Driveclub è uno spasso assoluto. Davvero. Uscite e compratene tutti. Questa recensione potrebbe anche finire qui e tanti saluti, non fosse che tanto entusiasmo richieda inevitabilmente le giuste spiegazioni. Non sapendo da dove cominciare, inizierò dal raccontarvi un episodio accaduto in un posto lontano lontano, qualche tempo fa. Ma prima, spazio alla videorecensione, che trovate nel player qui sotto, così poi approfondiamo.
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Come lo abbiamo recensito
Driveclub ci è stato fornito da Sony una decina di giorni fa in triplice copia, così che potessimo creare un nostro club e testare tutte le numerose feature social che propone. Durante questo periodo, i server hanno ospitato alcune centinaia di giornalisti da tutto il mondo, che hanno fatto un po’ da stress test a uso e consumo dei ragazzi di Evolution Studios. Nei primi giorni la connessione ai server andava e veniva, ma era previsto che accadesse, visto che la documentazione fornita assieme ai dischi di gioco era chiara nello spiegare che ci sarebbero stati dei momenti di malfunzionamento, come conseguenza di lavori di tuning. La stabilità è andata via via migliorando, tanto che durante l’ultimo fine settimana tutto è andato via liscio come l’olio, se si esclude qualche secondo di troppo nel recupero delle classifiche online. Ovviamente, la valutazione su Driveclub che abbiamo espresso in questa recensione non può prescindere da server stabili e performanti, su questo non ci piove (anche perché il meteo variabile ancora non c’è ^_^): non sapendo cosa accadrà il giorno di lancio, quando centinaia di migliaia di giocatori si connetteranno contemporaneamente, l’invito è quello di non venirci a prendere coi forconi, nel caso i primi giorni di gioco fossero distinti da problemi di connessione.[/box_articoli]Correva l’anno 2013, erano i febbrili giorni dell’E3 in quel di Los Angeles e io entravo con estrema curiosità nella saletta dedicata ai giornalisti, la mattina successiva la conferenza di Sony che aveva mostrato al mondo le fattezze di PS4. In un angolo della sala si trovavano due televisori: su uno girava Driveclub, sull’altro Beyond: Due Anime, il giocone di quel mattacchione di David Cage con protagonista quella gran figliola di Ellen Page. Qualche sprovveduto pseudo-giornalista americano, evidentemente a digiuno di videogiochi (ma sufficientemente influente da permettersi di entrare nel tempio blu della next-gen), additava il secondo come fulgido esempio della potenza di PlayStation 4, paragonandolo per contrappeso alla tristezza grafica di quel titolaccio dove si correva con le macchinine e che rappresentava – ai suoi occhi – l’ultimo rantolo di vita di PS3 nelle vesti di console moribonda. Lungi da me l’idea di perdere tempo a spiegare ovvietà al grassoccio figuro, presi per la prima volta in mano un DualShock 4 e cominciai a staccare tempi sul giro: c’era poco da fare… Driveclub era proprio brutto, ma brutto forte! Brutto da vedere, e pure da giocare. Una roba talmente oscena che vinse l’award “Amarezza of the Show”, il premio interno alla redazione che ci divertiamo ad assegnare durante l’interminabile volo di ritorno (il tempo va pur ingannato in qualche modo, no?). Come finisca la favola è storia di oggi, “spoilerata” dalle prime due righe di questa recensione e dalla videorecensione, oltre che dal voto che potete leggere qualche scroll di rotella più sotto. Un risultato fortemente influenzato dalla decisione di Sony di rinviare di un anno la pubblicazione, visto che nei piani iniziali Driveclub avrebbe dovuto rappresentare uno dei blockbuster al lancio di PS4; rinvio che ha portato a una delle metamorfosi più incredibili cui abbia mai assistito da 20 anni a questa parte.
