un culto mistico. Innumerevoli matrimoni sono stati costruiti e distrutti negli anni sulla dicotomia tra Orda e Alleanza. Le vite di giovani ragazzi coreani sono state messe in gioco tra gli elementi d’arredo Terran, le blatte Zerg e i valorosi Protoss e vi suggerisco di non insinuare che io patteggi per una fazione in particolare, potete solamente ripetere dopo di me: La mia vita per Aiur. Padri e figli si sono ritrovati nella maledetta terra di Sanctuarium per scoprire le storie dei demoni più resilienti dell’intera storia videoludica e per sconfiggere il signore maggiore degli inferi con il nome più scontato di una mia battuta in questa rubrica, e ce ne vuole.
L’opera che mi si poneva davanti era titanica e, prima che Yogg-Saron decida di sussurrarmi folli parole all’orecchio o decida di scagliarmi venti magie in serie disintegrando la mia board, ho deciso di utilizzare la stessa scappatoia che quei furbacchioni della Blizzard hanno usato a loro volta. Senza ulteriori indugi, posso affermare che il quinto capitolo di Games Villains racchiuderà i cattivi più significativi delle opere Blizzard, raccolti sotto l’egida del MOBA della compagnia: Heroes of the Storm. Prima di dare il via alla premiazione, ritengo sia d’obbligo far sgombrare tutti i murloc che si sono assiepati lungo le gradinate, conducendoli verso le cucine, e di ricordarvi che i premi sono assolutamente faziosi, di parte e che tengono conto della fama e dello spazio limitato che queste pagine mi offrono.
Premio – When angels deserve to die – Malthael – Diablo III: Reaper of Souls
Vale la pena iniziare con una breve introduzione sulle capacità del giovane Malthael: l’architetto del conflitto eterno è l’angelo della morte e il precedente angelo della saggezza, prima che quel simpaticone di Tyrael gli rubasse il lavoro. Perdere il lavoro non è certo qualcosa che tira fuori il meglio da ogni essere umano, tuttavia quando questo avviene in un’ambientazione che si basa sull’eterno conflitto tra angeli e demoni, le cose iniziano a prendere delle proporzioni leggermente differenti.
La ricerca della verità che Malthael ha perseguito per tutta la sua vita l’ha condotto all’ineluttabile conclusione che il vero demone è rappresentato dall’umanità stessa, la quale a ciclo continuo, considerando anche il rateo riproduttivo della stessa in confronto alla stirpe angelica, è riuscita a tirare fuori almeno un eroe in grado di disintegrare tutte le potenze inferiche. Il ragionamento del Mietitore non è completamente fuori di testa, cioè lo sarebbe se fosse consapevole di trovarsi all’interno di un videogioco, specialmente se si pensa a quello che riesce a generare un personaggio completamente equipaggiato e livellato di Diablo.
Malthael si presenta dunque come uno di quei cattivi classici, in linea con l’aspetto vintage dell’intera saga, proponendo un pacchetto completo fatto di follia omicida, brandelli di vestito rigorosamente nero svolazzante nell’etere e delle ali diafane che completano il set leggendario dei luoghi comuni. Una piccola nota di merito va rivolta al fabbro del suddetto sterminatore di realtà, il quale gli ha appioppato la più inutile coppia di armi della storia videoludica. Ovviamente, se a brandirle è la morte incarnata, sono in grado di diventare degli strumenti di devastazione impareggiabili, tuttavia, avrei preferito comunque che impugnasse le Maracas della Morte Cinerea a questo punto, erano sicuramente più pratiche in combattimento.
Premio – Tutta una questione di punti di vista – Alarak – StarCraft II: Legacy of the Void
Alarak è il signore dei Tal’Darim, un tiranno, un conquistatore, il comandante della Flotta della Morte e il servo per lungo tempo di Amon, ovvero lo Xel’Naga corrotto che ha tentato di disintegrare l’intera galassia in StarCraft II: Legacy of the Void. Possiamo dire senza paura di essere smentiti che come lettera di presentazione per l’ammissione al country club dei cattivi di GamesVillains è piuttosto soddisfacente. La sua ambizione e la sua capacità di concentrazione per perseguire i suoi scopi più infimi fanno di lui un degno candidato per l’elezione a cattivo meno conosciuto ma più perfido dell’intera saga Blizzard.
La sua poca fama, dovuta alla sue capacità di persuasione nei confronti di tutti i cacciatori di gossip della galassia e alla sua brutta abitudine di disintegrare interi sistemi, non risulta, dunque un freno per le sue ambizioni di conquista. Qualsiasi cosa si metta in testa di raggiungere, Alarak ha dimostrato di saper trovare un modo di ottenerla, che sia riuscire a scalare la vetta delle Catene dell’Ascensione oppure che si tratti di favorire i piani del monumentale Amon. La sua fede nei viscidi sussurri del Caduto è stata incrollabile, fino al momento in cui il placido Protoss ha percepito l’inganno del Dio Oscuro.
