Metro Redux – Recensione

Deals with Gold

Che cosa ricercate, voi, in uno sparatutto? La risposta corretta potrebbe essere “dipende”, a meno che non siate preda di qualche integralismo videoludico. Dipende da cosa il gioco propone e da ciò che più vi aggrada in uno shooter, con le sue mille declinazioni, dipende da cosa gli sviluppatori hanno voluto offrirvi e da cosa siete disposti a ricevere. Personalmente, non so più nemmeno da dove sono partite le passioni per questo o quel sotto-genere, a volte in modo un po’ “modaliolo”, come nel caso degli FPS online (poi diventati il mio sfogo “salvacervello”) altre, con un approccio più fluido e progressivo, nella ricerca di esperienze d’azione in soggettiva sempre più profonde, verosimili e tecnicamente all’avanguardia. Fra queste cito subito la serie Metro – ora proposta in versione remastered – giusto perché qui in redazione mi odiano, quando nomino il protagonista dell’articolo dopo un milione di caratteri.

Le animazioni e gli effetti d'impatto dei proiettili sono molto più convincenti, anche in Metro 2033 Redux.
Le animazioni e gli effetti d’impatto dei proiettili sono molto più convincenti, anche in Metro 2033 Redux.

Reduci della Zona

Metro 2033 nasce dalle ceneri di S.T.A.L.K.E.R., come videogioco e anche nella forma originale di romanzo (davvero epico, lo consiglio fortemente). Insieme a Fallout, la saga radioattiva di GSC World – più che il racconto dei fratelli Strugackij e il film di Tarkovsky – appartiene alle ispirazioni videoludiche dichiarate dall’autore di Metro 2033, l’oggi trentacinquenne Dmitry Glukhovsky, quando ha elaborato il suo peculiare background sotterraneo: anomalie energetiche, tute anti-radiazioni, umana tenacia e disperazione esistenziale sono stipate nella più grande rete metropolitana del mondo, dove i sopravvissuti all’olocausto nucleare hanno ricreato una rete di rapporti civili, una società, in bilico fra armi moderne e consuetudini medievali. Tuttavia, il primo Metro e il sequel non hanno nulla a che fare con gli action RPG e, anzi, hanno la forma di sparatutto lineari ed estremamente cinematici. In effetti, non sono riuscito a comprendere la scelta di 4A Games (fondata da ex dipendenti di GSC) fino a quanto Metro 2033 non si è presentato in sede di recensione e ho capito che l’impostazione voluta dagli sviluppatori – con il canovaccio ludico di CoD catapultato su un registro più profondo, comunque molto guidato sul piano narrativo – era intrigante e per certi versi innovativa. Di certo, non passa notte in cui non sogni un nuovo S.T.A.L.K.E.R. con la paurosa grafica di Metro. Povero Mario.

Per i dettagli sul gameplay vi rimando volentieri alla recensione di Mirko per Metro: Last Light, dal momento che i due episodi della serie presentano un’impostazione pressapoco identica. Il satanista redazionale ha apprezzato il gioco ma è stato meno generoso, rispetto al mio giudizio su TGM, perché è un impenitente sonaro (oggi più che mai) ed è assuefatto dalle libere fantasie – talvolta malate – dei giapponesi. Per quel che mi riguarda, però, pur rispettando profondamente il suo parere, non tornerei mai sui miei passi: la profondità narrativa è merce rara anche negli action adventure story-driven, e i due Metro hanno saputo spanderne a profusione, facendomi sorvolare convintamente sui difetti che i giochi, lungi dall’essere perfetti, portano con loro. Entrambi i titoli propongono una certa libertà nell’approcciare l’azione, ma non seguono fino in fondo le singole vocazioni: non è possibile, per esempio, sporgersi dai ripari, per un’esperienza shooter più completa, oppure nascondere i cadaveri dei nemici uccisi o tramortiti, per rendere meno frustante la componente stealth. Anche le AI dei nemici umani non sono perfette, soprattutto nel rigido sistema di rilevamento, e comunque si rivelano più prestanti e credibili negli spazi grandi e articolati, proprio come le routine di S.T.A.L.K.E.R. Tuttavia, a mio modo di vedere, le qualità pesano molto di più dei difetti: la relativa linearità è sfruttata per definire gli spazi fin nei più piccoli dettagli, con dialoghi e caratterizzazioni d’ambiente davvero ai massimi livelli per scrittura, verosimiglianza, animazioni e preziosità grafiche, affiancate a un gameplay non perfetto ma comunque avvincente, nella sua mistura di shooter, stealth e survival horror.

