Non avrei mai creduto di tornare a giocare a World of Warcraft dopo aver pronunciato il fatidico “basta” nel lontano 2007, in piena fase Burning Crusade. Non fraintendete le mie parole: ho sempre provato ammirazione per il MMORPG più giocato al mondo, e ho perso il conto di quanti pomeriggi e sere io abbia passato per finire quelle lunghissime istanze come Maraudon, Uldaman e compagnia bella. Semplicemente, vuoi per mancanza di tempo e per quel pessimo vizio che consiste nell’avere una vita sociale, decisi di dare un taglio alle mie scorribande su Azeroth, dedicandomi magari ad altri titoli meno impegnativi. Così, mentre il resto del mondo andava a prendere a calci Arthas, scopriva che per un cataclisma le Barrens erano state divise (davvero, grazie), faceva conoscenza con i cugini di Kung Fu Panda e, soprattutto, si rendeva conto che i Troll dell’Orda in realtà sono tutti napoletani, io mi limitavo a seguire l’evoluzione del magnifico universo ideato dai mostri (in senso buono) della Blizzard. Dopo le meraviglie della BlizzCon di quest’anno (e dopo aver ricevuto diverse minacce dal Todeschini e da Alias) ho così dato ascolto a quella vocina nella mia testa che mi diceva che era finalmente tempo di tornare a combattere!
Vi avviso, in questo articolo su Warlords of Draenor troverete tanta nostalgia, qualche sospirone, un paio di “ai miei tempi” e poche note sulle decine di cose aggiunte con quest’ultima espansione. Per essere travolti da dettagli tecnici basta un click nella homepage di World of Warcraft, quello che invece voglio fare è inondarvi con pareri, pensieri e, perché no, dubbi. Allacciate le cinture alla chimera, si parte!
DOVE ANDIAMO NOI NON C’È BISOGNO DI STRADE
La quinta espansione di questo titolo che è ormai arrivato a spegnere la sua decima candelina porta i giocatori ben trentacinque anni nel passato, nel lontano pianeta natale degli orchi: Draenor. Come in una delle migliori puntate del Dr. Who, vediamo mutare gli eventi del passato dando vita ad una nuova linea spazio-temporale (pensate quadrimensionalmente!), in cui i pelleverde non hanno mai bevuto il sangue di demone e, sfruttando tecnologie a loro ancora sconosciute, decidono di invadere una Azeroth del futuro. Lo so che è complicato, ma tutti i viaggi nel tempo lo sono, ed è proprio per questo che sono meravigliosi.
[quotedx]la storia narrata da Warlords of Draenor è davvero stupefacente[/quotedx]Comunque sia, la storia narrata da Warlords of Draenor è davvero stupefacente, e “l’incontrare di persona” leggende come Orgrim, Gul’Dan, Ner’Zhul (sì, proprio lui) e compagnia bella è davvero entusiasmante, a patto però di conoscere abbastanza bene il background dell’universo di Warcraft, altrimenti è difficile che galoppare a fianco di Durotan sopra enormi lupi bianchi faccia battere il nostro cuoricino. Insomma, siamo davanti ad un fan service di prima categoria, in cui la “nuova” minaccia è veramente sentita e ci accompagnerà lungo tutto il nostro viaggio oltre il Portale Oscuro. A proposito: per gettarsi immediatamente all’avventura è necessario essere di novantesimo livello (il massimo raggiungibile in Mist of Pandaria), e per venire incontro a chi, come me, è rimasto “fuori dal giro” per parecchio tempo, insieme alla copia del gioco vi portate a casa anche un boost che pompa istantaneamente un personaggio a scelta. Tranquilli, non saremo catapultati in mezzo al macello con un eroe a noi sconosciuto: sbloccheremo pian pianino tutte le abilità grazie ad una serie di quest, in modo da prenderci la mano prima di morire in maniera ignobile.
IL NUOVO VECCHIO MONDO
Il nuovo mondo proposto da Warlords of Draenor è un connubio di meraviglie, curiosità, luoghi da esplorare nuove regole da imparare: ebbene sì, le nostre amate cavalcature non possono librarsi in volo, abbiamo a che fare con nuovissime materie prime da raccogliere e gli strabilianti oggetti che creeremo si possono usare solo su queste nuove lande. Una cosa che ho particolarmente apprezzato, però, è il “reset” delle abilità lavorative: basta anche un solo misero punticino sulle rispettive skill per racimolare risorse e per costruire gingilli. Certo, i maestri lavoratori avranno meno grattacapi, ma veramente tutti possono darsi da fare senza limitazioni.
Il viaggio verso il centesimo livello dura meno di due settimane, in cui oltre a contrastare la famigerata Orda di Ferro, facciamo anche la conoscenza di nuove meravigliose razze tra cui gli Arakkoa, umanoidi simili ad uccelli che lodano il sole, in guerra con i loro fratelli decaduti che, una volta persa la capacità di volare, hanno deciso di abbracciare le ombre.
