Helldivers – Recensione

Quante volte avete sentito parlare di una galassia da salvare? Io un sacco. E non vi nascondo che, quando mi si ammassano i piatti nel lavandino della cucina e cerco le peggio scuse per evitare di mettermi a spignattare, qualcuna di queste me la sono pure inventata. Oggi però non si scherza: la Super Terra, quella che sarà la nostra casa nel futuro, è in pericolo. Non serve che vi alziate dal divano, né che molliate la vostra copertina di lana. Impugnate il pad ed entrate negli Helldivers, il gruppo d’elite che veglia sul sonno dell’umanità.

UNA FRECCIA IN TESTA

[quotedx]La guerra di Helldivers non è di quelle che si possono vincere da soli[/quotedx]
Helldivers, prodotto da Arrowhead Game Studios, gli stessi del recente remake di Gauntlet, è un twin stick shooter cooperativo in cui dovrete respingere gli assalti di tre differenti razze aliene che stanno minacciando la Super Terra. Potrete farlo da soli (l’equivalente di andare per i fatti vostri in un posto romantico a San Valentino), assieme a tre amici o sfruttando il matchmaking che pesca gente a caso nel mondo. Il vostro alter ego sarà un Helldiver, un soldato addestrato a combattere in costante inferiorità numerica e in condizioni estreme. Una volta terminato il percorso di addestramento, propedeutico all’apprendimento delle semplici meccaniche di gioco, verrete catapultati all’interno di una nave della flotta terrestre, che fungerà da hub per tutte le operazioni.

Helldivers propone un Sistema Solare alternativo a quello che conosciamo, con la Super Terra posta al centro e i tre pianeti nemici disposti ai margini della galassia, equamente distanziati tra di loro. Lo spazio tra chi attacca e chi difende è diviso in settori, in cui tanto gli alieni quanto la Flotta Terrestre possono esercitare la propria influenza. Vincere battaglie aumenta il vostro potere, mentre perderle consente ai nemici di avanzare verso la vostra casa. Questa guerra, ed è bene che lo teniate a mente, non è però di quelle che si possono vincere da soli. I singoli risultati di chiunque si cimenti con la produzione di Arrowhead vengono infatti registrati e contribuiscono ad avvicinarvi o allontanarvi dalla vittoria finale, rappresentata dall’eliminazione completa delle tre razze. Ogni volta che una stirpe aliena viene sconfitta sul suo pianeta natale, non rappresenta più una minaccia. E quando questo “cinema” finisce, che succede? Suppongo che riparta tutto da zero, ma nei quattro giorni di test che hanno preceduto questa recensione non è mai capitato.
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IN MISSIONE, SOLDATO

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L’HUB

Sulla nave della Flotta Stellare, oltre alla mappa che dà accesso alla Battaglia Galattica, trovano posto altre tre strutture. L’Armeria consente di personalizzare aspetto e abilità del nostro alter ego, spendendo i punti tecnologia, ottenibili tramite la raccolta di alcuni campioni sui pianeti e avanzando di livello, per migliorare arsenale e stratagemmi. L’Enciclopedia dà invece modo di scoprire qualcosa di più sul background del gioco e sui nemici che affronteremo, illustrandoceli con una breve spiegazione. Ultima ma non meno importante è la piattaforma dedicata al multiplayer. Da lì potrete scegliere se affidarvi al matchmaking o se entrare con la delicatezza di un elefante in una cristalleria nelle partite dei vostri amici.
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Ogni singolo settore di Helldivers mette a disposizione svariati pianeti, a loro volta “spezzettati” in due o più stage da completare per ottenere il controllo della zona. Le missioni, divise in 12 livelli di difficoltà, chiedono di portare a termine diversi compiti: ci sono oggetti da recuperare, aree da difendere, altre da conquistare, altre ancora da far brillare come fossero un bel fuoco d’artificio. Terminato il briefing, rappresentato da una schermata tattica statica in cui vengono illustrati gli obiettivi e la loro dislocazione sulla superficie del pianeta, si passa alla fase di pianificazione pratica, in cui potrete decidere la zona d’atterraggio del vostro Helldiver e l’equipaggiamento che porterà con sé in territorio ostile.
Ogni soldato può contare su una skill che offre un bonus permanente (come una traccia laser per le armi, il potere di stordire per le granate, la capacità di assorbire più colpi e via discorrendo), un’arma primaria a una mano, una secondaria più “pesante”, due granate e degli stratagemmi, bizzarro nome dietro cui si nasconde una delle trovate più interessanti e strategiche del gioco di cui ci occuperemo tra poco. Scesi sul pianeta, l’azione è quella che ci si aspetterebbe in un qualsivoglia twin stick shooter: frenetica e veloce, con una piccola aggiunta non da poco rappresentata da un friendly fire di cui non si può non tenere conto, visto che il fuoco amico è capace di mandarvi al creatore tanto quanto un colpo ben assestato da una creatura nemica. Tutto funziona come ci si aspetterebbe: lo stick sinistro controlla i movimenti del vostro soldato, mentre a quello destro è affidata la linea di tiro. I tasti R2 e R1 servono, rispettivamente, per aprire il fuoco (meno mantenete la pressione, più sarà preciso il colpo) e ricaricare le armi, mentre L2 ed L1 vengono impiegati per lanciare le granate e per accedere all’interfaccia degli stratagemmi. Visto che è la seconda volta che vengono nominati, facciamo un po’ di luce su questi assi nella manica: di base, stiamo parlando di potenziamenti di varia natura che vanno richiamati tramite combinazioni di tasti da inserire con la croce direzionale e che, una volta usati, necessitano di un tempo di cooldown prima di tornare nuovamente disponibili. Ne esistono di quattro tipi: rifornimento, offensivi, difensivi e speciali. Nella prima famiglia rientrano quelli che danno munizioni o armamentario supplementare, nella seconda tutto ciò che ha un uso immediato, come i bombardamenti aerei. Nella terza spiccano cosucce come torrette di sorveglianza mentre nell’ultima tutto ciò che serve per riportare in vita i compagni o completare gli scenari. Già, perché gli Helldiver rischiano spesso di morire. Se ai primi livelli di difficoltà questo non sarà un vero problema, visto che c’è sempre tempo per recuperare, gli stage più avanzati non consentono errori né per ciò che concerne tempismo e coordinazione, né per quanto riguarda le linee di tiro. A patto che vogliate tornare sani e salvi sulla nave della Flotta Terrestre, ovviamente.

