Mario Party 10 – Recensione

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Come ho già avuto modo di ribadire anche nel recente passato, ho sempre apprezzato la serie Mario Party per la sua capacità di divertire in famiglia e tra amici, in tutta spensieratezza. E questo, nonostante i vari episodi che si sono succeduti nel tempo abbiano subito degli alti e bassi a livello squisitamente qualitativo, pur mantenendosi sempre in quella terra di mezzo tra l’eccellente e il comunque godibile. In casa mia, peraltro, anche una console sfortunata come Wii U ha il suo bel monte ore di utilizzo, vuoi perché dall’uscita si sono comunque succedute una serie di esclusive assai interessanti, vuoi per la presenza in casa di due bambini di 10 e 8 anni che amano oltremodo la Nintendo Difference (pur non disprezzando sortite anche su altre piattaforme) e di una moglie totalmente Toadcentrica. Da un mesetto a questa parte, grazie alla lungimiranza di Nintendo Italia che mi ha fornito il gioco completo per tempo, ho potuto sbizzarrirmi fino quasi alla nausea con Mario Party 10, prendendo e dando scoppole al resto della famiglia, con buona pace della quiete casalinga che dovrebbe essere la base per una convivenza serena.

NEL SEGNO DEL CLASSICO

Mario Party 10 prende in prestito la struttura generale di Mario Party 9, ma ha la capacità di declinare lo sviluppo delle partite a modo suo, almeno in alcune cose. Diversamente da molti altri episodi della serie, il tabellone di gioco non è strutturato in modo aperto, ma segue il classico schema da Gioco dell’Oca, con il gruppo di quattro partecipanti che salgono su un veicolo e percorrono tutta la strada fino all’arrivo, contendendosi la vittoria a colpi di Stelle, da guadagnare attraverso i classici minigiochi o per mezzo di attività extra più o meno lecite. A turno, ciascun personaggio tira un dado da 6, piuttosto che altri dadi speciali guadagnati in giro, e muove il veicolo lungo il percorso, subendo i bonus o i malus della casella di arrivo. Ogni stazione, ovviamente, ha un effetto diverso sul giocatore che sta guidando, piuttosto che su tutto il gruppo, anche se le quelle maggiormente impattanti sulla distribuzione delle Stelle sono proprio le posizioni che attivano i già citati minigiochi.

mario party 10I minigiochi presenti in Mario Party 10 sono circa una settantina: alcuni sono riciclati nelle dinamiche dagli episodi precedenti, mentre altri mettono sul piatto qualcosa di nuovo. Nella modalità Classica (delle altre varianti parlerò a breve) tutti e quattro i partecipanti devono avere in mano un Wiimote, mentre il GamePad si limita a mostrare un Bowser in gabbia che viene liberato una volta uscite al tiro tutte le facce del dado da 6, con conseguenze per lo più nefaste per tutti (ma, in particolare, per chi ha avuto la sfortuna di avere in mano il volante in quel momento).

IL MIO NOME È BOW… BOWSER

La classica modalità Mario Party è affiancata dalla nuovissima Bowser Party, nella quale i personaggi attivi sono cinque e non quattro, laddove il giocatore aggiunto veste i panni di Bowser, utilizzando il GamePad. Si tratta a tutti gli effetti di una gara a inseguimento, coi quattro che devono collaborare per percorrere il tabellone fino alla fine, mentre il nemico storico di Super Mario tira quattro dadi assieme e tenta in ogni modo di evitare che ciò accada. Se Bowser raggiunge il veicolo, parte un minigioco 1 vs 4 in cui in palio ci sono i Cuori che caratterizzano la vita rimasta degli inseguiti: a seconda del risultato, Bowser può rosicchiare il paniere di Cuori dei concorrenti, piuttosto che contribuire a rimpinguarlo ulteriormente. Si tratta di una modalità assai spassosa, aperta anche a clamorosi ribaltoni dell’ultimo minuto, che ha come unico limite il numero di minigiochi dedicati a Bowser (circa una decina), troppo pochi per non risultare alla lunga un po’ ripetitivi.

mario party 10A condire ulteriormente l’offerta, Nintendo non si è lasciata sfuggire l’occasione di mettere in campo anche i celebri Amiibo, le action figure dotate di tecnologia NFC che stanno svuotando da qualche mese il portafogli di più di un appassionato collezionista. Agli Amiibo è dedicata una modalità a parte, con un tabellone quadrato da percorrere in dieci turni. Qui in palio non ci sono Cuori, ma Monete, con le quali acquistare le poche Stelle presenti in giro e che spawnano in caselle a caso, in un valzer randomico capace di soverchiare qualsiasi cosa abbiate imparato a scuola sul calcolo delle probabilità. Ogni giocatore deve avere sempre in mano il suo Amiibo, che viene poggiato sul lettore NFC del GamePad per compiere qualsiasi operazione che esuli dalla partecipazione ai minigiochi, laddove invece si riprendono in mano i Wiimote. Ovviamente, qualsiasi progresso o add-on sbloccato per il nostro Amiibo di fiducia viene registrato all’interno dello stesso, permettendoci di portarlo a casa di qualche altro appassionato di Mario Party 10 e utilizzarlo al pieno delle facoltà. La modalità Amiibo, seppur divertente in linea di massima, è la meno riuscita delle tre, un po’ perché si è rivelato alquanto scomodo il reiterato uso delle statuette sul GamePad da parte di quattro persone, e un po’ perché la sua essenzialità dà l’impressione di un escamotage pensato “al volo” per aggiungere gli Amiibo in qualche modo a Mario Party 10, piuttosto che una scelta ragionata e voluta.

FOREVER ALONE

Al di là delle tre modalità di cui sopra, Mario Party 10 ha tutto un contorno composto da elementi da sbloccare e collezionare (non solo per gli Amiibo), la maggior parte dei quali acquistabile in un negozietto gestito da Toad, sfruttando le Monete che vengono accumulate in comunella, partita dopo partita. Non manca, poi, una manciata di prove extra, perfette per una partitella veloce, senza star lì ad affrontare tutte le peripezie di un tabellone, anche se la selezione si limita a un badminton per quattro giocatori, un puzzle game in stile Bejeweled e agli stessi minigiochi di Bowser e Bowser Jr. già presenti nelle modalità principali.

mario party 10Il quadro della situazione dovrebbe esservi ormai chiaro. Mario Party 10 e un Mario Party, né più, né meno. La formula è quella, inutile girarci attorno: spasso assicurato giocando in tanti, inutilità prescindibile se siete lupi solitari. La cosa bella di Mario Party 10 (e anche degli altri precedessori, diciamocelo) sta nella capacità di premiare quello bravo, lasciando però aperti grandi spiragli anche a chi i videogiochi non li mastica dalla sera alla mattina. È, insomma, equo nella distribuzione di abilità e fortuna: una peculiarità essenziale per un party game che si voglia definire tale.