Dragon Age Inquisition – Recensione

Uhm… non so proprio da che parte cominciare. Di Dragon Age Inquisition si potrebbero scrivere trattati di decine di pagine, e così facendo si gratterebbe solo la superficie di un titolo incredibilmente ambizioso, che rappresenta il primo vero tuffo del genere RPG nella nuova generazione di console. Se dovessi analizzare nel dettaglio ogni aspetto del titolo di BioWare, probabilmente ci metterei una settimana buona solo nel parto di questa recensione, mentre voi vi trovereste di fronte a un wall of text da mani nei capelli. Che fare quindi? Bella domanda. Facciamo che metto giù pensieri a ruota libera, senza una scaletta definita: alla fine della lettura qualcuno di voi potrebbe obiettare che non si è scritto di questo o di quello… pazienza, perché mai come in questo caso ciò che conta è la vista d’insieme, più che il dettaglio. E, già che ci sono, ve lo dico subito: Dragon Age Inquisition avrebbe potuto aspirare a ben altro voto, con un po’ di attenzione in più e una miglior fase di beta testing. Il perché nei prossimi 20mila caratteri.
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GIURO CHE NON SONO STATO IO!

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KEEP THE FAITH

Se avete già giocato ai due precedenti Dragon Age, sappiate che avete la facoltà di importare nel mondo di Inquisition tutte le scelte che avete compiuto in precedenza. Per farlo, basta cliccare qui per raggiungere il sito Dragon Age Keep, il quale farà uno scan del vostro account Origin alla ricerca di salvataggi inerenti ai due vecchi protagonisti. Volendo, è possibile ripercorrere tutta la trama, compiendo delle scelte “al volo” tra quelle proposte dal sito, qualora vogliate ritrovare in Inquisition situazioni pregresse diverse da quelle che avete già vissuto.[/box_articoli]La situazione in cui si trova a navigare a vista il nostro alter ego non è di quelle più tranquille. Siamo a una manciata di anni dagli eventi narrati in Dragon Age II: un attacco demoniaco, portato attraverso un misterioso squarcio che si è aperto nel cielo, ha di fatto spazzato via le teste pensanti della Chiesa (e non solo), gettando nel caos l’intero mondo di Thedas. Non passa nemmeno il tempo di bere un caffè che maghi e templari – l’avreste mai detto! – attaccano briga gli uni con gli altri, mentre il nostro eroe viene subito additato come l’unico responsabile del fattaccio brutto, visto che è l’unico sopravvissuto sul luogo del disastro, oltre a essere incredibilmente capace di interagire con gli squarci che si sono creati tra i due mondi. Nel giro di poco appare chiaro un po’ a tutti che il dito accusatorio deve essere puntato altrove, e al protagonista non resta altro da fare che unirsi alla neonata Inquisizione, un gruppetto eterogeneo di eroi che tenterà di rimettere ordine alle cose, aiutandoci al tempo stesso a scoprire per quale astruso motivo ci troviamo coinvolti in una situazione così incresciosa, invece di starcene spaparanzati sul divano a sorseggiare estratto di loto al caldo di un camino acceso, mentre fuori imperversa la tempesta perfetta.

Sulle premesse narrative e sul resto della storia non vado oltre, perché il rischio spoiler è dietro l’angolo e sarebbe un peccato imperdonabile, da parte mia, rovinarvi un titolo che, da questo punto di vista, è davvero coinvolgente e scritto in modo intelligente. Ogni personaggio è tratteggiato in punta di penna e interagisce con gli altri seguendo sia la sua indole, sia il personale percorso storico che lo ha portato ad appoggiare od osteggiare l’Inquisizione (o magari, semplicemente, a ignorarne l’esistenza). Anche all’interno di quest’ultima convivono diverse teste pensanti che non mancano di confrontarsi sui più svariati argomenti, anche se la decisione finale su tutte le questioni spetterà sempre e solo noi. I bivi narrativi sono presenti in maniera massiccia fin da subito e ci costringono a ogni piè sospinto a ragionare sulle conseguenze politiche, morali e militari delle nostre scelte. Che si cerchi la via della diplomazia, piuttosto che quella della ragione o dello scontro, Dragon Age Inquisition lascia addosso una percezione di coerenza narrativa che raramente mi è capitato di trovare (almeno negli ultimi anni) in un titolo open world, pur poggiando le basi sul tipico sistema di dialoghi multipli che – diciamocelo! – nel 2014 puzza ormai troppo di vecchio.

