Resident Evil HD Remaster – Recensione

Benvenuto al survival horror. Con queste parole Resident Evil ci accoglieva nella leggendaria magione degli orrori di Lord Spencer, la stessa che sarebbe poi entrata di diritto nell’immaginario videoludico comune come una delle location più celebri di sempre. Ritornarci è stato come compiere un autentico balzo nel passato, quando la PlayStation era intenta a muovere i primi passi e un certo Shinji Mikami si trovava impegnato a completare la sua prima opera nelle vesti di direttore dello sviluppo. Un titolo che è diventato leggenda e dal quale sono state tratte tonnellate di seguiti e spin-off, per non parlare della lunga serie di film, fumetti, libri, action figure e chi più ne ha più ne metta. Non a caso nel 2002 Capcom decise di pubblicarne un remake su GameCube, console che ai tempi godeva di tutti i favori del gigante giapponese, tanto che per un certo periodo ospitò in esclusiva Resident Evil 4, salvo poi sbarcare su PS2 per evidenti ragioni di marketing. Solo il controverso capitolo Zero non ha mai visto la luce su altre piattaforme (Wii a parte), ma girano numerose voci su un eventuale porting in HD, che potrebbe seguire le orme del titolo oggetto di questa recensione.
[player 01yznavrx2qq69]
L’occasione è ovviamente ghiotta, sia per i fan di vecchia data che per le nuove leve, che potranno finalmente sperimentare sulla propria pelle pregi e difetti di un’opera che tutt’oggi rimane un punto di riferimento per moltissimi giocatori. La versione GameCube ai tempi era stata piuttosto incensata, poiché oltre a proporre una rinnovata veste grafica, decisamente al passo coi tempi, introdusse nuove ambientazioni, un gameplay più bilanciato e persino qualche novità in termini di meccaniche. Le ben note limitazioni, come la gestione dei movimenti in puro stile “carrarmato”, eredità dell’epoca pre-DualShock, erano ancora lì, così come le rigidissime regole base: inventario limitatissimo, backtracking perenne e un’infinità di chiavi, stemmi e gemme necessari per aprire altrettante porte. Insomma… stiamo pur sempre parlando di un gioco pensato e realizzato in un’epoca assai distante, quindi è meglio che vi prepariate psicologicamente o rischierete di sbattere contro un muro di frustrazione dal non indifferente spessore.
Resident Evil HD 01

[quotedx]La versione GameCube ai tempi era stata piuttosto incensata[/quotedx]
Chi avesse vissuto sotto una pietra nelle ultime due decadi, sappia che Resident Evil racconta la storia della squadra S.T.A.R.S., inviata a indagare su alcuni misteriosi incidenti nei pressi di Raccoon City, a quanto pare legati a un’inquietante villa piazzata in mezzo a un bosco. Un vero cliché, così come la scomparsa nel nulla delle forze speciali precedentemente presenti in loco. Dopo una rocambolesca fuga da un gruppo di famelici cani-zombie, i sopravvissuti si ritrovano così nella hall di questa immensa magione, che ben presto si rivelerà il loro peggior incubo. Al giocatore spetta la scelta del personaggio principale fra Chris Redfield e Jill Valentine, con conseguenza piuttosto importanti in termini di gameplay. Chris infatti è più forte e resistente di Jill, ma decisamente più lento nei movimenti; inoltre dispone di soli sei slot liberi nell’inventario e non può neppure utilizzare il celebre Grimaldello, utile per aprire determinate serrature. Altre differenze toccano i personaggi secondari: Barry Burton di tanto in tanto aiuta Jill in modalità del tutto automatica, mentre nel caso di Rebecca il controllo passa direttamente nelle mani del giocatore.

Con Redfield la vita è proprio dura, anche in termini di enigmi, tanto che da sempre si sconsiglia di iniziare con costui, a meno di non volersi fare del male fin da subito. Va sottolineato che nel remake esistono comunque tre livelli di difficoltà selezionabili, in grado di andare incontro anche agli utenti meno smaliziati, ma questo non significa che Resident Evil sia un gioco semplice. Molti puzzle ambientali (che qua sono predominanti) possono ammazzarvi nel giro di pochi secondi e alcuni nemici, come i celeberrimi Hunter, sono in grado di decapitarvi con un singolo colpo. Insomma, passano gli anni, ma certe cose non cambiano mai. Vi sono comunque alcune eccezioni decisamente piacevoli: nel Remaster è stato introdotto un sistema di controllo finalmente analogico, decisamente più intuitivo e moderno rispetto a quello “tank” adottato in passato. Detto questo, non appena si impugna la pistola si ritorna dritti dritti negli Anni 90, con il protagonista piantato in terra che può giusto cambiare la direzione di tiro. Di muovere quelle dannate gambette proprio non se ne parla, neanche per indietreggiare di qualche passo. Tocca farsene una ragione, anche se talvolta è davvero frustrante.
Resident Evil HD 03

[quotesx]nel remaster è stato finalmente introdotto un sistema di controllo analogico[/quotesx]
Sorvolando su questo aspetto, è il comparto tecnico quello che di certo interesserà la maggior parte dei papabili acquirenti. Trattandosi di un titolo decisamente particolare, c’era parecchia curiosità sul lavoro di adattamento operato dagli sviluppatori. Fra gli aspetti maggiormente positivi riscontrati nella nostra prova non possiamo tralasciare il passaggio ai 16:9, anche se non manca un’opzione 4:3 per i puristi. I personaggi, inoltre, appaiono decisamente più dettagliati, anche grazie a texture di qualità nettamente superiore, cui si affianca un’illuminazione più sofisticata. Meno entusiasmante la resa dei nemici, che probabilmente sono stati trasportati di peso dalla versione GameCube, un aspetto che coinvolge anche la gran parte dei fondali. In questo caso il contrasto fra i 1080p dei soggetti poligonali e la scarsa definizione delle ambientazioni pre-renderizzate crea sovente una stonatura evidente. Non di rado si ha la nettissima impressione che i grafici si siano limitati a upscalare i vecchi asset dell’edizione Nintendo, applicando giusto qualche filtro. Stesso discorso per i video, che perlomeno sono stati adattati ai 16:9. Su PS4 il framerate è bloccato a 30 fps e ci chiediamo quale ragione abbia spinto Capcom a non puntare direttamente ai 60, considerando la scarsa complessità del motore di rendering. Non che avrebbe fatto una grande differenza, intendiamoci: stiamo pur sempre parlando di un titolo dall’azione mediamente lenta.

Per certi versi Resident Evil mostra ben più di una ruga ed è fin troppo evidente che provenga da un’epoca molto lontana. Ciò nonostante rimane un’opera fondamentale, un caposaldo che andrebbe giocato a prescindere, nonostante i sopraggiunti limiti di età.