The Witcher 3: Wild Hunt – Recensione

the witcher 3

Scrivo queste parole dopo aver assistito ai titoli di coda di The Witcher 3: Wild Hunt ed essermi preso un paio di ore di meritato riposo, utili a decantare i pensieri e a rifocillare le membra. Durante l’ultima settimana non ho fatto altro che vestire i panni di Geralt: ora quelli cenciosi e sporchi di sangue per via di mille battaglie, ora quelli con colletti inamidati e profumati di ginepro, che hanno accompagnato il mio canuto amico attraverso intrighi di corte, apparizioni su un palcoscenico di attori da strada e cavalcate al tramonto, lungo la strada che costeggia le mura di Novigrad. Panni che ho spesso svestito durante le romance, perché sappiamo tutti quanto il nostro strigo sia sensibile al fascino femminile, più ancora che fedele alla volontà di uccidere mostri: sono questi i tratti distintivi del Geralt che abbiamo imparato a conoscere nei precedenti episodi della serie, oltre che nei libri sapientemente incisi dalla penna di Andrzej Sapkowski. Un viaggio che è durato sessanta e passa ore, nelle quali l’hype è andato via via smontandosi e i cui mattoncini sono finiti ora nel cestone dell’ammirazione per l’immenso lavoro svolto da CD Project RED, ora in quello dell’amarezza per ciò che avrebbe potuto essere ma che, purtroppo, non è. Se avete già sbirciato il voto a fondo pagina l’avrete già intuito da soli: The Witcher 3: Wild Hunt non è un capolavoro assoluto, di quelli da acquistare “senza se e senza ma”, ma solamente un ottimo action RPG, che in parte si avvolge su se stesso per colpa della sua stessa ambizione.
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TRONO DI ARGILLA

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RUTILIA, UN CAVALLO PER AMICO

Geralt, oltre che a piedi, può anche muoversi in sella al fedele equino di nome Rutilia. A cavallo non solo si può viaggiare, ma anche affrontare gare vere e proprie e perfino combattere. Rutilia, che è una femminuccia, gode di alcuni slot nella gestione dell’inventario, visto che possiamo accessoriarla con dei paraocchi per diminuire la velocità in cui si fa prendere dal panico in mezzo ai nemici prima di disarcionarci, o anche con borse che consentono di aumentare il quantitativo di merce trasportabile da Geralt. Volendo si può anche combattere stando in sella, ma sulla buona riuscita della cosa io sorvolerei, fosse solo per il bene che voglio a CD Projekt.

[/box_articoli]C’è una premessa importante da fare: per giocare a The Witcher 3 Bandai Namco e Sony mi hanno messo a disposizione una PlayStation 4 debug, per intenderci quelle che usano negli studi di sviluppo. Ciò significa sostanzialmente due cose: A) questa recensione si basa solo su una delle tre piattaforme interessate; B) il disco utilizzato contiene una versione antecedente a quella che giocherete dopo aver scaricato e installato la patch al Day One. Su quanto questo fatto abbia (o non abbia) inciso sul giudizio finale tornerò più avanti.

Al lancio di una nuova partita veniamo posti di fronte a due quesiti. Il primo riguarda il livello di difficoltà, da scegliere tra quattro, sapendo che più si sale e più i nemici saranno coriacei, e che nei due casi più estremi non sarà possibile recuperare vitalità durante la meditazione. Il secondo ci chiede se vogliamo simulare un salvataggio di The Witcher 2: Assassin’s of Kings, così da impostare un background che sia coerente con gli accadimenti del precedente capitolo. Onestamente, non sono riuscito molto a capire cosa sarebbe cambiato nella narrazione decidendo di non avvalersi di questa opzione, ma tant’è. Chi non ha giocato ai due predecessori non deve comunque temere, perché la storia è assolutamente comprensibile anche ai vergini e ogni riferimento agli accadimenti passati non entra mai a gamba tesa nella comprensione di quanto succede a schermo; i fan della serie, invece, non mancheranno di ritrovare alcuni vecchi volti e di assaporare richiami più o meno diretti a quanto vissuto in Assassin’s of Kings.