IL TAVOLO DELLE DECISIONI DIFFICILI

Prima di addentrarmi nelle questioni tipicamente ruolistiche di Dragon Age Inquisition è necessario che io vi renda edotti sulla presenza di una componente gestionale che, all’occhio distratto, potrebbe sembrare secondaria, ma che invece riveste una certa importanza sul lavoro dell’Inquisizione. A meno di non essere impegnati in qualche snodo narrativo che ci impedisca libero movimento, possiamo in qualsiasi momento convocare il cosiddetto Consiglio di Guerra, che ci consente di studiare sulla mappa di Thedas (le regioni su cui lavorare sono quelle del Ferelden e di Orlais) le prossime mosse da compiere. A schermo compaiono zone sensibili su cui compiere operazioni diverse, per lo più legate alla possibilità di mandare i nostri Agenti in missioni totalmente gestite dalla CPU (e che portano a risultati diversi, a seconda dell’Agente coinvolto. Succede la stessa cosa nel Garrison di World of Warcraft o, per i fan del Credo, in uno dei vecchi episodi di Assassin’s Creed) o alla necessità di spendere Punti Potere per ottenere l’accesso a nuove, gigantesche aree da esplorare.

dragon age inquisitionI Punti Potere sono importanti al pari di un Tampax in quei giorni lì, perché dal modo in cui li investiamo per sbloccare l’accesso a una zona piuttosto che a un’altra dipende in parte la piega che prendono gli eventi, al di là della già citata importanza dei dialoghi multipli di cui vi ho scritto qualche riga addietro. Per accumularli basta risolvere poco alla volta le innumerevoli quest che troviamo in giro, tenendo ben presente che il loro completamento non solo amplia il nostro paniere di possibilità durante il Consiglio di Guerra, ma aumenta anche l’influenza dell’Inquisizione sulle popolazioni di Thedas; influenza che, crescendo, ci dà accesso a tutta una serie di perk permanenti, da scegliere oculatamente in una lista suddivisa in quattro gruppi e organizzata per tipologie.

IL PARTY PERFETTO

Prima di addentrarmi nei pericolosi meandri del gameplay in senso stretto, è necessario fare un po’ il punto su come viene gestita la crescita dei membri del party. Salvo rari casi, nella maggior parte del gioco abbiamo a disposizione quattro personaggi, il nostro alter ego più altri tre, pescati da un ventaglio che va nutrendosi sempre di più col prosieguo del gioco. Le tre classi (guerriero, mago e ladro) sono caratterizzate da quattro sottoclassi di talenti, suddivise per approccio al combattimento. Il guerriero, per dire, può specializzarsi nell’ingaggio con arma e scudo, piuttosto che far sue abilità che distraggano i nemici dagli altri membri del party e le concentrino su di lui, da buon tank d’annata; il mago, invece, ha a sua disposizione quattro rami per lo sviluppo , che interessano altrettanti tipi di danno elementale (spirito, fuoco, elettricità e ghiaccio); infine, il ladro ha facoltà di utilizzare pugnali a due mani per il combattimento melee, piuttosto che tenersi a distanza e sfruttare l’abilità con archi e balestre. Ovviamente, la spesa dei punti in un ramo o nell’altro è tutta a nostra discrezione e va fatta con una certa oculatezza, soprattutto perché i passaggi di livello non capitano ogni tre per due e alla lunga diventa difficile riparare a un errore d’impostazione. Nulla ci vieta di creare sottoclassi miste, ma il mio consiglio è quello di specializzare al massimo ciascun personaggio in uno dei quattro rami, visto che è comunque possibile cambiare a piacere i membri del party in uno qualsiasi dei numerosi accampamenti presenti in giro. Per dire, dopo una decina di ore di gioco ho avuto a mia disposizione quattro maghi (il mio personaggio, più altri tre), che ho cresciuto affidando a ciascuno un danno elementale differente, così da poter scegliere quello giusto da portarmi dietro secondo le necessità del momento.