C’ERA UNA VOLTA PROJECT GOTHAM RACING…
Orfano: mi sentivo così, fino a qualche giorno fa. Orfano di Project Gotham Racing e di quel suo spingermi continuamente alla ricerca dell’ultimo Kudos, in un perverso ciclo fatto di tanti piccoli gesti in gara che uniti facevano la differenza, quando arrivava il momento di tirare le somme. Per non parlare delle continue sfide online, classifica dopo classifica da scalare: avevo sempre la sensazione di poter fare qualcosa in più, di poter rosicchiare Kudos qua e là, di avere margine. Driveclub ha risvegliato in me le stesse emozioni che nessun altro titolo di corse era riuscito ad accendere, dopo la dipartita di PGR da questa terra. Perché la sfida contro l’altro e contro se stessi – più che contro la CPU – è il sale di Driveclub, dove tutto è pensato per spingerti a provare ancora un tentativo, e poi un altro, e poi un altro ancora; fino a quando ti accorgi che si è fatta mattina, che devi andare a lavorare e che non hai dormito nemmeno un fottuto minuto… acciderbolina!
A ogni modo, prima di parlare su come funzioni bene la struttura di Driveclub, vorrei spendere subito due parole sull’handling delle vetture. In Driveclub sono presenti nel roster più di una cinquantina di auto, ciascuna con le proprie caratteristiche di accelerazione, velocità massima, maneggevolezza e derapata. La combinazione di questi quattro fattori modifica in modo sostanziale il comportamento sull’asfalto, anche se Driveclub nasce (e morirà) come un titolo dall’anima prettamente arcade.
[quotesx]L’Intelligenza Artificiale è tra le più infami che si siano mai viste[/quotesx]Arcade che non significa “facile”, ma proprio per niente. Prendere confidenza con i vari modelli è questione di poco, ma riuscire a terminare le gare facendo ciò che il gioco ci chiede è un altro paio di maniche. In primo luogo perché l’IA della CPU – negli eventi dov’è prevista la sua presenza – è tra le più infami che si siano mai viste in un titolo di corse, almeno dal livello Semi-Pro in su; e poi perché l’effetto elastico è ridotto ai minimi termini. Ergo, un errore (anche a metà tracciato) può compromettere l’intera gara. E no… per mondare i vostri peccati scordatevi di sfruttare qualsiasi riavvolgimento del tempo o altri trucchetti amichevoli; non sono nemmeno previsti l’aiuto del pubblico o la telefonata da casa, quindi tocca arrangiarsi con le nostre sole abilità di piloti virtuali. Contenti? Io un sacco!
BALZELLON BALZELLONI AVANZA SPEDITO
Driveclub è un titolo che vive in quel limbo un po’ borderline, tra offline e online. Anche affrontando gli eventi per i fattacci nostri, l’intrusione degli altri giocatori è uno spettro che aleggia costantemente su di noi, curva dopo curva. Questo al di là delle mere classifiche di fine gara, che ci mettono spesso nella situazione di rifare subito un evento perché “non è possibile che io faccia peggio di quel cialtrone del mio amico lì, perdirindina!”.
Scendendo lungo una strada che costeggia un crinale, per dire, può capitare d’imbattersi in un settore da percorrere superando una determinata velocità media, precedentemente stabilita da un altro giocatore prima di noi (e ben indicato a schermo… facilmente, uno che abbiamo in lista amici o che abbiamo incontrato in qualche altro evento); oppure, di affrontare un tornante dove ci viene chiesto di derapare e superare il punteggio appena staccato dal giocatore PincoPallo. Sono situazioni chiamate Confronto in cui abbiamo una frazione di secondo per decidere il da farsi, perché non sempre è saggio rischiare di gettare al vento un evento in cui stiamo faticosamente mantenendo la prima posizione, solo per la gloria e per qualche Punto Fama (i Kudos di Driveclub). “Però cribbio… può mai uno che si chiama PincoPallo aver fatto meglio di me, che sono il re delle derapate? Adesso gli faccio vedere io… no… nooo… NOOOOO… [crash!], ma porc%°&@#£°*!”