Come ormai sanno anche i sassi, in The Witcher 3 il buon Geralt di Rivia ha a che fare con un nemico chiamato Caccia Selvaggia, che lo coinvolgerà suo malgrado in una corsa contro il tempo per salvare non solo il mondo di Temeria (del quale al nostro strigo potrebbe importare relativamente) ma anche alcune delle persone cui tiene di più. Tra queste c’è Cirilla, che in tutto il gioco viene chiamata col soprannome di Ciri e che è una giovane donna cui Geralt e l’ormai attempato Vesemir hanno insegnato le basi del vivere da witcher. Geralt non vede Ciri da quando è una bambina, ma una volta scoperto che questa si trova in pericolo, da buon padre putativo non esita un solo momento a partire alla sua ricerca.

witcher 3

UN MONDO QUASI INFINITO

Basta una risicata manciata di ore per realizzare quanto sia mastodontico il mondo di gioco costruito mattone dopo mattone da CD Projekt RED e quanta strada bisognerà percorrere prima di leggere i titoli di coda. La mappa di The Witcher 3 non solo è vasta come mai nessun’altra nella storia dei videogiochi, ma è anche densa di cose da fare. Siamo di fronte a un RPG open world a tutto tondo, esplorabile per una buona metà fin dall’inizio e completamente dopo il giro di boa di metà gioco, quando un twist narrativo apre l’accesso a tutte le zone precedentemente precluse.

[quotesx]la mappa non solo è enorme, ma è anche densa di cose da fare[/quotesx]Di base, le missioni sono di quattro tipi ben distinti. Al fianco di quelle della trama principale convivono le quest secondarie, alcune delle quali sono comunque propedeutiche al proseguimento della storia. Parallelamente, troviamo i Contratti, ovvero le tipiche missioni da witcher in cui possiamo provvedere al sostentamento economico di Geralt, nella maggior parte dei casi uccidendo su richiesta una bestia di corpose dimensioni, non prima di aver contrattato sul prezzo del servizio con l’interessato di turno. Infine, le quest indicate come Caccia al Tesoro ci portano nei più profondi reconditi di Temeria per ottenere set particolari di armi e armature, oltre che le ricette di creazione necessarie al loro potenziamento, via via che la strada si fa più impervia e irta di pericoli. Nulla vieta di passare dall’una all’altra tipologia in qualsiasi momento, variegando così l’esperienza di gioco e adattando l’approccio ai nostri ritmi.

Come è usanza nella serie, anche The Witcher 3 prevede la spesa di Punti Esperienza per migliorare le performance da strigo del nostro Geralt. Ho terminato il gioco dopo averne allocati esattamente quaranta, trenta per ciascun livello raggiunto e altri dieci recuperati visitando appositi altari. Buona parte li ho investiti per aumentare il potere dei Segni (le piccole magie di supporto tipiche degli strighi) e degli attacchi fisici, ma gli alchimisti indefessi saranno felici di sapere che esiste anche un ramo tutto dedicato alla nobile disciplina. Una volta “acquistato”, un potenziamento deve essere posizionato in un apposito slot perché diventi attivo. Gli slot sono solo 16 e si sbloccano esclusivamente salendo di livello, quindi scordatevi di potenziare Geralt fino a trasformarlo in una mezza divinità, perché occorre fare scelte dolorose e rinunciare ora a questo buff e ora a quell’altro, soprattutto nelle fasi avanzate dell’avventura.

