Blackguards 2 – Recensione

blackguards 2

Per il sottoscritto la nostalgia è solita assalire alle spalle con un pugnale +2 ad ogni gioco basato su Das Schwarze Auge, il sistema pen & paper creato da Ulrich Kiesow che ha rappresentato per molti italiani l’ingresso nel mondo dei giochi di ruolo, quando venne tradotto nel bel paese dalla Edizioni El, alla fine degli anni Ottanta. Il primo Blackguards è stato uno strategico a turni niente male al momento della sua uscita, forte di alcune idee azzeccate e dell’insolito gruppo di personaggi al comando del giocatore, con manigoldi dalla dubbia morale al posto di dozzinali eroi senza macchia né paura. Come si migliora una formula simile? Con più cattiveria, che domande! Già l’inizio di Blackguards 2 è abbastanza deprimente, con la bella Cassia di Tenos prelevata nel sonno e abbandonata a marcire giù nei sotterranei del suo stesso palazzo, una gentilezza cortesemente offerta da suo marito Marwan, senza un motivo apparente, all’improvviso e all’oscuro del destino capitato all’amata sorella Mirai: una situazione destinata a condurre Cassia alle soglie di una lucida pazzia, che la farà rinascere nell’aspetto e nella determinazione, qualche anno e qualche missione di tutorial dopo. Basta il tempo di sviluppare un’empatia con gli stessi ragni giganti che le hanno deturpato il volto, per fuggire dalla prigionia e mettere assieme un gruppo di avanzi di galera sicuramente familiari ai giocatori del primo capitolo, con lo scopo di presentare all’ex coniuge un conto particolarmente salato…

THE MARCH OF THE BLACK QUEEN

Come nel primo episodio, i ragazzi di Daedalic hanno confezionato uno strategico a turni con una forte componente ruolistica, dedicata alla crescita delle singole unità e alle loro relazioni. Cassia, come detto, partirà alla ricerca di volti vecchi e nuovi per creare un’armata con cui rovesciare il regno di Marwan e giungere alla resa dei conti, guadagnando esperienza per sé e per i suoi alleati dopo ogni missione.

[quotedx]Daedalic ha confezionato uno strategico a turni con una forte componente ruolistica[/quotedx]I talenti, gli incantesimi e le abilità varie prelevate dai regolamenti di Das Schwarze Auge garantiscono una soddisfacente personalizzazione delle varie unità, mentre gli accampamenti tra una sortita e l’altra offrono preziosi momenti di interazione dove addestrarsi, organizzare l’equipaggiamento e dialogare con i compagni di viaggio. Un particolare che ho apprezzato tantissimo, forte di un doppiaggio inglese particolarmente ispirato e di una caratterizzazione azzeccata dei balordi che ci porteremo dietro: senza inutili spoiler, la trama e i suoi protagonisti rappresentano un ottimo incentivo per arrivare ai titoli di coda, almeno per chi non si lascia spaventare da righe e righe in inglese. Sì, perché al momento la versione italiana è praticamente un cantiere aperto, alternando linee di testo tradotte a placeholder vuoti e porzioni ancora in lingua originale. Si tratta di un elemento da mettere sulla bilancia per i meno avvezzi alla lingua d’Albione, che magari stanno ponderando l’acquisto leggendo queste righe.

blackguards 2

PAINT IT BLACK

Il fulcro di Blackguards 2 è sempre rappresentato dai combattimenti, spesso capaci di far fronteggiare schieramenti di forze decisamente numerosi, affiancando ai nostri protagonisti i mercenari fedeli alla Manticora, un zelante psicopatico che libereremo in una delle prime missioni. È quindi benvenuta una delle prime migliorie rispetto all’episodio precedente, ovvero la possibilità di schierare liberamente le unità sul campo prima di iniziare: una novità assai comoda per partire quantomeno con il piede giusto, considerando che combattimenti durano parecchio e non è possibile salvare la partita nel mezzo dell’azione. Rispetto al passato, è stata introdotta una barra della resistenza per i personaggi orientati al corpo a corpo, che limita l’abuso delle tecniche più micidiali, così come la possibilità di abbassarsi al riparo per guadagnare un forte bonus difensivo contro frecce e oggetti da lancio. Piccoli ma importanti accorgimenti, vitali per scongiurare lo strapotere di arcieri e guerrieri particolarmente “pompati”, punto debole del primo capitolo ampiamente segnalato dai fan a Daedalic Entertainment.

[quotesx]si possono finalmente schierare le unità prima di iniziare[/quotesx]Ritornano alla grande gli scenari interattivi con cui far crollare un bel lampadario sui nemici in perfetto stile Errol Flynn o dar fuoco a elementi infiammabili per ferire e intralciare l’avanzata nemica. Una bella soddisfazione, ma i nemici non rimarranno con le mani in mano grazie alle trappole disseminate nelle mappe, da tagliole a pile di casse che verranno poco elegantemente rovesciate addosso ai guerrieri meno accorti. A tal proposito sarà opportuno usare l’apposito tasto per evidenziare la loro zona d’azione per elaborare una strategia. Da segnalare la presenza di una mappa strategica con cui scegliere il prossimo obiettivo, prima di ogni missione. A seconda dell’avamposto liberato potremo mettere le mani su vantaggi particolari, da bonus destinati a precisi personaggi all’ampliamento dell’inventario in vendita presso il nostro mercante di fiducia. Marwan, però, non rimarrà a guardare, inviando periodicamente spedizioni punitive per reclamare i suoi vecchi possedimenti. Toccherà difenderli con dei semplici mercenari, nel caso che i nostri protagonisti non siano accampati nella località attaccata, pena la perdita dei bonus guadagnati.

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FADE TO BLACK

Tecnicamente Blackguards 2 condivide il destino di tutti i giochi basati su Das Schwarze Auge, ovvero una presentazione “da serie B” che va messa in conto se il gioco non ha nel titolo le parole “Dungeons” e “Dragons”. Anche stavolta ci aspettano modelli e fondali poco più che funzionali, con l’impossibilità di ruotare liberamente la telecamera; niente di inguardabile, sia chiaro, ma con i requisiti minimi neppure troppo bassi si poteva tirare fuori qualcosa di meglio. In linea di massima si avverte comunque una cura nei particolari superiore rispetto al primo capitolo, specialmente per quanto riguarda le magie e le animazioni dei nemici più grossi. Il sonoro è un insieme di alti e bassi: al bel doppiaggio a cui accennavo prima si affiancano colonne sonore ripetitive, particolarmente snervanti nelle mappe più durature, che spingeranno più di un giocatore a zittire l’audio per evitare di ascoltare per l’ennesima volta il solito loop, prediligendo una taumaturgica dose di silenzio.