Elite Dangerous – Recensione (seconda parte)

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È passata una settimana dalla prima parte della nostra analisi, e il panorama delle recensioni online su Elite Dangerous è ancora relativamente silenzioso, nemmeno fosse la rappresentazione del vuoto cosmico. Il motivo, però, non risiede nella prestazione dei server – invero eccellente – ma nella definizione di MMOG: moltissimi giocatori, in particolar modo quelli indecisi sull’acquisto (e non necessariamente aggiornatissimi in termini di space sim), stanno chiedendo valutazioni e dettagli in merito alla componente online, non semplicissima da comprendere nelle spiegazioni ufficiali e piuttosto ermetica anche nella versione 1.00 del gioco; nell’aria, poi, c’è anche una sorta di rispetto reverenziale, che spinge tutti a stare più attenti, a non esibirsi in giudizi affrettati, perché una parola sbagliata su un titolo come Elite Dangerous, su un’opera così in bilico fra culto di massa e primizia per pochi, costantemente in evoluzione nei prossimi anni, rimarrà comunque scritta sui muri dell’internet per sempre, magari anche nel 3300 DC. Anche la mia mano ha esitato non poco sul giudizio finale, prima che un’improvvisa illuminazione (modesta, niente angeli) arrivasse a mostrarmi la strada: nei giorni scorsi ho avuto problemi ad addormentarmi, ma la causa non era il voto da assegnare a Elite Dangerous, oppure il pensiero di come spiegare efficacemente le innumerevoli caratteristiche di gioco; ho faticato a prendere sonno pensando a come avrei potuto comprarmi una nuova nave, a come avrei gestito la mia condizione di pirata avverso alla Federazione, a quanto tempo avrei impiegato a raggiungere il Sistema Solare, dopo un viaggio di 130 anni luce. E ho già avuto tutte le risposte.
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IL SENSO DI UNA SPACE SIM

Se siete alla ricerca di un MMO in senso classico (definizione già di per sé impropria, ne esistono decine), vale a dire un gioco massivo con una forte componente d’azione, istanze che spuntano in ogni dove, crescita a portata di mano e via dicendo, Elite Dangerous potrebbe non essere il prodotto che fa per voi – e probabilmente non lo sarà mai. Il condizionale è comunque d’obbligo, però, perché il gioco di Frontier arriva letteralmente là dove nessun MMO è mai giunto prima: 400 miliardi di sistemi esplorabili, posti tra una mappatura 1:1 della vera Via Lattea e la generazione procedurale di stelle e corpi celesti “minori”, dove i giocatori non sono stati scagliati per incontrasi e far festa, oppure per trovare a ogni svolta una battaglia fra decine di astronavi, bensì per godere di una simulazione proporzionalmente senza pari, in cui tutto esiste, si muove insieme a noi ma non necessariamente si palesa in forme spettacolari (che pure non mancano di certo). Possiamo andare a cercar botti ed esibizioni pirotecniche, dentro o fuori la legalità galattica, ma possiamo anche decidere di commerciare, escavare asteroidi ed esplorare all’infinito, semplicemente crogiolandoci nell’eccezionale sistema di navigazione di Elite Dangerous, potentissimo anche a livello visivo, oltre che nella ricostruzione dinamica delle economie e dei governi tra sistemi. Il prezzo della verosimiglianza, però, si paga nella precisa struttura dei viaggi spaziali, accompagnata da parametri avveniristici che si rivelano comunque limitanti, una volta confrontati con l’enormità della galassia: l’iperbalzo non è in grado di portarci all’istante a centinaia di anni luce di distanza, e anche la spettacolare modalità Supercruise (decine o anche migliaia di volte la velocità della luce, con sistemi e stelle che ci passano a fianco in tempo reale) si comporta secondo parametri molto ben dettagliati, persino nella percezione relativa della velocità di navigazione.

elite dangerousTutto questo, naturalmente, non può che influenzare la giocabilità multiplayer: non è possibile, ad esempio, “materializzarsi” rapidamente in mezzo a qualche battaglia, o anche solo nella zona periferica di una guerra, ed è invece relativamente semplice incontrare qualche amico in giro per lo spazio, magari dopo aver viaggiato un centinaio di anni luce, in una sequenza di balzi, dandosi appuntamento in un sistema (il server è unico e mappa tutto, compresa la nostra posizione) per poi perdersi in qualche spontanea azione cooperativa, assaltando insieme convogli o pirati. Allo stesso tempo, è ancora raro imbattersi nelle famigerate “bolle”, che dovrebbero costituire l’ossatura “tradizionalmente multigiocatore” di Elite Dangerous: l’idea è quella di enormi istanze che, diversamente da ciò che accade in tanti MMORPG, non sono immobili ma si muovono tra pianeti e sistemi, portando a spasso azioni di guerra, commercio e pirateria – o una fusione delle tre componenti – con un numero ben definito di commander/giocatori e conseguenze altrettanto precise sullo status della galassia. Una struttura affascinante, che tuttavia non è ancora abbastanza densa e definita da giustificare l’acquisto di Elite Dangerous per chi, legittimamente, è interessato a un’azione serrata e non ha voglia di perdere ore nella ricerca di un compagno, oppure non sopporta l’idea di rischiare la propria astronave e i propri crediti galattici in battaglie per nulla semplici e nemmeno troppo remunerative, in compagnia delle IA o, se abbiamo fortuna, di qualche pilota in carne e ossa. Per tutti gli altri, invece, la Via Lattea potrebbe addirittura diventare il luogo ludico per eccellenza: uno spazio dove il proprio pilota si può evolvere in qualsiasi direzione, e dove non è importante l’azione di massa con gli altri giocatori, in senso squisitamente spettacolare, bensì sapere che ci sono, che influenzano un universo comune e che si muovono con le nostre stesse regole, insieme a tutto il resto della simulazione.