dragon age inquisition[quotesx]la spesa dei punti abilità va fatta con oculatezza[/quotesx]Ovviamente, la costruzione del party perfetto deve passare non solo dall’assegnazione dei giusti talenti, ma anche dall’equipaggiamento che indossano i suoi membri, il quale va anche a ritoccare le caratteristiche di base. Da questo punto di vista, la concessione alla personalizzazione è notevole, pur con certi limitazioni necessarie, ma talvolta fastidiose. Armi e pezzi di armatura sono caratterizzati da restrizioni importanti, per lo più legati alla classe e/o alla razza, ma qualche volta anche al singolo personaggio. Non manca il crafting, che ci consente non solo di creare pezzi di equip da zero, ma anche di aggiungere innesti a quello già in nostro possesso, salvo avere nell’inventario i giusti materiali e aver trovato i relativi progetti.

Purtroppo, l’interfaccia di gestione di tutte queste cose è tutt’altro che amichevole, e anzi qualche volta riesce perfino a mettere i bastoni tra le ruote alle nostre buone intenzioni. Ogni singola azione porta via parecchi passaggi, e spesso diventa difficile capire quali effetti abbia su un personaggio il cambio di equip, nonostante esista la possibilità di confrontare uno qualsiasi degli oggetti con quelli già indossati. A volte, ad esempio, può capitare di equipaggiare un’arma a due mani senza che il gioco ci indichi in modo chiaro che in quel modo lo scudo non è più disponibile. Diciamo che nella mia carriera di videogiocatore ho incontrato RPG ugualmente complessi, ma che hanno saputo comportarsi molto meglio a livello di pura interfaccia di gestione. Certo, con l’andare dell’avventura ci si prende un po’ la mano, ma se sono arrivato a trenta ore di gioco ancora a chiedermi “com’è che si faceva quella cosa là?” e a cercare dove si fosse cacciato quel dannato sottomenu, beh… allora forse qualcosa non ha funzionato per davvero in fase di design. Attenzione però a un fatto: qui si parla dell’interfaccia console, perché Dragon Age Inquisition in formato PC (che sarà oggetto di un articolo a parte) ci è giunto tra le mani solo in queste ore e non c’è stato tempo di valutarne le caratteristiche. Uomo avvisato…

FANTASY AL POTERE

È giunto il momento che io vi parli del cuore pulsante di Dragon Age Inquisition, ovvero del perfetto equilibrio che regola i rapporti tra la componente action e quella più strettamente RPG. Qualsiasi sia il tipo di approccio che volete tenere durante i combattimenti, il titolo di BioWare ci mette un attimo a fornirvi tutti gli strumenti utili alla causa. La vera protagonista di tutto è la pausa tattica, ovvero l’opzione che permette di fermare il tempo e impartire ordini dettagliati a ciascun membro del party. Quando la pausa tattica è attiva possiamo spostare un cursore in giro per lo scenario e sfruttarlo per analizzare nel dettaglio i nostri nemici (livello, punti vita, forze e debolezze) e dare istruzioni ai singoli personaggi, anche se non è possibile organizzarle in coda. Volendo, si può completare un intero combattimento rimanendo tutto il tempo in questa modalità, visto che la pressione del trigger posteriore destro del pad fa avanzare lentamente il tempo di quel tanto che basta per verificare gli effetti delle nostre decisioni. Questo è vero quasi sempre, tranne nei momenti in cui ci viene chiesto di chiudere i varchi con il mondo dei demoni, visto che in quei frangenti il nostro alter ego deve giocoforza avvicinarsi a essi in modalità action e assorbire la loro energia, grazie al potere che suo malgrado porta in seno.

