New Gundam Breaker Recensione, un modellino assemblato male

New Gundam Breaker

Trattandosi di un franchise in auge da quasi quarant’anni, è normale che il Mobile Suit Gundam di Yoshiyuki Tomino si sia trasformato nel corso del tempo in un vero e proprio impero del merchandising, e il caratteristico “grugno” con le antenne a forma di V del robot titolare, o di una delle sue decine di iterazioni, è comparso su ogni tipo di prodotto commerciale: dalle serie animate ai fumetti passando per libri, vestiario, giocattoli, parchi tematici e sponsorizzazioni assortite, senza dimenticare naturalmente i videogame. Purtroppo, come vuole la dura legge dei giochi su licenza, è sempre stato abbastanza difficile trovare un titolo decente in grado di ricreare alla perfezione le atmosfere della saga. Fatta eccezione per gli straordinari Giren no Yabou su PlayStation 2, una tetralogia di strategici che consentono di rivivere la sanguinosa Guerra di un anno cambiando l’esito degli eventi più significativi, e un pugno di mosche bianche quali lo sbalorditivo Gyakushuu no Char sulla prima PlayStation, l’intenso Rise from the Ashes su Sega Saturn e il divertente Endless Duel per Super Famicom, oltre alla pletora dei vari SD Gundam G Generation, non ci sono molti altri tie-in degni di nota legati al capostipite della fantascienza robotica di stampo realistico. Poi, nel 2013, la Crafts & Meister di Osaka collaborò con la Ilinx Inc. per lanciare sul mercato il rivoluzionario Gundam Breaker, un action game in terza persona non troppo dissimile come impostazione a un miscuglio tra i Front Mission tridimensionali e Virtual On, ma con dei presupposti davvero unici: anziché calarci nei panni di uno dei piloti storici dei vari Gundam o di un eroe non celebrato di un racconto parallelo, il protagonista è un normalissimo collezionista di gunpla, portmanteau di Gundam Plastic Model, i modelli di plastica tratti dalla serie che spopolano fra gli appassionati, inseriti in un contesto futuribile nel quale è possibile far combattere davvero le proprie creazioni all’interno di arene virtuali. La capacità di assemblare un numero praticamente infinito di combinazioni, unita alla prova effettiva “sul campo” della loro efficacia e all’innegabile fascino dei crossover improbabili, hanno trasformato un esperimento originale in uno straordinario successo che ha generato altri due episodi, con Gundam Breaker 3 ancora oggi considerato una delle migliori trasposizioni digitali dell’universo di Gundam. Cinque anni più tardi, Bandai Namco decide perciò di farsi carico della realizzazione di un altro capitolo che, nelle intenzioni dei produttori, dovrebbe rappresentare un nuovo inizio per il gioco (da qui, New Gundam Breaker e non semplicemente Gundam Breaker 4) nonché l’occasione di affacciarsi per la prima volta sul mercato occidentale, dato che i predecessori non hanno mai lasciato i confini asiatici. Sciolto il legame professionale con Ilinx, la software house dell’Honshu ha tentato di rimaneggiare la formula per conto suo e di confezionare un’esperienza più intensa, frenetica e coinvolgente, mantenendo invariato il fascino derivante dall’estrema personalizzazione dei robot da combattimento. O almeno, tale era lo scopo che il produttore Kotaro Usui e il game director Daisuke Fukugawa, assieme a tutto il resto del team, si erano prefissati…

New Gundam Breaker
Assemblare un robot utilizzando parti diverse e pitture uniformi per migliorarne la resa estetica è la porzione più soddisfacente del gioco.

Ragazzino, questo non è uno Zaku!

