Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy – Recensione

phoenix wright: ace attorney trilogy

La serie di Ace Attorney, pubblicata in Giappone su Game Boy Advance nel 2001 ma giunta in Europa solo cinque anni dopo su Nintendo DS, ebbe la sfortuna di incontrare lo scarso interesse di un’utenza per lo più interessata a produzioni first party e titoli improntati sulla touch generation, praticamente coniata da Nintendo e ripresa poi dal gaming per dispositivi mobili negli anni successivi.
Malgrado si trattasse di una saga ben fatta, nonché baciata da una delle più caratteristiche direzioni artistiche firmate da Capcom e – negli ultimi anni – da un team di talentuosi illustratori, le avventure dell’avvocato difensore Phoenix Wright e dei suoi simpatici compagni finirono man mano per sparire dagli scaffali dei rivenditori di videogiochi europei, fino a divenire l’ennesimo titolo giapponese ad arrivare in Occidente nella sola edizione digitale.

Il quinto episodio, pubblicato circa un anno fa in esclusiva per Nintendo 3DS e riproposto in seguito, esattamente come i predecessori per dispositivi iOS ha segnato definitivamente il destino del brand, affidandone la distribuzione ai soli Nintendo eShop e Apple Store. Non stupisce quindi che anche questo Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy, raccolta 3DS dei primi tre episodi pubblicati in occidente su Nintendo DS, WiiWare e iOS, abbia finito per soffrire dello stesso crudele destino, con buona pace di chi ancora vorrebbe vedere Ace Attorney Investigations 2: Miles Edgeworth approdare da noi in un’edizione extra lusso. La politica di Capcom è chiarissima e, salvo miracoli dell’ultimo minuto, non dovrebbe cambiare nell’immediato futuro.

phoenix wright: ace attorney trilogyLa produzione è paragonabile ai vari HD Remaster che stanno letteralmente invadendo le console di nuova generazione: pur integrando i primi tre episodi della serie (“Phoenix Wright”, “Justice for All” e “Trials and Tribulations”) e potendo vantare un comparto tecnico tirato a lucido per l’occasione, questa Ace Attorney Trilogy non aggiunge alcunché a quanto visto in precedenza. Anzi, si potrebbe quasi dire che l’inspiegabile mancata inclusione della localizzazione dei testi in italiano ne decreti un’appetibilità generale enormemente inferiore rispetto agli episodi per Nintendo DS, paradossalmente ancora rintracciabili in commercio grazie al mercato dell’usato e ai rivenditori online.

Anche le tanto decantate inclusioni della stereoscopia 3D, per lo più limitata ad un leggero effetto pop up, e della possibilità di giocare il titolo con i testi e le voci in lingua originale (quando si sarebbe potuto optare per un selettore di voci eng-jap a inizio avventura) non riescono a convincere pienamente, soprattutto in virtù di un comparto sonoro praticamente invariato, ancorato alle sonorità low-fi dell’era Game Boy Advance. Non che ciò sia tragico, considerando l’apporto magistrale di Noriyuki Iwadare (Grandia) e Masakazu Sugimori (Vanquish) alla colonna sonora, ma visto l’utilizzo di asset grafici in alta risoluzione mi sarei atteso un ovvio trattamento similare anche per il comparto sonoro.

L’altro lato della medaglia è rappresentato dal fatto che, volenti o nolenti, questa versione è considerabile la migliore in commercio se si pensa alla serie Ace Attorney: la più completa, e senza ombra di dubbio un acquisto obbligato per chiunque non avesse avuto il piacere di far la conoscenza dei personaggi che hanno reso la serie di Shu Takumi (il volto dietro le strampalate storie che compongono la saga Capcom) un vero e proprio classico del gaming contemporaneo.

Ace Attorney è stata infatti una delle poche serie testuali giapponesi ad essere riuscita a farsi conoscere in Occidente in tempi recenti, tanto da spingere la software house giapponese a inserirne il protagonista e il suo iconico “Objection!” nel picchiaduro Marvel VS. Capcom 3. La qualità del prodotto originale è altissima e in passato mi è sempre risultato difficile credere che la saga non riuscisse a incontrare le proiezioni di vendita di Capcom e Nintendo; tuttavia, complice il genere per lo più testuale – legato a una nicchia di giocatori avulsi dalle logiche casual – e la pirateria che in quegli anni imperversava sull’ex portatile di punta di Nintendo, il tutto riesce a trovare un senso.