Ribellarsi all’obbligo di portare lo smoking durante le serate di gala è un conto, quando si tratta invece di rivolgere i cannoni dei propri incrociatori spaziali contro una delle entità creatrici della propria ambientazione, ci vuole una spavalderia che solo un malvagio figlio di Aiur è in grado di dimostrare. Alarak porta, dunque, gli stilemi della propria razza ad un livello superiore, presentandosi all’appuntamento con la storia con tutte le proprie carte in regola. Il suo aspetto, che richiama con stile il volto di Anakin Skywalker dopo lo spiacevole incontro con la lava, incornicia un personaggio che sostituisce le chiacchiere dei Protoss con i fatti di uno dei veri signori della guerra di StarCraft.
Premio – Pronto e preparato – Illidan Grantempesta – World of Warcraft
Finalmente siamo arrivati al momento che attendevo con maggiore trepidazione. Come alcuni di voi avranno intuito, sto cercando di dividere equamente i premi tra le tre saghe principali di Blizzard, ovvero Diablo, StarCraft e WarCraft, il tutto cercando di selezionare dei personaggi che sono già stati rilasciati su Heroes of the Storm. Senza stare qui a perdere tempo sul mio supplizio interiore, causato dal dover scegliere un personaggio a discapito di un altro, e senza ragionare sulla particolare localizzazione italiana del sommo Illidan Stormrage, voglio solamente dirvi che sto perdendo tempo perché siamo arrivati all’argomento più delicato.
Infatti, se le due serie precedenti hanno delle community di appassionati e delle ambientazioni enormi, ma quantomeno gestibili, i fan di tutto ciò che riguarda WarCraft e per discendenza diretta anche World of WarCraft sono una forza inarrestabile. Non essendo io, in alcun modo, un oggetto inamovibile, mi limiterò a dire che, dovendo scegliere solo due personaggi per questa sezione ho scelto le figure che ho ritenuto più iconiche del variegato universo del titolo. Illidan Stormrage, mi rifiuto di chiamarlo in altre maniere, è il traditore, è il sogno proibito di chiunque abbia tentato di costruirsi e di maneggiare le sue improponibili bilame.
Non perderò tempo nel narrarvi la storia del personaggio che è stato per molti anni l’icona videoludica di tutte le produzioni della compagnia. Illidan racchiude il cuore più puramente malvagio di WoW e con la sua iconica frase ha disintegrato le certezze e, contemporaneamente, ha fatto innamorare ogni appassionato della saga. Noi non siamo mai stati pronti al suo arrivo e il sommo Illidan è diventato il monito, l’obiettivo metaforico da raggiungere per tutti i giocatori, riuscendo a mantenere una forza e una coerenza interpretativa che sono state il simbolo della capacità di non invecchiare di World of Warcraft.
Games Villains Awards – Terzo Posto – Diablo – Diablo
Per analizzare Diablo, conosciuto anche come Al’Diabolos oppure come il Primo Maligno e Signore del Terrore, bisogna partire dalla concezione che un personaggio con un nome del genere è riuscito a incidersi in maniera indelebile nelle menti dei nuovi e dei vecchi giocatori che, ormai da diversi anni, hanno provato l’esperienza dell’hack&slash targato Blizzard. Il signore degli inferi ha dei desideri comuni e decisamente innovativi, vuole semplicemente bruciare Sanctuarium e tutti i suoi abitanti.
Nonostante sia turbato dalla malleabilità imposta dal suo continuo stato di mutamento e nonostante venga trucidato per farmare con dei ritmi impressionanti, la forte determinazione del demone accaldato non cede di un passo. Il suo aspetto lascia intuire la sua indole bonaria, che lo fa scadere solamente in rare occasioni in eccessi d’ira che lo conducono a mutilare, torturare e seviziare ogni cosa che si trovi davanti. Il suo spirito indomabile è certamente uno dei suoi punti di forza, specialmente se si considera con quanta perseveranza tenti di riproporre sempre nuovi piani davvero molto intricati per la distruzione globale.
L’ultimo tentativo del Signore del Terrore è particolarmente degno di nota e, scegliendo un’approccio degno di un live action giapponese degli anni Ottanta, ha deciso di attaccarsi in stile Megazord tutte le componenti degli altri sei signori infernali. Il suo fallimento, dunque, era già segnato prima dell’inizio della scrittura della narrazione principale di Diablo III. Il Primo Maligno riesce comunque, da bravo vecchietto del mondo dei videogiochi, a mantenersi sempre in forma, meritando senza alcun dubbio il suo posto sul podio.
Games Villains Awards – Secondo Posto – Arcturus Mengsk – StarCraft
Adesso potete tranquillamente infuriarvi e gridare alla combine e alla truffa programmata, infatti, Arcturus Mengsk, non è presente tra i personaggi giocabili di Heroes of the Storm. Ammessa la mia colpa, dunque, vi invito ad andare a rileggere l’introduzione di questo capitolo di GamesVillains, dove, da bravo redattore che ama ordire piani malvagi, ho tenuto a sottolineare la mia stessa natura e la faziosità di questo genere di produzioni.
