Borderlands: The Handsome Collection – Recensione

Non pochi, dopo l’uscita di Borderlands: The Pre-Sequel avevano chiesto a gran voce una release per PS4 e Xbox One, ma sinceramente non ci saremmo mai aspettati che 2K avrebbe deciso di cogliere la palla al balzo e che avrebbe tirato fuori una raccolta dall’indubbio valore. Già, perché questa Borderlands: The Handsome Collection è molto più dell’ennesimo porting per le piattaforme current-gen: di fatto ci troviamo al cospetto di una vera e propria “doppia GotY”, se ci passate il termine; con tanto di DLC che da soli garantiscono decine e decine di ore in più al già elevato computo di questi due FPS venati di RPG targati Gearbox. Troviamo quindi Capitan Scarlett e il suo Bottino dei Pirati, Campagna del Massacro di di Mr Torgue, Caccia Grossa con Sir Hammerlock, Assalto alla Rocca del Drago con Tiny Tina, L’assalto dell’Holodome e persino il nuovissimo Viaggio Claptastico.

[quotedx]In un solo package è possibile trovare Borderlands 2, The Pre-Sequel e una vagonata di contenuti aggiuntivi[/quotedx]
Non solo, ma in Borderlands: The Handsome Collection sono presenti anche i personaggi aggiuntivi legati ai vari pack distribuiti in passato, ivi compresi Gaige la Necromante, Krieg lo Psycho, Aurelia la Baronessa e persino il Doppelganger di Jack il Bello. Insomma, tantissimo materiale, che potrebbe anche interessare a tutti quei giocatori che si sono limitati alla campagna principale, snobbando i numerosi DLC. Purtroppo indispettisce apprendere che tutto questo ben di Dio non sia presente in forma completa sul Blu-ray, tanto che appena infilato il disco nella console tocca sorbirsi ben 8 GB di download su PS4 e 16 (!!!) su Xbox One. Viene spontaneo chiedersi cosa diavolo ci abbiamo messo realmente sul supporto argenteo… Fatto sta che se non disponete di una linea ADSL veloce quanto affidabile (due fattori tutt’altro che scontati in Italia), vi toccherà mettervi l’animo in pace e attendere il completamento della procedura. Certo, si può comunque iniziare a giocare (almeno su PS4), ma il cross-save non sarà disponibile, così come Viaggio Claptastico e il pacchetto miglioramenti Cacciatore definitivo nº2. Per non parlare dei bug… insomma, decidete voi se ne vale la pena o meno.
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PANDORA VS ELPIS

Dovete sapere che nonostante i due titoli si trovino nella medesima compilation, il loro porting è stato affidato a due team differenti, con esiti altrettanto dissimili. Dell’adattamento di Borderlands 2 se ne sono occupati i ragazzi di Iron Galaxy Studios, software house americana che vanta un gran numero di collaborazioni e porting, ivi compresa la conversione per PS Vita del titolo sopra citato. Un’esperienza formativa che di certo gli deve aver spianato la strada in fase di programmazione su PS4 e Xbox One. Ci troviamo infatti al cospetto di un ottimo lavoro, che non sfigura di certo nei confronti della versione PC: risoluzione a 1080p, eccellente antialias e, soprattutto, un frame rate quasi sempre ancorato ai 60 fps. Ci teniamo a sottolineare questo dato con particolare enfasi, poiché purtroppo lo stesso non si può dire di The Pre-Sequel, che quella cifra magica fatica non poco a raggiungerla.

[quotesx]in quanto a resa visiva non ci si può affatto lamentare[/quotesx]
I ragazzi di Armature Studio non sono infatti riusciti a ottenere i medesimi risultati dei loro colleghi. Se in quanto a resa visiva non ci si può affatto lamentare (compreso il filtro anisotropico, vero e proprio tormentone degli ultimi tempi), la fluidità appare invece compromessa in più occasioni, con il frame rate che oscilla spesso fra i 30/40 e i 50/60 fps, con tanto di screen tearing nei momenti più concitati, giusto per rincarare la dose. Sia ben chiaro, non è un qualcosa che rompe il gioco, ma di certo questa disparità qualitativa non fa onore a un titolo che magari non sarà il miglior Borderlands di sempre, ma che ha comunque una sua dignità. Incredibile ma vero, è il video introduttivo quello ad aver subito il peggior trattamento, nonostante si tratti a tutti gli effetti di un filmato: alla fin troppo evidente visualizzazione a scatti, si sovrappone un traccia audio sparatissima e dal suono metallico, tipico di uno scarso bitrate. Misteri del coding moderno.
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Per fortuna si tratta di un problema circoscritto, che passa presto in secondo piano grazie a caricamenti assai più rapidi rispetto alle controparti old-gen. Anche il fastidioso bug relativo al texture streaming (tipico dell’Unreal Engine 3) è stato ridotto ai minimi termini, visibile giusto per un paio di secondi quando si passa da un livello all’altro (completamente assente invece quando si aprono le casse). La pulizia grafica è esemplare, merito soprattutto di un antialias fra i migliori che ci siano capitati di vedere in questa generazione. Considerando lo stile molto essenziale, ricco di linee rette e contrasti cromatici, non era affatto un risultato scontato. Piuttosto essenziale invece la fisica, privata del supporto PhysX, nonostante l’SDK sia da tempo disponibile sulle piattaforme di Microsoft e Sony. Due parole infine sul supporto cross-save, che di fatto permette di importare i salvataggi dalle vecchie console alle nuove, a patto che appartengano al medesimo produttore: niente Xbox 360 > PS4 o PS3 > Xbox One, insomma.