Incomprensibilmente, i contenuti DLC non godono di un sistema di salvataggio separato.
Incomprensibilmente, i contenuti DLC non godono di un sistema di salvataggio separato.

Quello che ho appena tracciato è, grossomodo, il quadro della serie Metro, che oggi 4Games ci ripresenta in versione rivista e corretta, con un aggiornamento visivo all’ultima versione del 4A Engine e l’aggiunta, nel caso di Metro: Last Light Redux, dei tanti DLC pubblicati dopo l’uscita del gioco, molto ben fatti e tutti orgogliosamente in single player. Ciò vuol dire, nello specifico, che le migliorie estetiche pesano in modo particolare su Metro 2033 Redux, con un uso ancora più impressionante dell’illuminazione dinamica, mentre la sostanza di Metro: Last Light riguarda soprattutto i contenuti aggiuntivi: abbiamo, per esempio, un simulatore di battaglie virtuali e un museo con arena libera, insieme a brevi avventure di stalker, cecchini e assaltatori appartenenti alle varie fazioni di Metro. Non mancano neppure delle missioni legate ad alcuni dei personaggi principali (Anna e Kahn, ma non solo), in momenti significativi della trama di Metro: Last Light. Il DLC che mi è piaciuto di più è “Kshatriya”, in cui è stata predisposta un’intera area per accedere ai manufatti della Biblioteca di Mosca, con le regole (fra cui il permadeath) di un piccolo survival e una struttura progressiva dello scenario, con tanto di episodi cinematici ottimamente scriptati. Per ovvie ragioni, nelle missioni aggiuntive non sono presenti le classiche scelte morali e i conseguenti doppi finali, che animano invece gli episodi originali, rendendoli ancora più intriganti.

I giochi di Metro ricreano alla perfezione tutte le atmosfere del romanzo, comprese le meno profumate...
I giochi di Metro ricreano alla perfezione tutte le atmosfere del romanzo, comprese le meno profumate…

Sopravvissuti di Sparta

Oltre all’aggiornamento visivo, che comunque ha portato maggiore fluidità su entrambi i titoli (fatta eccezione per l’AA, che è il solito macigno), anche l’ampia gamma di livelli di sfida fa parte del nuovo pacchetto. Ai gradi di difficoltà canonici e alle due modalità ranger già introdotte (sistema dei danni ancora più realistico, riduzione o scomparsa dell’HUD), è stata sovrapposta una struttura fondata sullo stile di gioco. Il riferimento è alle due opzioni “Sopravvivenza” e “Spartano” (termine riferito alla trama di Metro: Last Light), che in teoria dovrebbero governare la quantità di risorse presenti nelle ambientazioni, tra armi, veri proiettili, munizioni-denaro, filtri per l’aria e quant’altro, in modo da offrire il gameplay originale insieme a una variante più disimpegnata, in cui non resterete mai senza proiettili, né tanto meno soffocherete durante un’improvvida traversata sulla superficie. Il sistema non mi è sembrato irreprensibile: in alcuni dei DLC, la combo di modalità “Spartano” e “Ranger difficile” ha portato comunque a un numero risibile di munizioni, e dunque al segno di un piccolo (o grande, fate voi) conflitto di impostazioni. Nessun problema, invece, se applichiamo la nuova modalità sui canonici livelli “normale” e “difficile”: a quel punto il gioco si comporta esattamente come da descrizione, per quanto non si tratti certo del miglior modo di vivere le avventure di Metro (come puntualizzano gli stessi sviluppatori, direttamente nelle opzioni).

Personalmente, a lato di qualche sbavatura e alcuni errori mai corretti, auguro anche alle riedizioni Redux tutto il bene possibile, un po’ perché mi piace l’idea che gli utenti Xbox One e PS4 sperimentino una narrazione FPS così raffinata, un po’ perché – ed è l’unico discorso che mi concederò in questa direzione – gli ucraini non stanno certo passando un bel periodo, e una bella boccata d’ossigeno non farebbe male ai ragazzi di 4A Games. Questo, però, non significa che Metro Redux sia una sorta di “raccolta fondi”: per quel che mi riguarda, i due Metro sono tra i migliori FPS dello scorso decennio, riproposti in questo caso con una veste tecnica scintillante, insieme ai DLC di Metro: Last Light, a disposizione di tutti gli appassionati di (ottima) fantascienza post nucleare.