Ora non resta che tornare a parlare della mente più sadica, più perversa, più calcolatrice e, grazie al cielo, più deceduta dell’intera galassia di StarCraft. Posso comprendere come si dovesse sentire un semplice umano gettato all’interno di un’ambientazione fatta di mostruosi insetti giganti dotati di una mente alveare e di meravigliosi fanatici religiosi dotati di poteri psionici. Arcturus Mengsk ha scelto di percorrere la via della mostruosità umana per controbattere questo genere di creature, ovvero la politica, garantendosi una sorprendente scalata al potere che lo ha fatto passare da capo della ribellione a dominatore assoluto dei settori Terran dell’universo.
Generalmente apprezzerei una tale propensione per la pianificazione, per la gestione delle risorse, umane e non, e per il successo nel raggiungere gli obiettivi prefissati, perché sono gli elementi che differenziano un pazzo qualunque da un vero e proprio villain. Tuttavia, come nel precedente capitolo di questa rubrica, il suddetto bastardo ha compiuto un gesto che ha frantumato il mio allora giovane cuore di giocatore, abbandonando Sarah Kerrigan al suo triste destino e lasciando noi, come Jim Raynor, impotenti al di là dello schermo. L’Imperatore Arcturus Mengsk I, dunque, conquista a pieno diritto il secondo posto della classifica, grazie alle sua crudeltà e alle sue sorprendenti macchinazioni.
Menzione d’Onore – Reaper & Doomfist – Overwatch
La Menzione d’Onore di questo capitolo sarà particolarmente breve, considerando lo spazio richiesto dalle altre analisi. I personaggi di Overwatch stanno entrando lentamente nell’ambientazione di Heroes of the Storm, tuttavia per ora tra gli eroi giocabili troviamo solamente D.Va, Genji, Lucio, Zarya e Tracer. Il mio vuole essere un messaggio di speranza nei confronti della Blizzard e un degno riconoscimento per due tra i migliori cattivi che l’FPS della compagnia ci ha proposto.
Gabriel Reyes a.k.a. Reaper è un ammasso di luoghi comuni sul killer perfetto, miscela che comunque riesce a funzionare egregiamente a causa del forte impatto emotivo dato dall’ottima capacità di storytelling del team di Overwatch. Akande Ogundimu a.k.a. Doomfist, invece. è l’ultima aggiunta al roster del gioco e si presenta con un’ottima combinazione di imponenza estetica e con una storia fatta di violenza e aggressività che gli valgono una doverosa citazione.
Menzione d’Amore – La Regina delle Lame a.k.a. Sarah Kerrigan – StarCraft II
Gli sceneggiatori di StarCraft negli anni sono riusciti a conferire una dignità sorprendente ad una delle storie d’amore più strazianti e coinvolgenti dell’intero panorama videoludico. Sarah Kerrigan e la sua trasformazione nella Regina delle Lame sono i protagonisti di uno dei cicli narrativi più commoventi delle produzioni Blizzard. Nonostante le sue azioni e le sue decisioni per il controllo dello sciame Zerg, Kerrigan non può essere definita un vero e proprio villain, tuttavia, il mio amore incondizionato per questo personaggio mi ha convinto a ricavare un piccolo spazio anche per lei.
Games Villains Awards – Primo Posto – Arthas Menethil a.k.a. The Lich King – WarCraft
Il vincitore del Games Villains Awards di questo mese non poteva essere altri che lui: Arthas Menethil. Il Lich King è il simbolo della serie e la citazione all’inizio del testo è un mio personale omaggio a una delle figure più controverse dell’intero multiverso Blizzard. Arthas è un eroe che è nato dallo scontro continuo tra i suoi due estremi. Lui incarna l’extrema ratio di un paladino che ha scelto di sacrificare la sua stessa fede lasciandosi corrompere dalla non-morte, pur di ottenere il potere necessario per proteggere le genti Azeroth.
Frostmourne e Sindragosa diventano, a questo punto, solo degli accessori non essenziali per un personaggio che fa del suo innato carisma il suo vero punto di forza. Le mie parole, per quanto mosse dagli intenti più nobili, arriverebbero a malapena a scalfire la profondità del design caratteriale del signore dei lich. Arthas è diventato un simbolo che la Blizzard continua a riproporre in ogni occasione, a testimonianza della validità della sua creazione. Il male ha ormai corrotto l’animo del signore di Lordaeron, trasformandolo nel cattivo più conosciuto, complesso e affascinante dell’ambientazione. Il primo posto è suo di diritto, lasciamo, dunque che il suo legittimo proprietario si sieda sul trono ghiacciato dei migliori villain presenti, e non, in Heroes of the Storm.