Con un tempismo quasi sospetto, From Software porta oggi a scaffale Dark Souls 2: Scholar of the First Sin, riedizione in versione current-gen del titolo che ha preceduto il recente Bloodborne (di cui qui potete leggere la corposa recensione, che mi è costata giorni e notti di fatica e sangue). Lo scopo è chiaro: catturare l’attenzione di tutti coloro che si sono fatti attrarre dal masochismo intrinseco dell’ultimo titolo del buon Hidetaka Miyazaki, ma che finora hanno (deliberatamente o meno) ignorato tutto quanto è stato partorito finora dal talentuoso designer giapponese.
Premesso questo, sarebbe ingeneroso limitare la discussione su Dark Souls 2: Scholar of the First Sin al mero porting tecnico, sebbene sia a tutti gli effetti la prima cosa che salta all’occhio. Chi ha avuto modo di mettere mano alle versioni originali su Xbox 360 e/o PlayStation 3 noterà fin da subito come il frame rate sia finalmente ancorato ai fatidici 60 fps, che pare una roba da nulla a chi non ha mai bazzicato Drangleic e dintorni, ma che in un titolo come questo può fare la differenza tra la vita e la morte, come invece ben sanno gli avventurieri già navigati. Intendiamoci… non che l’originale Dark Souls 2 fosse ingiocabile o afflitto da cali vistosi, però avere la certezza della reattività “sempre e comunque” è una gran cosa, in particolare negli scontri coi boss più coriacei, come quel gran erede di donna di facili costumi del Persecutore, qui ancora più fetente e furibondo che mai. Peraltro, la fluidità è garantita dal fatto che i ritocchi grafici si contano davvero sulle dita di una mano: non aspettatevi chissà quale magnificenza visiva, giacché tutto il piacere dei sensi è stimolato dalla direzione artistica in sé (inalterata nel suo modo di abbracciare il giocatore in una stretta mortale), piuttosto che da texture nuove di zecca o chissà quali miracolose moltiplicazioni poligonali. Graficamente, insomma, il gioco è più o meno quello, con qualche shader gettato qua e là nel mucchio e una risoluzione di 1080p, che consente alle console interessate (PS4 e Xbox One) di dare in pasto al proprio televisore Full HD un segnale da non far rimasticare allo scaler.
MA NON DOVEVAMO VEDERCI PIÙ?
Come detto, però, Dark Souls 2: Scholar of the First Sin non è solo Dark Souls 2 upscalato e ritoccato nell’estetica. E anzi, la cosa più spassosa è scoprire, passo dopo passo, come gli sviluppatori si siano divertiti a cambiare le carte in tavola a proposito di un sacco di aspetti, a cominciare dalla posizione dei nemici. Non so voi, ma io ricordo ancora a memoria diversi passaggi di Dark Souls 2, un po’ per averli rifatti infinite volte a causa della mia dabbenaggine, e un po’ perché avevo la tendenza a farmare anime come se non ci fosse un domani, fintanto che le zone partorivano respawn dei nemici a ogni uso del falò (ovvero il corrispettivo delle lanterne, per chi di voi ha finora messo le mani solo su Bloodborne). Ebbene – cari i miei espertoni di Dark Souls 2 – sappiate che muoversi con baldanzosa sicurezza è una pratica assai a rischio, perché i nemici sono spesso posizionati in modo differente, e laddove c’era un corridoio sicuro oggi ci può essere un cavaliere nascosto dietro un angolo. Rivisitare le zone mandate a memoria un anno fa è, insomma, un gran spasso, una scoperta continua di piccole e grandi novità, sebbene la morfologia del mondo di gioco sia sostanzialmente rimasta la stessa, salvo alcuni piccoli ritocchi.
[quotedx]From Software è riuscita nell’impresa di salvare capra e cavoli[/quotedx]Ovviamente, chi non ha mai toccato nemmeno con un bastone Dark Souls 2 rischia di perdersi per strada parte dello spasso, anche se la formula è e resta vincente a prescindere, da qualsiasi parte la si guardi. Insomma… From Software è riuscita nell’impresa di salvare capra e cavoli, tirando fuori dal cilindro un prodotto in grado sia di ammaliare le nuove leve (che magari hanno trovato in Bloodborne un apripista verso il mondo dei soulslike), sia coloro che si erano giocati alla morte l’originale sulle console old gen e che magari hanno voglia di rifarsi un giro con le nuove regole, i nuovi eventi e i nuovi nemici. Peraltro, il pacchetto comprende anche i tre DLC pubblicati lo scorso anno: un motivo in più per risalire sulla giostra se ve li eravate persi per strada. Il tutto, però, a patto di aver già ripassato da cima a fondo quel capolavorone di Bloodborne, che va inesorabilmente spolpato a dovere prima di Dark Souls 2: Scholar of the First Sin, fosse anche solo per apprezzare il cambio di direzione del combat system tra un titolo e l’altro della stessa famiglia.