[quotedx]il gioco di Frontier arriva letteralmente là dove nessun MMO è mai giunto prima[/quotedx]Elite Dangerous descrive ciò che abbiamo sempre relegato nel background (nelle distese tra una “Star War” e l’altra), ovvero l’ambiente in cui vivono tutti i “normali” attori della galassia, coraggiosi militari ma anche normali commercianti, che interagiscono e creano passo dopo passo il destino della Via Lattea, nelle grandi battaglie come nella somma delle scelte individuali. E, credetemi, per un vero appassionato di space sim non c’è davvero di cui annoiarsi, quando una stella inizia a illuminare il nostro duro lavoro da minatore di asteroidi emergendo da dietro a un pianeta, oppure quando le navi della Federazione (o dell’Impero, o dell’Alleanza, oppure semplici “poliziotti” del sistema) iniziano a darci seriamente la caccia, facendo balenare raggi e missili da ogni direzione. Elite Dangerous è davvero “pericoloso”, ma solo perché rischia di portarci per troppo tempo nello spazio, lasciando sulla Terra mamme, fidanzate e spose.

DENTRO LA VIA LATTEA

In questi giorni, tra le tante cose che mi sono domandato prima di arrivare al giudizio, ce n’è una relativa a Oculus Rift: di fatto, prima della recensione, avevo provato Elite Dangerous solo in realtà virtuale, armato di un HOTAS economico ma funzionale, con le schermate di gestione della nave che si aprivano al solo movimento della testa, la gran parte delle funzioni affidate al joystick e al throttle, ovvero agli stessi controlli visualizzati in VR, e in generale con la sensazione di essere davvero a bordo delle mie Sidewinder, Eagle (regalata per prevendite e backer, in attesa su qualche sistema), Hauler e Cobra MK III. Per lo stesso motivo, mi sono chiesto se il mio mostruoso livello di gradimento derivasse da questo, dall’incredibile inganno di Oculus, e in tutta risposta mi sono trovato davanti a una comodità di utilizzo, un game-design e una prestanza tecnica che rimangono eccezionali in ogni caso – con un pad, con mouse e tastiera e, ovviamente, pure con un normale display. Merito anche del taglio visivo e stilistico con cui ogni elemento è stato proposto, per le icone funzionali, per i sistemi di mira dedicati, per la comodità dei pannelli di controllo e per tanti altri dettagli di pura cura estetica, dalla credibile compattezza delle navi fino alle banali tracce di sporco (pure loro proceduralmente generate, stando a quel che mi ha detto Braben) sul vetro nella nave.

elite dangerousPer come la vedo io, il gioco di Frontier rappresenta nelle nude meccaniche ciò che la serie X avrebbe dovuto essere, e che solo in piccola parte è riuscita a realizzare: Elite Dangerous riesce a essere profondo e complesso, ma mai “complicato”, e anzi si fa padroneggiare con grande leggerezza nei meccanismi di navigazione, nel commercio e nella libera interpretazione del “ruolo”, con l’unica incombenza di guardarsi (raramente, in tutti questi mesi ho dovuto farlo solo un paio di volte) qualche video tutorial. Allo stesso tempo, però, il nuovo rampollo di Elite sa offrire ai più attenti motivi di grande soddisfazione. Durante il volo, ad esempio, è possibile deviare istantaneamente la potenza su armi, sistema o motore, indicare le priorità dei vari dispositivi nell’apposito pannello, disporre armi fisse o “gimballed” (montate, cioè, su un sistema meccanizzato in grado di ruotare) in gruppi di fuoco e governare direttamente lo storaggio di oggetti fluttuanti nello spazi, guidare in tempo reale l’escavazione e la raffinazione dei minerali, cercando di ottenere da tutte le azioni il massimo del profitto, senza mai dimenticare che le navi di Elite Dangerous sono sempre sottoposte alla fisica newtoniana, su vasta come su piccola scala, e che le nostre manovre nello spazio vanno inquadrate di conseguenza.

[quotesx]Elite Dangerous riesce a essere profondo e complesso, ma mai “complicato”[/quotesx]È possibile fare un discorso simile sulla pianificazione dei viaggi, dei commerci e di eventuali “terreni di caccia”. Potete mettere insieme dei bei gruzzoli affidandovi a missioni random di commercio, contrabbando, caccia a criminali e nemici di fazione, ricerca di merce illegale persa nello spazio e tanto altro ancora, facendovi guidare dagli obiettivi anche in termini di “carriera”. I giocatori più pazienti, però, possono evidenziare le rotte delle merci nell’impressionante mappa galattica – così da scovare un bene particolarmente raro e costoso, oppure capire in quali sistemi si trovano i commercianti più facoltosi e, di conseguenza, le aree maggiormente interessate dalla pirateria – per poi muoversi autonomamente e portare nelle proprie casse ancora più risorse, alla ricerca del grado di Elite in una delle specializzazioni primarie.

E ho potuto saggiare, direttamente sulla mia pelle, l’ottima e implacabile risposta degli “archetipi NPC”, dopo che il mio comportamento ha fatto infuriare militari della Federazione, bounty killer e persino semplici commercianti, che sparano a vista non appena mi trovo a portata di scanner e comunque hanno, ognuno a suo modo, uno specifico e ben studiato sistema di reazione. Per lo stesso motivo ho deciso di emigrare nei sistemi dell’Alleanza: là, in mezzo alla democrazia e ai principi dell’autodeterminazione, avrò modo di combattere le altre fazioni e diventare un patriottico pilota, o un onestissimo e ligio commerciante, per non dover di nuovo fuggire all’altro capo della galassia. Forse andrà proprio così, o forse no.