FAME DI FAMA
In Driveclub la Fama, come detto, è il corrispettivo dei Kudos in Project Gotham Racing. Ogni azione porta in cascina un po’ di Fama, poco importa che si tratti di un sorpasso, di un settore percorso in modo pulito, di un tornante affrontato in derapata o di un Confronto vinto. Driveclub è un titolo che premia la guida impeccabile, visto che ogni errore porta delle penalità che sottraggono Fama al computo finale. Sbattere contro le altre auto o contro gli elementi dello scenario rosicchia il totale di Fama accumulato fino a quel momento, ma un segno “meno” davanti a un numero non è l’unica penalità cui si rischia di andare incontro con una guida aggressiva, giacché colpire con troppa violenza una vettura concorrente ci rallenta per qualche secondo, così come tagliare eccessivamente una curva. Driveclub, pur poggiando su un substrato fortemente arcade, è quindi un gioco di corse che richiede attenzione e una certa tecnica: il pilota vincente è quello che riesce sempre a stare al limite tra prestazione e penalità, un po’ come faceva il buon Pippo Inzaghi sulla linea del fuorigioco. Il bilanciamento tra accumulo e perdita di Fama funziona alla grande, tranne nel caso in cui veniamo seguiti da un pilota particolarmente feroce e che tende a sfruttare a suo vantaggio la scia prodotta dalla nostra vettura: in caso di contatto per colpa sua, oltre a rischiare di finire in testacoda, il nostro punteggio Fama viene penalizzato come se fossimo stati noi gli artefici dell’incidente.
[quotedx]La Fama è la risorsa attorno alla quale ruota tutta la struttura di Driveclub[/quotedx]La Fama è la risorsa attorno alla quale ruota tutta la struttura di Driveclub. Accumularla significa far salire di livello il nostro pilota digitale, e quindi sbloccare nuove auto e livree con le quali personalizzare la nostra esperienza di guida, sia a livello di gameplay, sia dal punto di vista meramente estetico. Come il nome stesso del gioco suggerisce, è possibile unirsi in club, che contemplano fino a un massimo di sei piloti. La Fama accumulata dai singoli membri viene quindi messa in comune, così da far crescere il livello del club e dare accesso ad altri contenuti altrimenti irraggiungibili. Il club è, a tutti gli effetti, un mega-pilota che può partecipare a eventi e sfide, laddove i piloti coinvolti devono cooperare per raggiungere il miglior risultato. Immaginatevi, ad esempio, una gara multiplayer dove sono coinvolti due club, con tre auto per parte: i piloti prendono un tot di punti Fama secondo il piazzamento finale, ma altri si accumulano vincendo i Confronti proposti nei vari settori della pista; chi arriva primo al traguardo, insomma, non è detto che vinca, perché nell’altra squadra può esserci un maestro delle derapate che sa il fatto suo e che ha staccato un punteggione nel Confronto relativo.
Tra le opportunità di accumulo della Fama vanno annoverati gli Elogi Pilota, ovvero degli obiettivi che vanno via via raggiunti semplicemente giocando. Gli Elogi pilota si portano a casa correndo un tot di chilometri con una determinata marca di auto, vincendo eventi, percorrendo abitualmente le strade di uno dei cinque scenari presenti in Driveclub e in un sacco di altri modi. All’interno del pannello che dettaglia tutta la nostra carriera possiamo comodamente controllare l’avanzamento dei lavori e scovare gli Elogi prossimi a compimento, così da scegliere nell’immediato eventi e vetture compatibili.
SFIDALMENTE TU!
L’esistenza di club a numero ristretto (il cap dei partecipanti è – come detto – fissato a sei) è tutto tranne che un limite, ma anzi stimola l’aggregazione tra persone che hanno davvero voglia di partecipare attivamente alla vita di una micro-community così formata. In questo modo, non è la quantità che fa la differenza, ma la qualità dei piloti e l’abnegazione alla causa.
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Ma la pioggia dov’è?