PIÙ STRATEGICO DI QUANTO POSSA SEMBRARE

Helldivers riesce spesso nel difficile intento di coniugare un approccio strategico a un’azione frenetica. Ogni singola mossa va ben pensata, perché porta con sé delle conseguenze, sebbene facilmente intelligibili, di cui è necessario tener conto. Atterrare vicino alle zone sensibili, per esempio, dà sì modo di arrivare prima sul bersaglio, ma espone anche ai rischi di un confronto con le pattuglie nemiche prima che vi siate potenziati e riforniti a dovere. Ogni volta che completerete con successo una missione, inoltre, accumulerete esperienza, utile per progredire di livello. Non ci sono statistiche numeriche da pompare: un Helldiver di ventesimo livello è identico a un novellino di primo pelo, eccezion fatta per le parti estetiche che si sbloccano via via. Quello che fa la differenza sono i potenziamenti per le armi, nuovi e più devastanti stratagemmi (recuperabili completando tutte le missioni di un singolo pianeta) e il miglioramento dell’arsenale nel suo complesso. Già, perché i vostri gingilli non differiscono l’uno dall’altro unicamente sotto l’aspetto cosmetico. Benché diverse delle armi si somiglino, ognuna ha il pregio di adattarsi o meno al vostro stile. I meno precisi, come me per esempio, troveranno un valido alleato in uno dei primi fucili d’assalto sbloccati, lo “Spezzaossa”, mentre chi ha una mira infallibile si troverà più a suo agio con le armi laser, che temono solo il surriscaldamento. Quale che sia il vostro modus operandi, Helldivers riuscirà ad assecondarlo.
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IL CAOS ORDINATO DI HELLDIVERS

Come scrivevo poco sopra, l’azione è frenetica, il ritmo incalzante. Spesso, tuttavia, si corre il rischio di veder sfociare il tutto nella confusione più pura. Se avete la fortuna di pescare il gruppo giusto, però, è tutta un’altra storia e le incursioni sui vari pianeti diventano più che uno spasso. Il problema più evidente, semmai, va ricercato nella struttura delle missioni, tutte molto simili tra loro anche nelle varianti più “esotiche” (in cui viene semplicemente nascosto l’obiettivo), con il rischio noia pronto a fare capolino già dopo un paio d’ore di gioco, specie se affrontate l’intera esperienza da soli, in single player. Per come è strutturato, tuttavia, Helldivers si comporta bene anche se non avete ore intere da dedicargli: nel caso dei pianeti con più missioni, raramente sarete costretti a giocare più di una trentina di minuti per veder premiati i vostri sforzi e questo, lasciatevelo dire da un veterano di WoW che per anni ha giocato per il loot, è un pregio non da poco.