dragon age inquisition
Al di fuori della pausa tattica l’azione si svolge in modo quasi frenetico, tra nugoli di nemici ed effetti luce causati dalle magie e dalle varie abilità sciorinate come se non ci fosse un domani da compagni di party e nemici. In questi frangenti, terminati i compiti che abbiamo impartito attraverso la pausa tattica, gli eroi non sotto il nostro diretto controllo tendono intelligentemente a seguire la loro indole (dettata dalla classe e dalle abilità che abbiamo sbloccato per loro) e un preset comportamentale che abbiamo in precedenza impostato attraverso un apposito menu. Durante l’azione e la pausa tattica, in qualsiasi momento vogliamo, possiamo passare da un personaggio all’altro grazie a un rapido colpetto sul D-Pad, così da ovviare a eventuali mancanze della pur decorosa Intelligenza Artificiale.[quotedx]l’anima action e quella più strettamente ruolistica convivono davvero alla grande in Inquisition[/quotedx]Va detto che l’anima action e quella più strettamente ruolistica convivono davvero alla grande in Dragon Age Inquisition. Ognuno di noi è libero di vivere i combattimenti a suo uso e consumo, con estremo tatticismo o vivendo più rilassatamente le cose, gestendo le sole abilità del nostro personaggio principale (o di quello che ci sta più simpatico… perché no?). Io, ad esempio, nella maggior parte dei casi ho utilizzato l’approccio dell’alternanza, attivando la pausa tattica al primo ingaggio, fermando nuovamente il tempo solo quando la situazione cominciava a farsi difficile ed era richiesto un cambio di strategia.

L’ORO NON SEMPRE LUCCICA

Fatte salve tutte le belle cose appena dette, ci sono dei momenti in cui, purtroppo, Dragon Age Inquisition presta il fianco a problemi non secondari, per lo più legati a numerosi bug che intervengono troppo di frequente perché non se ne faccia menzione e non vadano a inficiare il giudizio finale. La pausa tattica, ad esempio, diventa quasi inservibile quando uno dei nostri personaggi si trova a sostare su una zona sovrastante i nemici, visto che in quel caso tutte le azioni ad area dei maghi restano inspiegabilmente vincolate su quel piano, salvo poi essere “castabili” ovunque nello scenario dopo essere tornati all’azione in diretta. Ugualmente, la pausa tattica all’interno di ambienti angusti diventa di difficile gestione a causa di una telecamera litigiosa e che, a differenza degli spazi aperti, fatica a fare ciò che vogliamo.

dragon age inquisitionTra le cose più fastidiose, però, vanno annoverate le pessime routine di pathfinding dei membri del party, i quali davvero troppo spesso vanno a infilarsi in angoli dove non dovrebbero stare, ignorando totalmente la morfologia di ciò che gli accade attorno. Vi faccio un esempio su tutti, che mi è capitato poco prima di mettermi a scrivere questa recensione e che è emblematico come pochi altri. Mi trovo all’interno di un dungeon, quando incontro un corridoio a U. Giro l’angolo, vedo dei nemici abbastanza deboli e comincio ad attaccarli senza attivare la pausa tattica, ché tanto non sarebbe servita. Passano pochi secondi e il mio mago si ritrova circondato e in difficoltà, senza che nessuno dei membri del party intervenga in aiuto. Metto la pausa tattica e mi accorgo che gli altri tre non solo non mi hanno seguito, ma anzi cercano di attraversare una parete a botte di compenetrazione poligonale; addirittura, l’altra maga del party sta lanciando inutili spell contro il nulla cosmico. Infastidito, penso che la soluzione sia portarli dietro l’angolo a mano (e uno alla volta): prendo quindi il controllo del guerriero e lo conduco nella zona calda, giusto in tempo per osservare il mio personaggio principale che molla il combattimento, fa dietrofront e va a unirsi al gruppetto di storditi che è ancora lì imperterrito, a sfondare muri di pietra a testate.

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E IL MULTIPLAYER? COM’È?