The Witcher 3 ante 13Nel percorso che mi ha portato alla stesura di questa recensione ho messo in cascina una sessantina di ore di gioco, completando ovviamente tutte le quest principali e una manciata delle altre. In questo preciso momento sto dando uno sguardo fugace alla mappa e alle icone che indicano tutte le faccende che ho lasciato in sospeso: a naso direi che servirebbero ancora un centinaio di ore per svuotare il journal, senza contare che ci sono tantissimi NPC coi quali non ho parlato per ragioni di tempo e che teoricamente possono aggiungere altrettanta carne al fuoco. Mettiamola così: se pensate di acquistare The Witcher 3 per giocarci a tempo perso siete a rischio di arrivare alla pensione prima di aver spolpato il 100% di quanto ha da offrire. Witcher avvisato…

COPPIA DI SPADE

Come è usanza di ogni witcher che si rispetti, Geralt di Rivia si avvale di due spade per fare mattanza di nemici: una d’acciaio per uccidere gli umani e una di argento per mandare i mostri al creatore. Per sguainarle occorre utilizzare il pulsante desto e quello sinistro del D-Pad, una pratica sostanzialmente inutile, visto che Geralt le estrae in automatico una volta entrato nel raggio di ingaggio e non mi è mai capitato di affrontare gruppi misti. A posteriori – e pensando a quanto fatto da From Software in Dark Souls e Bloodborne – avrei preferito che i due pulsanti fossero adibiti a ciclare rispettivamente i Segni e gli oggetti di consumo, come le pozioni alchemiche che Geralt si può craftare per migliorare le prestazioni in combattimento. Entrambi vanno invece selezionati tramite la tipica ruota in overlay, richiamabile col tasto L1 e la cui presenza a schermo rallenta (ma non ferma) l’azione dei nemici.

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PER TERRA E PER MARE

Per la prima volta nella serie è possibile salire su un’imbarcazione e prendere la via del mare, operazione peraltro necessaria (oltre che piacevole) per raggiungere le numerose isole che condiscono la mappa di gioco. Non vi nascondo come lo spiegare le vele al vento rappresenti uno dei momenti migliori di tutto The Witcher 3, non fosse che gli sviluppatori, in preda all’entusiasmo, abbiano un po’ ecceduto nel costringerci all’uso, soprattutto in certi momenti della storia. Diciamo che un paio di volte ho dovuto staccare gli occhi dalla TV, ché mi stava venendo il mal di mare.

[/box_articoli]Il combat system ricalca per lo più quello già visto all’opera in Assassin’s of Kings, con Geralt che può parare e contrattaccare, o anche schivare con un passo o, meglio ancora, con un balzo, nel caso il mostro che si trova di fronte sia capace di rompere la guarda del nostro strigo. I nemici possono essere oggetto di lock-on, comodo se si vuole colpire una vittima designata con Ignii (il Segno del fuoco) o soprattutto con Axii, un Segno che se opportunamente potenziato può costringere un avversario a combattere temporaneamente al nostro fianco. Di diverso, rispetto ad Assassin’s of Kings, c’è che il controllo di Geralt appare un po’ più legnoso, anche se rimane sempre all’interno di una forbice di fruibilità più che accettabile, se escludiamo gli ingestibili salti e le sezioni subacquee, davvero tremende. Le cose migliorano sensibilmente in quelle poche fasi in cui si prende il controllo diretto di Ciri, laddove non si hanno a disposizione oggetti e Segni, ma si fa uso della sola spada e di un paio di abilità legate alla telecinesi.

L’inciampo vero, però, riguarda l’Intelligenza Artificiale, che a detta di CD Projekt RED fa parte di quelle cose che saranno ritoccate nella patch del Day One ma che nella mia esperienza ha oscillato tra il decoroso e l’imbarazzante, con mob che si facevano attirare poco fuori dalla loro zona di competenza e che mollavano l’ingaggio con Geralt per tornare alla base, lasciando la schiena in bella vista per la più comoda delle spadate. In generale, i nemici di The Witcher 3 si muovono per pattern predefiniti come accadeva in Assassin’s of Kings, ma sono più propensi a imbambolarsi e a palesare controsensi comportamentali quando il giocatore prova a uscire dai classici canoni di approccio al combattimento.