Tra i numerosi trailer di gameplay pubblicati da Sony negli ultimi mesi ha fatto davvero scalpore (in positivo, ovviamente) quello che ha mostrato l’esistenza delle condizioni meteo avverse. Al momento, però, in Driveclub non ce n’è traccia, seppur si tratti di una feature selezionabile nel pannello impostazioni degli eventi. Evolution Studios ha promesso che il la variabile meteorologica sarà oggetto di un futuro update, che dovrebbe fare capolino entro qualche settimana. La stessa sorte è – ahimè! – toccata al Photo Mode, ora assente ma prossimo protagonista di una patch, attesa come il pane dai feticisti dello screenshot.[/box_articoli]A singoli giocatori, così come ai club, è data facoltà di proporre sfide di ogni tipo da dare in pasto a chiunque abbia voglia di passare di lì e mettersi alla prova, partendo da una qualsiasi delle gare della modalità carriera (chiamata Tour), o anche da competizioni già presenti nella nostra cronologia eventi. Nella creazione di una sfida possiamo deciderne la durata – da 30 minuti fino a una settimana – e se la partecipazione debba essere aperta o solo a invito. Più gente partecipa alla tenzone, maggiore sarà il premio in punti Fama distribuito ai vincitori allo scadere della prova. Gli incroci “social” che si creano in questo modo rappresentano uno dei punti di forza di Driveclub: c’è davvero di che spassarsela, tra sfide dirette ad altri club o ad altri giocatori in lista amici, senza contare le innumerevoli volte che mi sono ritrovato invischiato in lotte all’ultimo punto Fama contro perfetti sconosciuti, che poi sono entrati a far parte della cerchia delle persone cui mandare l’invito a rivincite e contro-rivincite.
VERSO IL FOTOREALISMO
Il comparto grafico di Driveclub è davvero particolare. La ricerca estrema del fotorealismo si scontra, a tratti, con le esigenze di gameplay, visto che le gare in notturna sono davvero buie e la strada è (giustamente) illuminata solo dai nostri fari e da alcuni elementi di contorno. Allo stesso modo, percorrere una vallata canadese all’imbrunire, quando magari il cielo è coperto, significa riempire lo schermo di tinte di grigio e verde scuro. Si tratta di un approccio molto diverso da quanto si è visto finora e che può piacere o meno (banalmente, Forza Horizon 2 è un titolo estremamente vivace dal punto di vista cromatico), ma che restituisce una sensazione di verosimiglianza mai riscontrata prima in alcun videogioco dello stesso genere al quale Driveclub appartiene. Una sensazione che diventa estrema al momento di optare per l’eccellente visuale interna alla vettura, grazie alla quale – in certi momenti – l’immedesimazione nel panni di un pilota diventa quasi alienante.
[quotesx]La sensazione di velocità è garantita da un motore granitico[/quotesx]Nonostante il lock a 30 fps, la sensazione di velocità è garantita da un motore granitico e dalla splendida resa degli elementi di contorno, posizionati sapientemente in modo da stimolare al massimo la visuale periferica. Le ambientazioni sono cinque (Canada, India, Scozia, Norvegia e Cile) e ciascuna di esse presenta numerose varianti, tra circuiti chiusi e scampagnate su strade vere e proprie. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che 50 macchine e 5 scenari rappresentino quantitativamente una proposta un po’ scialba rispetto all’ampio roster di altri videogiochi di corse; tuttavia, ogni vettura si “sente” in modo totalmente diverso dalle altre, così come molti tracciati sono assai generosi nel chilometraggio e alternano con perizia tratti lenti, misti e veloci, con tutto ciò che ne consegue in varietà e possibilità di lasciare grande spazio alle sfide Confronto.
Di fronte a cotanta magnificenza, lascia di stucco la totale assenza di replay, che avrebbero impreziosito non poco l’esperienza sensoriale già esaltante che si prova in Driveclub. Si tratta di una mancanza ingiustificata, giacché le lotte all’ultimo punto Fama che caratterizzano ogni evento avrebbero meritato la possibilità di essere rivissute, stropicciandosi gli occhi e lasciando per qualche minuto il pad comodamente appollaiato sul divano.