La storia alla base di New Gundam Breaker è, in realtà, equiparabile a un’ordinaria commedia adolescenziale nel corso della quale l’amore, l’amicizia e le contese fra studenti rivestono le tematiche principali. Il vero collante delle vicende è rappresentato dalle materie di studio dell’Accademia Gunbre, ovvero la costruzione di gunpla e le sfide che governano il rendimento scolastico degli allievi, i quali vengono quindi coinvolti in una serie perpetua di battaglie simulate che ne alterano la reputazione all’interno dell’istituto: questo parossistico sistema di credito viene appoggiato e rinforzato dall’attuale consiglio studentesco, i cui membri al vertice hanno spodestato la precedente amministrazione con un deciso colpo di stato, e nostro compito sarà quello di stringere un’improbabile alleanza con altri liceali invisi al comitato per mettere in piedi un team competitivo e liberare la Gunbre dalla morsa di ferro (e plastica) che la tiene prigioniera. Se avete storto il naso leggendo fin qui, sappiate che il vostro disappunto è del tutto comprensibile: per quanto la narrazione sia comunque un pretesto per inanellare una sequenza più o meno logica di scontri fra modellini virtuali, la struttura da visual novel con tanto di alberatura degli eventi sembrava promettere un certo numero di bivi da affrontare, magari influenzati dalle scelte compiute durante l’avventura, e invece ci ritroviamo di fronte una successione di scenari neanche troppo lunga che procede in maniera assolutamente lineare, infarcita di cliché a metà strada fra il banale e l’imbarazzante e con un comparto artistico che definire dozzinale è riduttivo. Unico punto a favore è la presenza di un quantitativo smodato di citazioni al multiverso di Gundam, ma si tratta di una ben magra consolazione rispetto al tedioso muro di testo che siamo costretti ad affrontare prima di ogni match.

Chiaramente, se questo racconto (poco) interattivo fosse il preludio a una fase di gioco che eredita e perfeziona il formato del terzo capitolo, potrebbe venire tollerato come un male necessario ma, per nostra sfortuna, il gameplay è la nota più disarmonica dell’intera produzione. Anzitutto, laddove Gundam Breaker 3 faceva dell’essenzialità e dell’immediatezza degli obiettivi per ciascun livello un punto di forza, New Gundam Breaker predilige una modalità strutturata in un carosello di incarichi che i contendenti devono completare in un certo lasso di tempo, spostando dunque l’enfasi dai duelli fra mobile suit a un andirivieni continuo lungo le mappe nell’affannoso sforzo di aprire 10 casse, abbattere 20 nemici generici o recuperare un determinato pezzo chiave prima che lo facciano i rivali finché non viene svelata la missione conclusiva, che può comportare anche l’apparizione di modelli di taglia superiore che ricoprono di fatto il ruolo di boss finali, soddisfatta la quale lo stage si chiude e la squadra che ha accumulato più punti viene dichiarata vincitrice. Malgrado il sistema possieda un potenziale interessante, il modo in cui è stato integrato risulta fin troppo confusionario e privo di mordente, soprattutto perché non c’è più motivo di lottare contro i robot del team avversario se non ci viene dato esplicito mandato per farlo e, anzi, indulgere in tal senso rischia di compromettere l’esito delle mansioni in corso, lasciate agli eventuali gregari controllati (con una certa perizia, bisogna ammetterlo) dalla I.A., senza ottenere particolari benefici. Inoltre, tutti gli attacchi speciali legati al particolare tipo di telaio utilizzato per il nostro gunpla e ai pezzi che vi abbiamo montato sopra sono inizialmente bloccati dal livello di esperienza, che parte sempre da 1 e cresce con la raccolta di particolari oggetti custoditi nelle suddette casse o elargiti (di rado) dai nemici, inserendo dunque una ulteriore componente di distrazione dalla mischia che però necessita di un certo impegno da parte del giocatore per evitare di ritrovarsi con un mobile suit poco efficace durante le fasi finali della partita. Per chi se lo stesse chiedendo, la risposta è no: non è affatto piacevole progettare una devastante macchina da guerra in scala ridotta per poi buttare via ogni volta minuti preziosi lontani dalle “zone calde” solo per essere in grado di sfruttarne l’armamentario completo, legato in precedenza a una semplice gestione dei tempi di ricarica automatici. In tal senso, è probabile che qualche ulteriore sessione di playtesting non avrebbe guastato, anche per limare qualche altro aspetto fastidioso come l’invulnerabilità dei robot atterrati che, sebbene comprensibile nelle sfide con giocatori umani online, avrebbe dovuto essere quantomeno facoltativa contro la CPU.

New Gundam Breaker
La storia viene raccontata attraverso sequenze di immagini statiche poco ispirate.

