La serie di Call of Duty la conoscete sicuramente tutti. Da anni a questa parte, il titolo di Activision si presenta sul mercato con una forte dicotomia che contrappone le due anime del gioco, quella pensata per i lupi solitari e quella concepita invece per chi vuole sparare in compagnia. Se la prima può essere consumata nel giro di un fine settimana dai ritmi blandi, in cui basta salire in carrozza per poco più di sei ore prima di vedere i titoli di coda, la seconda, invece, dura un anno intero. L’ultimo Call of Duty, Ghosts, aveva un po’ guastato entrambe queste anime. A Sledgehammer è toccato quindi l’ingrato compito di risollevare l’asticella a livello globale. Per quanto riguarda il single player, la software house californiana ci è sicuramente riuscita (come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione pubblicata lunedì e che potete trovare qui), a patto di capire come non si tratti di un gioco “emozionale” alla stregua del recente Wolfenstein: The New Order. No, Call of Duty può essere paragonato a un film d’azione. A un bel film d’azione, aggiungerei. Tuttavia non siamo qui per ribadire quanto sia stato bravo Kevin Spacey nella sua interpretazione. Siamo qui per raccontarvi come è dare – ma soprattutto prendere – schiaffi in multiplayer.
IL MULTIPLAYER DI CALL OF DUTY ADVANCED WARFARE
Il mio primo giro di giostra con il multiplayer di Call of Duty Advanced Warfare è avvenuto durante gamescom, lo scorso agosto. Si è trattato di amore a prima vista, capace di farmi dimenticare nel giro di un amen la prova non proprio esemplare di Ghosts (di cui qualche mappa mi era comunque piaciuta). Quando sono entrato sui server live, operazione che è stata possibile da sabato sera grazie a una copia fornitaci sotto NDA da Activision, ho ritrovato immediatamente lo stesso feeling provato a Colonia. Il multiplayer di Call of Duty: Advanced Warfare si divide in due macrosezioni: la prima è una modalità Orda che ha davvero poco da dire nel panorama odierno, almeno a parere di chi scrive. L’ho trovata un po’ piatta, ma è probabilmente colpa mia, che non apprezzo il poco dinamismo offerto da questa porzione di gioco. La seconda parte, quella più importante, consente di impegnarsi su un discreto numero di mappe contro altri avversari in carne e ossa.
[quotesx]La parola d’ordine, in Call of Duty: Advanced Warfare, è personalizzazione[/quotesx]Prima di continuare il pezzo, è tuttavia bene che vi dica che tipo di giocatore sono. In CoD sono probabilmente la cosa più lontana che ci possa essere da un professionista o, più semplicemente, da un bravo giocatore. Sono carne da cannone che vaga in giro per le mappe, racimolando la metà dei frag che regalo alla squadra avversaria. Dovendo fare un paragone calcistico, posso dire di essere uno con le idee di Zidane ma i piedi del comunque molto amato Torricelli. Io i nemici li vedo, capisco anche come farli saltare per aria. Solo che loro sono semplicemente più bravi di me. Spesso mi racconto di come siano probabilmente tutti tredicenni brufolosi che hanno tempi di reazione più bassi dei miei per via della giovane età. Più realisticamente, tocca ammettere che anche mia nonna, dopo un po’ di allenamento, potrebbe ararmi in nove partite su dieci (datemi almeno il beneficio di una, che non vi costa niente, dai!).
IL PROPRIO ALTER EGO
La parola d’ordine, in Call of Duty: Advanced Warfare, è personalizzazione. Prima di gettarci a capofitto in battaglia possiamo scegliere il nostro alter ego tra una lista di modelli predefiniti (tra uomini e donne, per par condicio), vestendolo come se fossimo in un Barbie Gira la Moda qualsiasi. Gli oggetti cosmetici possono essere recuperati completando varie sfide legate all’uso delle armi, all’Exo, alle modalità e via discorrendo; oppure, più semplicemente, aprendo le casse di rifornimenti che si ricevono semplicemente giocando. I Supply Drop altro non sono se non il modo in cui Sledgehammer ha deciso di premiare la dedizione dei giocatori, a prescindere dal loro livello di abilità. Non serve, infatti, essere bravi: tutti avranno le loro belle casse durante la carriera.
