Dead or Alive 5 Last Round – Recensione

dead or alive 5 last round

Ci vuole un attimo di riscaldamento per familiarizzare con qualcosa di nuovo. Considerate tutte le versioni di Dead or Alive 5 che abbiamo giocato negli ultimi anni, direi che Yosuke Hayashi ha tastato il terreno a sufficienza. Gli si perdonerà questa ennesima iterazione, ovvero Dead or Alive 5 Last Round, specie alla luce dello scarno panorama marziale sull’attuale generazione di console, tralasciando l’eccellente Killer Instinct sulla macchina Microsoft. Anche perché ve lo portate a casa al modico prezzo di quaranta euro circa, una cifra onesta per la versione definitiva di un picchiaduro traboccante di contenuti.

I’M A COWBOY, ON A STEEL HORSE I RIDE…

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Retrotrivia #1

Dead or Alive debutta nelle sale giochi giapponesi nel 1996, seguito l’anno successivo da una conversione su Saturn, relegata purtroppo al solo mercato nipponico. In sala giochi è stato il primo prodotto non SEGA a utilizzare la scheda SEGA Model 2, concessa su licenza. La popolarità in occidente arriva però con la versione per PSX, realizzata con un motore grafico rinnovato in grado di proporre modelli poligonali abbelliti da un gustoso gouraud shading, aggiungendo al roster i personaggi di Ayane e Bass.[/box_articoli]Sessanta fotogrammi al secondo a 1080p sulle nuove piattaforme, mettiamo subito le mani avanti. Ché i personaggi di Dead or Alive 5 li avrete visti abbondantemente sulla vecchia generazione di console, ma mai così belli e fluidi. Sono ben trentaquattro, un cast massiccio comprendente lottatori vecchi e nuovi, dai veterani della saga a qualche volto preso in prestito da Virtua Fighter. Le due facce nuove, esclusive di questo round finale, sono Raidou e Honoka. Nuove per modo di dire, almeno nel caso del brutale Raidou, boss del primissimo capitolo nel lontano 1996 e qui in un’inedita versione cyborg. A quanto pare a Hayashi e compagni piacciono i ninja morti e resuscitati come ferraglia ambulante, considerando il precedente di Yaiba Kamikaze in Yaiba: Ninja Gaiden Z. Potente e massiccio, praticamente agli opposti della giovane Honoka, studentessa giapponese con un moveset piuttosto eclettico, che prende in prestito qua e là tecniche dagli altri lottatori. Una sorta di Dural in uniforme scolastica, con un background che la dipinge come un giovane genio della lotta in grado di replicare le abilità altrui solo guardandole. Fa nulla se una simile scelta vi farà storcere il naso; con un roster tanto grande ce n’è davvero per tutti i gusti e non faticherete a trovare un guerriero su cui investire decine di ore, prima nella modalità allenamento (a proposito, c’è un tutorial molto chiaro con cui apprendere i rudimenti del gioco e far pratica con le meccaniche più avanzate) e poi contro la CPU o online.
dead or alive 5 last round
Ovviamente Last Round incorpora tutti gli aggiornamenti mirati a stabilizzare il gioco, correggendo bug e aggiornando i personaggi. Purtroppo, al momento non ho potuto valutare come avrei voluto la bontà del gioco in rete su PS4 causa assenza di antagonisti al momento della recensione, tuttavia quando metterete le mani sul titolo verrete salutati da una piccola patch mirata anche a ottimizzare questo aspetto, a detta del publisher. In caso di evidenti problemi (le poche partite che ho testato online sono andate bene, ma sai mai con ‘sti giapponesi), pubblicheremo un aggiornamento, altrimenti resteremo in silenzio radio.

FLY ME TO THE DANGER ZONE

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Retrotrivia #2

Akira, Pai e compagni non sono nuovi a crossover e spin off di vario genere, dal relativamente recente Project X Zone al glorioso ma bistrattato Fighter Megamix su Saturn. Forse il più bizzarro è Virtua Quest (2004), action RPG uscito su GameCube e PS2 dove il marmocchio Sei deve rovesciare una cospirazione nella dimensione virtuale conosciuta come Nexus, imparando a combattere grazie alle memorie dei leggendari lottatori dei tornei Virtua Fighter e apprendendo mosse con cui personalizzare il suo stile di combattimento.[/box_articoli]Come extra ci sono un paio di stage nuovi, o quasi. Danger Zone richiama il capostipite della serie con i suoi bordi del ring esplosivi, praticamente il paradiso per I fanatici delle juggle. The Crimson, invece, arriva dritto da Dead or Alive 2, un livello urbano che sembrava assolutamente incredibile nella versione Hardcore su PS2 e non appare malaccio neppure qui. Poi, siccome la potenza delle nuove macchine la dovremo pure usare per qualcosa, ecco che l’attuale generazione potrà bearsi del Yawaraka Engine, motore messo a puntino per rendere le texture della pelle più realistiche e definite, oltre a rappresentare al meglio le ballonzolanti forme delle procaci lottatrici della saga. Perché sì, dopo decine di episodi e spin off avrete capito che Dead or Alive è un elementale del fan service, ma fortunatamente può permetterselo.
Il sistema di combattimento rimane lo stesso, con i suoi tre tipi di attacco e rispettive relazioni da comprendere prima ancora di salire sul ring: i colpi base interrompono le proiezioni, queste vincono sulle prese (praticamente le counter del gioco) che, a loro volta, afferrano pugni e calci dell’avversario per mandarlo a gambe all’aria. Una meccanica profonda ma intuitiva, con un ritmo serrato sottolineato dalla velocità dell’azione, mai come questa volta fluida e godibile. Ecco, magari grazie al Yawaraka Engine chiuderete un occhio sui modelli poligonali non più attualissimi (parliamo comunque della versione riveduta e corretta di un titolo uscito nel 2012) ma non sui fondali, che appariranno forse spartani a confronto; tuttavia nel trambusto dell’azione ci si fa poco caso, garantito.

dead or alive 5 last round[box_articoli]

Retrotrivia #3

DOA3 (2001) fa parte della line up di lancio della prima Xbox senza neppure passare in sala giochi: un caso assai singolare, considerando che l’originale non aveva sfondato in Occidente. Il boss Omega viene combattuto con una singolare visuale in terza persona che rende un’impresa anche solo arrivare in corpo a corpo. Riapparirà nell’episodio Dimensions per 3DS in una veste più tradizionale, per poi sparire nuovamente. Le versioni PAL e jappo del gioco contengono costumi e modalità extra rispetto alla versione USA, parzialmente aggiornata da un disco bonus abbinato alla rivista OXM.[/box_articoli]Il resto è al suo posto con tutte le modalità di cui avete bisogno per divertirvi, dalla Storia per apprendere i retroscena della trama e conoscere i nuovi volti ai classici come Arcade e Sopravvivenza. In tutta questa abbondanza è un po’ un peccato che, nonostante i costumi e gli accessori sbloccabili siano comunque numerosissimi, ce ne siano parecchi che si presentano già da ora intoccabili se non in forma di DLC, ma pazienza, si tratta comunque di elementi accessori che non influenzano il resto. Sulle vecchie piattaforme l’acquisto dei nuovi contenuti dipende da quanto apprezzate la saga: del resto il gioco è sul mercato da anni e probabilmente possedete già la versione base grazie alla Instant Game Collection se siete utenti Sony abbonati al servizio Plus, ma difficilmente troverete un simile rapporto qualità prezzo in salsa marziale nella nuova generazione. Roba con cui picchiarsi per molto tempo, almeno fino all’uscita europea di Guity Gear Xrd.