Seppure stia diventando un genere sempre più di nicchia (almeno al di fuori del mondo Nintendo), quello dei platform continua di tanto in tanto a proporci cose degne di attenzione. È il caso di The Last Tinker: City of Colours, uscito qualche mese fa su PC via Steam, e ora disponibile per il download su PlayStation 4 attraverso PSN (quando non è down) in cambio di una quindicina di euro (o poco più di dieci, se siete sottoscrittori di un abbonamento Plus). La concezione è quella dei tipici platform à la Jak & Dexter, tanto in voga nel periodo d’oro di PlayStation 2, con dei pregressi narrativi che ricordano – almeno in parte – quelli dell’eccellente De Blob. Lo scenario è quello della città di Colortown, dove un tempo creature di vari colori vivevano assieme in grande armonia; questo, almeno, fino a quando non hanno cominciato a dividersi in quartieri-ghetto (rosso, verde e blu) e a mal sopportarsi a vicenda. A peggiorare le cose intervengono i mostri della Monocromia, il cui unico scopo è eliminare dal mondo ogni sorta di colore, trasformandolo in una sorta di nulla cosmico. Un bel quadretto, non c’è che dire, al quale tocca porre rimedio. A chi? Ovviamente al protagonista di The Last Tinker, ovvero Koru, accompagnato dal suo strano animaletto da compagnia di nome Tap.
La premessa che va fatta subito in sede di giudizio è che The Last Tinker: City of Colors tutto vuole essere tranne che un titolo impegnativo e capace di far snocciolare i Santi del calendario anche al giocatore più impreparato. La struttura è sufficientemente lineare da non far perdere mai il senso dell’orientamento a chi tiene in mano il pad (Tap, con un semplice comando, è sempre disponibile a indicarci la retta via), così come l’eventuale morte non è mai punita se non con il respawn immediato nelle vicinanze del decesso, con tutti i progressi rigorosamente salvati. Più che una vera e propria sfida ludica, quindi, The Last Tinker: City of Colors è un viaggio attraverso un mondo ben tratteggiato, e mette in scena una metafora fin troppo evidente del razzismo e dell’incapacità umana di accettare l’altro per ciò che è. Seppur in modo leggero (e… colorato), l’opera prima di Mimimi Productions (su PS4 aiutata da Loot Entertainment nello sviluppo) riesce nell’intento di trascinare il giocatore in una storia godibile e foriera di spunti di riflessione.

L’eccessivo schematismo dei controlli e una certa rigidità nell’esplorazione passano quindi in secondo piano se si è sufficientemente “bambini” da lasciarsi trasportare dalle atmosfere fiabesche e dalla gioia della scoperta di cosa “accadrà dopo”. Il merito, va detto, è anche di una colonna sonora che fa di tutto per portare ai massimi livelli l’empatia coi due protagonisti e con le vicissitudini che li coinvolgono loro malgrado. Senza contare il buon uso del motore grafico Unity, che non sarà l’Unreal Engine 4 o il Frostbite 3, ma che – se sfruttato a dovere – è capace di mettere sul piatto buone cose, in particolare quando diventa strumento per dare corpo e luce a una direzione artistica ispirata, come in questo caso.
Quello che resta, al di là di quanto detto di positivo finora, è un platform guidato all’eccesso, dove con un solo pulsante è possibile compiere tutte le operazioni necessarie al prosieguo della storia, contestualmente con ciò che propone lo scenario (che si tratti di saltare, aggrapparsi a una sporgenza o scivolare su una monorotaia, beh… poco importa). Anche i frequenti momenti di azione, per lo più incarnati in combattimenti contro i cittadini avversi o contro i mostri della Monocromia, si risolvono senza grandi spunti e in modo spesso facile e indolore. È quindi evidente che il target di The Last Tinker: City of Colors è un pubblico estremamente giovane e spensierato; tuttavia, il titolo di Mimimi Productions strizza con decisione l’occhio anche a quei videogiocatori “maturi” che provano il desiderio di staccare per qualche ora la spina da attività più impegnative. La chiosa migliore per la recensione di un titolo come The Last Tinker è quella che ha proposto The Games Machine nell’articolo della versione PC, e che faccio spudoratamente mia: “La vita, anche quella virtuale, non può essere fatta soltanto di scenari di guerra, di simulazioni realistiche e di cervellotiche conquiste: ogni tanto la fantasia deve correre. Altrimenti, prima o poi, la monocromia arriva anche per lei.” Parole sante.