Gli oggetti sono divisi in tre famiglie, di rarità crescente. Si passa da quelli non comuni, indicati dal colore verde, a quelli per i professionisti, in blu, per arrivare agli Elite, l’equivalente degli epici visti in World of Warcraft, giusto per citare un altro campione di incassi. Grazie ai Supply Drop potrete recuperare vestiti, bonus o armi leggermente differenti da quelli standard. A ogni modo, più giocate, più alternative avrete per essere i più belli della festa.
[quotedx]Ogni mappa si rivela adatta a qualsiasi tipo di giocatore[/quotedx]Il discorso, leggermente differente, concerne le classi. È possibile personalizzarle sin da subito, sfruttando il sistema Pick 13, diretta evoluzione del Pick 10 visto un paio di Call of Duty fa. Fondamentalmente, avrete 13 slot da riempire e così equipaggiarvi per la battaglia. Potrete scegliere un’arma primaria, una secondaria, tre perk, il potere Exo che preferite, quante granate portare e le kill streak da impiegare. A queste categorie si aggiungono poi le Wild Card, che “costano” un punto ciascuna e consentono, per esempio, di aggiungere un terzo accessorio ai due già previsti per le armi, oppure di concedere l’accesso a una seconda specialità primaria, a una kill streak aggiuntiva e via discorrendo. Lo scopo prefisso dai ragazzi di Sledgehammer Games è chiaro: farci creare un soldato che si adatti perfettamente al nostro stile di gioco. E ci sono riusciti.
C’È MODO E MODO
Le modalità messe a disposizione dei soldati virtuali di tutto il mondo sono le classiche che è lecito attendersi quando si lancia un Call of Duty a caso sulla propria console. Una piacevole aggiunta è rappresentata dalla modalità Uplink, di cui vi avevo già raccontato qualcosa da Colonia e che vede due squadre confrontarsi su una mappa in cui è necessario recuperare un satellite da lanciare nel “canestro” avversario, tenendo bene a mente che chi ha la palla in mano non può sparare. Oltre al canonico Deathmatch tutti contro tutti e all’intramontabile Capture the Flag, spicca un’altra modalità che può oramai essere considerata nel novero di quelle classiche, ovvero Uccisione Confermata (Kill Confirmed, se giocate in Inglese). In questa tipologia di partita non basta far saltare la testa ai nemici per ottenere i 65 punti necessari per vincere, ma è anche necessario raccoglierne da terra le piastrine identificative, le uniche in grado di incrementare il punteggio.
Una buona alternativa per evitare di consumare una sola modalità è rappresentata da Guerra Terrestre, che altro non è se non una playlist che include, al suo interno, Deathmatch a Squadre, Uccisione Confermata e Dominio (un Capture & Hold, come quello visto anche nel recente Destiny). In punti richiesti per vincere una mappa in Guerra Terrestre sono un pochino di più di quelli che servono per portarsi a casa un match nelle singole modalità, ma poco importa, visto che più tempo passate in gioco, più supply drop portate a casa.
Visto che stiamo parlando di mappe, posso dire serenamente che il lavoro fatto dal team è stato senza ombra di dubbio fantastico. Ogni mappa si rivela adatta a qualsiasi tipo di giocatore, sia che preferisca il combattimento urbano, sia che sia uno schifoso camper armato di fucile da cecchino (ehi… come ti permetti? ndAlias). Terrace, ambientata in un villaggio turistico, è probabilmente la mia preferita, ma anche Ascend si difende bene. Il ritmo di gioco è sempre incredibilmente frenetico e anche chi non è proprio baciato dalla skill, come il sottoscritto, si trova spesso nel cuore dell’azione, senza il rischio di annoiarsi. Ben fatto, Sledgehammer.