The Witcher 3 ante 03SCARAFAGGI MEDIEVALI

Ripesco al volo la premessa che ho fatto a inizio articolo. Quella che mi è stata fornita da Bandai Namco è una versione di The Witcher 3 priva della patch che verrà messa a disposizione per il download il prossimo 19 maggio, giorno della messa a scaffale. Il codice review era accompagnato da un foglio che elencava i cosiddetti “known issues”, ovvero i problemi già a conoscenza dello sviluppatore e che dovrebbero (ripeto… dovrebbero) essere risolti dalla pezza di cui sopra. Al di là dei bug presenti in elenco, che puntualmente si sono presentati all’appello, la mia avventura è stata funestata da un’infilata di problemi tecnici da mettere in ginocchio anche il videogiocatore più paziente. Tra passeggiate a cavallo sospeso nell’aria, personaggi nelle scene di intermezzo che continuano a combattere con l’aria anche se la battaglia è finita da un pezzo e glitch di ogni tipo, ho inanellato una babele di bug che nemmeno Skyrim al lancio aveva mostrato con così tanta frequenza e impudenza.

[quotesx]Un gran gioco, ma non il capolavoro assoluto che attendevamo con ansia[/quotesx]Lasciando da parte i difetti puramente estetici, quello che mi ha impressionato – in negativo, s’intende – è la quantità importante di bug che hanno minato la fruizione diretta del gioco. Qualche esempio? A un certo punto mi sono spariti dal mondo tutti i fabbri e gli armaioli tranne uno, con tutto ciò che ne consegue nella riparazione di armi e armature, nonché nell’acquisto di elementi essenziali per il crafting. In un paio di occasioni l’abilità Senso da Witcher, che evidenzia in rosso gli elementi primari di una missione, ha fatto cilecca e si è “dimenticato” di indirizzarmi verso l’indizio successivo. In una quest principale, dove mi veniva chiesto di andare a parlare con alcuni personaggi che avevo già incontrato lungo l’avventura, è scomparso l’indicatore di missione dalla mappa e dal radar; ho quindi dovuto muovermi alla cieca e operare uno sforzo mnemonico importante per ricordarmi dove li avessi incontrati, magari decine di ore prima. Un paio di quest secondarie si sono improvvisamente dileguate dal journal senza avvisare che andavano a comprare le sigarette, salvo poi riapparire come se nulla fosse molto più avanti nel gioco, quando ormai non aveva più senso dedicargli tempo. Durante un combattimento mi sono trovato a fare a pugni senza uno straccio di spada in mano perché un bug mi aveva totalmente spogliato delle armi, rimettendole nell’inventario. Non si contano poi le volte in cui The Witcher 3 ha crashato sul più bello, riportandomi alla schermata principale della console, o quelle in cui il frame rate ha calato visibilmente, soprattutto in alcune zone, pur rimanendo per lo più entro livelli accettabili.

The Witcher 3 ante 09Potrei andare avanti per parecchio a raccontarvi i dribbling che ho dovuto compiere per arrivare ai titoli di coda, ma mi fermo qui, ché credo ormai abbiate colto il discorso generale. Risottolineo per la terza volta che ho giocato una versione pre-patch Day One su una console per sviluppatori, quindi ognuno faccia le considerazioni che crede e prenda il tutto con le doverose pinze. Detto questo, buona parte delle cose brutte in cui mi sono imbattuto non erano elencate nel famigerato foglio delle “known issues”, e ho quindi il forte sospetto che un solo aggiornamento, per quanto corposo, non basti a rimettere sui giusti binari un codice che, stando così le cose anche nelle copie in commercio, avrebbe avuto bisogno di parecchi mesi in più di beta testing. Poi oh… se il 19 maggio dovessimo ritrovarci tra le mani un prodotto più rifinito, anche se non perfetto, io sarò il primo a rallegrarmi. Il consiglio che vi posso dare è di soffocare l’hype e aspettare qualche giorno per verificare gli effettivi risultati della patch, lasciando che la community arrivi almeno a ridosso dell’end-game, così da avere un quadro composto su una base statistica più corposa di qualche giornalista del settore. Se invece volete farvi prendere comunque dalla fregola, beh… vi capisco perfettamente e avete la mia benedizione, ma siate consci del rischio che correte.

SLANCI EMOTIVI

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LANCIARE IL GWENT DI SFIDA!

