Recensione – Il Professor Layton vs Phoenix Wright Ace Attorney

Ho storto parecchio il naso quando ho scoperto che sarebbe stato pubblicato un crossover tra la serie Latyon e quella Phoenix Wright. Non so perché, ma ho avuto la netta sensazione che fosse in atto il tentativo, vano, di miscelare l’acqua con l’olio, vista la notevole differenza tra le due serie e i due personaggi, nonostante i titoli in questione appartengano entrambi al medesimo filone delle avventure tutto cervello e niente azione. Tuttavia, alla prova dei fatti, Il Professor Layton vs Phoenix Wright Ace Attorney si è rivelato un prodotto validissimo, confezionato alla grande e capace di prendere il meglio dai due filoni, senza snaturarli eccessivamente, nonostante alcuni limiti di cui vi parlerò a breve.

La storia, alquanto intrigante, vede il nostro professore e il nostro investigatore alle prese con una città misteriosa, chiamata Labirintia, e un’altrettanto misteriosa fanciulla di nome Luna, che sembra provenire proprio da quel luogo e che è in possesso di un misterioso tomo. Nel giro di poco, Layton, il piccolo Luke, Wright e la sua assistente Maya si trovano coinvolti in un avventura che li porterà a risolvere diversi misteri, proprio in quel di Labirintia. Della storia è meglio che non vi sveli altro, visto che Il Professor Layton vs Phoenix Wright Ace Attorney ha al suo arco un plot narrativo di tutto rispetto, che di certo non abbisogna di essere sminuito da spoiler inopportuni.

Come detto, il crossover qui presente non snatura le origini delle due saghe. Questo significa che Layton e Luke si troveranno alle prese con tutta una serie di enigmi da risolvere a colpi di logica, mentre Wright e Maya dovranno affrontare processi a colpi di obiezioni e prove da presentare. Chi conosce entrambe le serie si troverà subito a proprio agio con i meccanismi di gioco, che non differiscono da quelli che abbiamo potuto apprezzare nel recente passato. Nai panni di Layton, tra un enigma e l’altro, potremo esplorare gli scenari alla ricerca di Monete Aiuto e di personaggi con cui dialogare per proseguire lungo la trama. Allo stesso modo, quando avremo il controllo di Phoenix Wright potremo vagliare le prove, incalzare il testimone di turno e cercare di smontare pezzo per pezzo le tesi dell’accusa. Una piccola variante forense, introdotta in questo crossover, riguarda le reazioni emotive degli stessi testimoni (che possono essere chiamati sul banco anche in coppia): queste permettono al giocatore di intuire se qualcuno è in difficoltà o sta mentendo su un determinato argomento, dando al nostro sbroccato avvocato la possibilità di sfruttare la cosa a suo favore.

La vedete quella ragazzetta seduta? Se vi bussa alla porta (e non volete guai), non aprite.
La vedete quella ragazzetta seduta? Se vi bussa alla porta (e non volete guai), non aprite.

L’alternanza funziona e permette di “staccare” nel modo giusto dall’uno all’altro approccio, nonostante il destino del nostro gruppo di protagonisti sia indissolubilmente legato da vicissitudini comuni. Quello che lascia davvero di stucco è il modo in cui la direzione artistica è riuscita a unire due mondi dai tratti somatici fortemente diversi, seppur appartenenti alla stessa macrofamiglia dell’animazione giapponese. In particolare, risultano riuscitissimi molti dei filmati di intermezzo, davvero piacevoli da guardare e dipinti con una qualità tale che viene quasi da pensare che il piccolo schermo del Nintendo 3DS non sia la periferica migliore per goderne al meglio.

Quanto scritto finora potrebbe indurvi a pensare che Il Professor Layton vs Phoenix Wright Ace Attorney sia un titolo assolutamente imperdibile, e per certi versi lo è davvero. Tuttavia alcuni difetti sono presenti ed è mio dovere segnalarveli. Ad esempio, chi si fosse già giocato i precedenti capitoli della serie Layton troverà qui una certa reiterazione negli enigmi, peraltro dalla difficoltà non sempre ben calibrata (alcuni sono eccessivamente facili, mentre altri rischiano di risultare troppo ostici per chi ama un approccio “rilassato”). Un altro problema riguarda i dialoghi, davvero troppo prolissi in molti frangenti. La storia è appassionante, e proprio per questo viene voglia di proseguire rapidamente per scoprire cosa accadrà poi; alcuni personaggi sono però troppo logorroici (Luke in particolare) ed esagerano nel voler rimarcare ogni tre per due i tratti distintivi della propria personalità, rallentando in modo forzoso ed eccessivo lo svolgersi degli eventi.