LA GUARNIZIONE DELLA GUARNIGIONE
Il vero fiore all’occhiello di Warlords of Draenor, però, sono le guarnigioni: delle vere e proprie fortezze che costruiremo, amplieremo e governeremo con l’avanzare dei livelli. All’interno del nostro personalissimo dominio abbiamo la facoltà di costruire le strutture che più ci aggradano, a seconda delle nostre abilità lavorative e dei servizi che desideriamo avere. Per fare un paio di esempi, costruendo un magazzino avremo accesso alla banca personale; mettendo in piedi una locanda troveremo quotidianamente NPC pronti a spedirci in pericolose missioni; infine, scegliendo una stalla avremo la possibilità di addomesticare diverse bestie per renderle nostre cavalcature. Alla gestione del territorio si unisce anche la possibilità di arruolare e mandare in missione i seguaci: personaggi dalle abilità più disparate pronti a girare il mondo per noi portandoci ricchezze e punti esperienza.
[quotesx]Il vero fiore all’occhiello di Warlords of Draenor sono le guarnigioni[/quotesx]Non vi basta? Mettiamoci anche una miniera, un giardino per coltivare e un laghetto da pesca personale. Vi avviso: la guarnigione è l’apice della dipendenza videoludica che Warlords of Draenor può creare, visto che ci “costringe” a giocare ogni giorno per sfruttare appieno le nostre risorse, raccogliere i frutti precedentemente piantati e inviare i seguaci a compiere nuovi lavori. Se da un lato ogni scusa sarà buona per giocare a World of Warcraft anche solo per dieci minuti, dall’altro si rischia di dare fin troppa importanza a questo aspetto secondario del gioco, finendo così per contrarre quell’orribile malattia chiamata “Morbo di Farmville”.
LA CARICA DEI CENTO
Raggiungere il fatidico end game non fermerà le nostre scorribande, e avremo di che faticare per un bel po’ di tempo tra la ricerca di equipaggiamenti sempre migliori nei dungeon, la voglia di migliorare la nostra guarnigione e la ricerca di seguaci sempre nuovi. Infine, non dobbiamo sottovalutare la nobile arte del prendere a pizze in faccia giocatori nemici, a cui è dedicata tutta la nuova regione Ashran, che ospiterà anche le capitali delle due fazioni. Anche questa volta macineremo punti onore con cui guadagnare nuovi pezzi d’equipaggiamento tagliando teste o dedicandoci a missioni più “tranquille”, come raccogliere risorse ed esplorare zone di guerra.
Il vero dubbio è se, tra istanze, boss giganti che si aggirano per il mondo e oggetti utilizzabili solo su Draenor, non si corre il rischio di lasciare la vecchia Azeroth in preda alla desolazione. Certo, i nuovi personaggi per forza di cose macineranno livelli nei vecchi continenti, ma sarebbe un vero peccato ritrovarsi nel tempo con le capitali completamente vuote.
UNA VOLTA QUI ERA TUTTA CAMPAGNA
Siamo quasi arrivati alla fine, e ne approfitto per dare finalmente sfogo alla mia anima da vecchia mummia! Tornare dopo quasi sette anni su World of Warcraft è un’esperienza strana, paragonabile in qualche modo al visitare da adulti il lido in cui andavamo al mare da ragazzini: tutto è inevitabilmente cambiato, e ogni scusa è buona per borbottare “come erano meglio le cose ai nostri tempi”. Però, mentre importuneremo i poveri disgraziati attorno a noi raccontandogli di come le “nostre” istanze duravano almeno quattro ore, ci ritroveremo con il sorriso sulle labbra scoprendo le nuove e interessanti meccaniche.
Il motivo per cui mi perdo in deliri del genere è che, proprio come me, moltissimi altri giocatori hanno sentito il richiamo di Warlords of Draenor, riattivando il proprio abbonamento dopo anni e anni di pausa, tanto che gli account attivi sono tornati ad essere dieci milioni. Sicuramente l’ottima trama, l’esser riusciti a introdurre nuove meccaniche in un gioco che campa da due lustri e il millantato “ritorno alle origini” hanno contribuito a riaccendere quella fiammella presente nel petto di tutti noi.
[quotedx]Warlord of Draenor non è solo l’ennesima espansione di un gioco dato per spacciato qualche annetto fa[/quotedx]Ormai l’avrete immaginato: per me Warlord of Draenor non è solo l’ennesima espansione di un gioco dato per spacciato qualche annetto fa, ma è il segno che World of Warcraft è ancora vivo e vegeto e che, soprattutto, è ancora capace di far parlare tanto di sé. Se aspettavate questo titolo con ansia ora siete sicuramente già seduti nel centro di comando della vostra guarnigione a impartire ordini a destra e a manca; se invece fate parte di coloro che hanno detto “no” al colester… ehm, volevo dire “no” ai MMORPG, sappiate che questo è il momento perfetto per assecondare quella vocina nella testa che vi dice di tornare. Tra stat tagliate, spell sistemate e punti ferita decimati, la sensazione di trovarsi di fronte ad un “vanilla” migliorato sarà altissima, quindi smettete di pensarci su e fatela questa follia. O adesso, o mai più. Lok’tar Ogar, fratelli.