Pare quasi strano parlare di multiplayer in un titolo come questo, ma esiste e ve lo segnalo, anche se si tratta di un aspetto prescindibile se paragonato a quanto offre Dragon Age Inquisition come esperienza single player. In sostanza, si tratta di trovarsi con altri tre amici e, sfruttando un personaggio diverso da quelli in uso nella Campagna, affrontare tre dungeon e far crescere poco alla volta il nostro alter ego. Si tratta di un diversivo che – a mio avviso – non aggiunge davvero nulla, ma che può rappresentare il giusto pretesto per chiacchierare un paio di sere con altre persone dei pregi e dei difetti del titolo di BioWare, spazzando via nemici e demoni in sana comunella.[/box_articoli]Episodi come questo non sono tanto sporadici in Dragon Age Inquisition e vanno a contaminare un’esperienza che altrimenti sarebbe da bollare come tra le più esaltanti di sempre nel genere degli action RPG. Potrei citarvi quella volta che mi è scomparso davanti al naso un personaggio pochi secondi prima che gli consegnassi una quest (per fortuna secondaria, altrimenti sai le parolacce brutte?); o di un varco che non ho potuto chiudere perché la pausa tattica mi segnava nemici presenti nelle adiacenze, salvo poi essere totalmente invisibili una volta tornato in azione; o di quando l’audio multicanale se ne va a donnine di facili costumi, riproducendo solo una parte degli effetti di sottofondo e dimenticandosi tutto il resto, salvo poi riprendersi dopo aver richiamato a schermo la mappa della zona in cui ci troviamo. Potrei citarvene molti altri di questi bug, ma non lo farò, perché il concetto mi pare ormai chiaro. Il peccato mortale di Dragon Age Inquisition è forse l’aver chiesto troppo a se stesso: si tratta di un gioco immenso e densissimo di cose da fare, la cui ambizione non è però andata di pari passo con una corposa fase di beta testing, come vi scrivevo a inizio recensione. Viste le dimensioni generose del titolo BioWare, qualche bug era inevitabile che emergesse; tuttavia, per come sono messe adesso le cose, ci sono troppi momenti in cui l’atmosfera e il piacere dell’esplorazione sono brutalmente castrati da situazioni francamente fastidiose, cui si poteva (e doveva) porre rimedio prima della messa in commercio.

SCENARI DA OSCAR

Tutto quanto esposto nel paragrafo precedente rappresenta un peccato ancor più grave se si guarda a cosa offre Dragon Age Inquisition dal punto di vista meramente sensoriale. L’esplorazione delle gigantesche aree di gioco è un piacere senza paragoni, soprattutto quando si ha tempo di mettersi a cavalcioni di una cavalcatura e si trotta in zone inesplorate finemente definite, e che spesso regalano un colpo d’occhio al limite del commovente, poco importa che si tratti di zone deserte, di foreste ricche di fauna e flora, di scogliere a picco sul mare in tempesta o di inquietanti paludi, illuminate dalla sola luce lunare. Da questo punto di vista la direzione artistica di Dragon Age Inquisition non è seconda a nessuno, tanto che in certi frangenti si sente davvero l’assenza di un Photo Mode che ci permetta di “fermare il momento” e di condividere col mondo (o semplicemente col nostro desktop) il piacere del panorama. In tutto questo ben d’iddio stonano un po’ le animazioni dei personaggi, troppo rigide rispetto alla morbidezza con cui è rappresentato tutto il contorno.

dragon age inquisitionUna menzione particolare va elargita al comparto audio. La colonna sonora è splendida e il tema principale è diventato uno dei miei preferiti di sempre nel giro di poco, tanto che prima di lanciare qualsiasi partita sosto volentieri un paio di minuti nella schermata principale, per ascoltarlo ed entrare nel giusto mood. Bene anche il doppiaggio (solo in inglese… attenzione!), che dona ulteriore carisma ai personaggi, comunque ben dipinti a prescindere dalle voci. Più che altro viene da chiedersi come mai BioWare sia così affezionata ai sottotitoli nella parte alta dello schermo: dopo un po’ ci si fa l’abitudine, ma l’occhio tende sempre e comunque a cadere in basso. Mistero.