Se ci rincontreremo in battaglia, non sarò così gentile

Le dinamiche di raccolta dei pezzi lasciati sul campo dai nemici distrutti sono state a loro volta modificate: ora siamo in grado di trasportare un massimo di cinque componenti con l’opportunità di poterle equipaggiare in tempo reale sul nostro robot, che torna invero molto utile qualora quelle con cui siamo partiti vengano fatte saltare via dopo che ci è stato inflitto un colpo particolarmente brutale. I problemi emergono una volta compreso che quello è anche il quantitativo totale delle parti aggiuntive che recupereremo al termine della battaglia, a meno di non rintracciare il contenitore della nostra squadra collocato in un punto casuale sulla mappa e spendere una manciata di secondi per trasferire il bottino, ennesima finalità avulsa dallo scontro cui dobbiamo dedicarci se vogliamo portare a casa qualche parte aggiuntiva. È difficile credere che qualcuno abbia davvero ritenuto questa alternativa la migliore possibile alla semplice acquisizione di tutti i brandelli di mobile suit recuperati durante il gioco, e il limite di oggetti riscattabili in contemporanea aggiunge un danno supplementare alla beffa, corroborato dai prezzi assurdi del negozio in-game, costringendoci a un farming selvaggio per trovare o acquistare componenti specifiche degno dei peggiori free-to-play.

Se non altro, la cura riposta nella resa grafica dei modellini traspare in maniera evidente e, quantunque le sembianze molto più “plasticose” degli stessi potrebbero essere viste come un’altra involuzione confronto al passato, devo ammettere di averle particolarmente apprezzate. Come al solito, siamo in grado di conferire ai gunpla un look esclusivo e omogeneo grazie all’ampia disponibilità di vernici, tecniche di colorazione e decalcomanie, anche se si avverte la mancanza di alcuni elementi peculiari come le scritte adesive, che avrebbero infuso ai modelli virtuali una somiglianza ancora più marcata con le loro controparti reali. Oltre al rivestimento esterno del mecha, le diverse strutture di sostegno influiscono su attributi come l’efficacia in mischia o a distanza e la velocità, mentre i cosiddetti “pezzi costruttori” consentono di equipaggiare una serie di accessori che forniscono una coppia di modificatori alle statistiche e ne ritoccano l’estetica: sfortunatamente, la loro presenza non incide più sull’arsenale o sugli attacchi speciali a disposizione come accadeva negli altri episodi, che invece permettevano di montare batterie di missili, cannoni particellari o i classici fin funnel per scatenare una pioggia di morte e distruzione contro i nemici. Del resto, con la soffocante restrizione dei livelli che vengono resettati prima di ogni match, il rischio era a ogni modo quello di non poter utilizzare nessuna delle risorse extra montate a bordo del nostro guerriero polimerico. Dopo aver elaborato una configurazione ideale, abbiamo pure la facoltà di scegliere diverse posizioni da abbinare a uno sfondo evocativo per esporli proprio come faremmo con un vero diorama. È un peccato che le medesime accortezze non siano stati riversati in altri aspetti del titolo che, viceversa, ne avrebbero enormemente beneficiato.

Il motore grafico che muove New Gundam Breaker è l’Unreal Engine 4 e, come già detto, la rappresentazione statica di robot e fondali, in particolar modo quelli ambientati nelle location scolastiche in scala, è pregevole. Tuttavia, una volta entrati nel cuore dell’azione, vengono a galla tutta una serie di incertezze che minano pesantemente l’esperienza anche su una PlayStation 4 Pro, difficili da giustificare visto il quantitativo comunque modesto di modelli e strutture tridimensionali presenti. Inoltre, la scarsa reattività dei comandi e una scomoda interfaccia di puntamento automatico inducono un’eccessiva frustrazione che, di nuovo, una fase un po’ più approfondita di test avrebbe potuto risolvere.

Non è chiaro cosa Bandai Namco volesse ottenere con questo New Gundam Breaker: in qualità di esordio internazionale della saga, il gioco non fa nulla per sottolineare tutte le caratteristiche implementate e raffinate con ogni interazione ma, anzi, riesce a compiere svariati passi indietro in termini di giocabilità, ingarbugliando eccessivamente l’accettabile sviluppo rettilineo delle missioni e semplificando all’opposto alcuni connotati che hanno reso Gundam Breaker 3 un successo clamoroso sia per gli amanti di Gundam e dell’animazione robotica giapponese che per quanti adorano gli hack ‘n’ slash in generale. Se volete cimentarvi in un simulatore di battaglie fra modellini che garantisca ore di divertimento, il mio consiglio è quello di rivolgervi proprio al terzo episodio di Gundam Breaker, soprattutto considerato che la versione asiatica è dotata di sottotitoli in inglese. La mia unica speranza è che l’editore non recepisca l’inevitabile stroncatura commerciale come un segnale del disinteresse del pubblico oltreoceano nei confronti della serie, perché New Gundam Breaker riesce a dimostrare soltanto una frazione delle sue reali potenzialità.
Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.