Supreme Commander 2 – Recensione PC

La distruzione totale che tutti i fan di Chris Taylor stavano aspettando.

Quanti di voi, nel corso degli ultimi dieci anni hanno apprezzato l’evoluzione tecnica degli strategici in tempo reale? Sarebbe sicuramente interessante fare un piccolo censimento. Il risultato con buona probabilità racconterebbe di come l’età media di chi si è avvicinato agli RTS durante la prima metà degli anni ‘90 non sia particolarmente entusiasta di come si sia evoluto il gameplay degli strategici più recenti. Dalla massa di unità con cui agli albori di questo genere era necessario seppellire il proprio avversario virtuale (in concomitanza con la creazione e la protezione di una base sempre più vasta) siamo progressivamente passati a giochi di strategia che fanno della gestione sempre più frenetica di pochissime unità il loro punto di forza. Le battaglie virtuali disputate sui nostri monitor sono quindi diventate un gioco di equilibri che il numero delle forze in campo difficilmente riesce a spezzare. Se sentivate una certa mancanza della giocabilità vecchia maniera di cui sopra e il nome Total Annihilation vi fa sobbalzare sulla sedia a causa di una serie di ricordi decisamente piacevoli, allora Supreme Commander 2 potrebbe essere il titolo che dopo anni di evoluzione (regressione?) vi farà tornare all’ovile della distruzione massiva.

CARTA, SASSO, FORBICI
Come per l’originale Supreme Commander (e per il già citato Total Annihilation) la struttura di base di questo secondo capitolo affonda le proprie radici nei cliché dei primi titoli di strategia in tempo reale. Il tempo lo si passa dedicandosi alla costruzione di una base autosufficiente in grado di produrre massa ed energia così da realizzare un esercito il più vasto e potente possibile. L’obiettivo è semplice: difendersi dagli attacchi del nemico, ma soprattutto disporre della mobilità e della potenza di fuoco necessarie a spazzar via le fazioni avversarie. Lo scopo finale è sempre lo stesso, che si tratti di una delle missioni single player in cui occorre prendere confidenza con le unità delle tre razze disponibili (piacevoli ma non travolgenti), di una partita in Skirmish contro la CPU o di avversari umani su Internet: impossessarsi del maggior numero possibile di nodi di produzione di massa sparsi in giro per la mappa e disporre di un potenziale economico da investire nell’evoluzione tecnica della propria fazione. Per raggiungere l’obbiettivo è necessario passare attraverso la realizzazione di una lunga serie di strutture deputate alla costruzione di svariati tipi di unità. Queste compongono il nucleo essenziale della giocabilità che cerca di portare al massimo livello il concetto di “carta, sasso, forbici”. A differenza degli strategici più recenti di cui abbiamo parlato nell’introduzione, Supreme Commander 2 dà la possibilità di produrre eserciti assolutamente sconfinati, tuttavia estremamente facili da gestire. Nessuno sciame di carri e bot che intasano la mappa, bensì formazioni ordinate che si scontrano in un turbinio di esplosioni e animazioni assolutamente spettacolare. A questo si associa la possibilità di costruire velocemente una base incaricando l’unità principale (l’ACU in cui si trova il nostro alter ego) o i droni di riparazione di occuparsi in automatico della produzione di più strutture alla volta. Anche se il pedigree è quello di uno strategico vecchio stile, la volontà di Gas Powered Games è stata chiara fin da subito: permettere la creazione di eserciti e basi di grosse dimensioni senza costringere il giocatore al micromanagement esasperato tipico di giochi complessi come questo. Missione compiuta?

SNELLO MA MASSIVO
Risposta alla domanda di pagina 1: pare proprio di sì! Ed è proprio nel confronto col primo Supreme Commander che si nota come Chris Taylor abbia fatto tesoro dell’esperienza accumulata e dei suggerimenti della community per proporci una versione assolutamente rifinita e stupendamente giocabile del concept introdotto proprio da Total Annihilaton. Come abbiamo appena detto, la gestione della base è decisamente più snella in virtù dell’eliminazione di alcune strutture e dell’accorpamento di alcune funzioni che in passato richiedevano un maggior intervento da parte del giocatore. A semplificare ulteriormente la progressione di una partita viene incontro al giocatore una rielaborazione del sistema di ricerca ben strutturato. Questo permette a ciascuna fazione di evolvere in modo organico le caratteristiche offensive e difensive delle proprie unità, oltre a produrre nuovi strumenti di morte che rendono le partite a lungo termine di Supreme Commander una vera e propria festa per gli occhi. Proprio questi “Experimental” sono l’elemento che diversifica maggiormente le tre razze che, altrimenti, sarebbero variegate solo per una serie di dettagli legati alla tecnologia usata, a differenza di quanto accade ad esempio in Starcraft. Vedere un gigantesco T-Rex potenziato fare (letteralmente!) a cazzotti con un mech alto quaranta metri (mentre un UFO largo come due campi di calcio fornisce la giusta illuminazione a colpi di raggio della morte) è una vista che finirà per scaldare il cuore di molti appassionati.

BELLE SENSAZIONI
Anche per quanto riguarda la parte tecnica Supreme Commander 2 mette in mostra una serie di piacevoli novità pensate per soddisfare l’occhio dei giocatori. Il motore grafico di questa seconda versione è stato ampiamente riveduto e corretto. Pur mantenendo la stupenda opzione che permette di zoommare a chilometri di altezza dal campo di battaglia, così da avere una visione completa della situazione dello scontro, il nuovo engine è in grado di regalare belle sensazioni anche avvicinandosi al terreno. Esplosioni coloratissime, effetti translucidi degli scudi, motori che si accendono e fisica dei velivoli in volo sono tutti di ottima fattura. Qualche dubbio rimane sulla qualità del terreno di alcune mappe: quelle artificiali sono ottimamente dettagliate e animate, mentre quelle ambientate in scenari naturali non riescono a nascondere la scarsa cura riposta nella realizzazione di alcune texture e animazioni. Un dettaglio non essenziale ma che gli appassionati più intransigenti non mancheranno di notare, soprattutto se paragonati alla qualità estetica delle mappe degli strategici più curati come Starcraft II, Dawn of War 2 e Command & Conquer 3.
Infine, nonostante l’evoluzione del motore grafico, è necessario disporre di un buon PC e di un’ottima connessione per riuscire a far girare senza problemi le partite online più complesse. Si tratta di un difetto chiaramente derivato dalla struttura di gioco che avevamo notato anche in occasione della pubblicazione del primo capitolo. Siete pronti a comprare il vostro primo processore Dual Core?