Se in Assassin’s of Kings avevamo i dadi, il passatempo di The Witcher 3 si chiama Gwent, un gioco di carte à la Magic a tutti gli effetti e protagonista di una questline assai corposa. Non sto qui a spiegarvi le regole, che – sebbene siano abbastanza basilari – richiederebbero ben più di un misero box, fosse solo per spiegarvi due hint sulle strategie da adottare. Vi basti sapere che io mi sono divertito un botto e che in giro per il mondo di gioco si possono acquistare un sacco di carte da alcuni negozianti per rimpolpare la collezione, anche se le più pregiate si ottengono solo battendo alcuni particolari NPC.

[/box_articoli]Un aspetto in cui The Witcher 3 porta l’asticella a nuove altezze è la qualità della narrazione. Ogni personaggio è tratteggiato inequivocabilmente e con un carattere ben definito, capace di suscitare nel giocatore simpatia, odio, amorevole compassione, sospetto o curiosa attenzione, ma di certo non indifferenza. I passaggi anche secondari delle quest sono conditi da tonnellate di dialoghi, splendidamente doppiati in inglese, ben tradotti in Italiano e caratterizzati da un numero impressionante di scelte multiple. Intendiamoci… sono pochissimi i bivi “veri”, quelli che azionano gli scambi sui binari delle missioni, e comunque quasi mai legati alla trama principale, che ha uno sviluppo ben definito; tuttavia, ogni parola spesa, in un senso o nell’altro, va a modificare il rapporto interpersonale tra gli attori sul palcoscenico, in un orgasmo di empatia multipla che non ha eguali nel mondo dei videogiochi, oltre ad agire su variabili certo secondarie ai fini del main plot, ma che aprono o chiudono porte, anche importanti, in altre questline. Non manca nemmeno un approccio garbato a temi importanti, come quello dell’emarginazione sociale e dell’odio razziale, comunque presentati in punta di piedi e senza invadenza, tra un intrigo di palazzo e una scena di sesso esplicito, come Il Trono di Spade insegna. Il tutto sotto le vestigia di una colonna sonora che entra subito nelle orecchie e che ha alcuni momenti davvero alti, come quando una delle protagoniste si arma di liuto e canta una struggente ballata.

Detto questo, e fatta salva sempre e comunque l’eccezionale qualità dei dialoghi, c’è da sottolineare come la trama viva alcuni momenti di stanca, come se CD Projekt RED abbia volutamente spalmato alcuni eventi per renderli dimensionalmente più coerenti con l’immensità della mappa. Ci sono dei momenti in cui sembra di stare a guardare uno degli episodi de Il Signore degli Anelli o de Lo Hobbit di Peter Jackson, laddove una mezz’ora abbondante di camminate e dialoghi, per quanto interessanti, si sarebbe potuta comunque riassumere in un terzo del tempo con la stessa efficacia. La main quest, in altre parole, la tira un po’ troppo per le lunghe, soprattutto nella parte centrale e sul finale, quando i nodi vengono al pettine ma chi lo tiene in mano non ha il coraggio di tirare con convinzione per slegarli definitivamente.

The Witcher 3 ante 11LA GRAFICA DEL BAR

Veniamo ora a un altro aspetto in cui convivono eccellenze e problemi, ovvero l’aspetto grafico. Non so come girerà su PC o su Xbox One, ma su PS4 The Witcher 3 offre una vista d’insieme davvero incredibile. Il ciclo giorno/notte e il meteo dinamico fanno benissimo il loro mestiere, mentre il sistema di illuminazione dinamica regala momenti impressionanti, soprattutto in alcune zone quando il sole sta per tuffarsi dietro l’orizzonte. Da vedere, a bocce ferme, il titolo di CD Project RED è uno splendore, ancor più nei primi piani dei personaggi principali durante i dialoghi, grazie a una cura certosina nella realizzazione dei visi e delle espressioni facciali. Pensate che è addirittura possibile farsi la barba e vederla ricrescere, giorno dopo giorno, sul volto di Geralt, con una naturalezza al limite dello spacca-mascella.

[quotesx]Da vedere, a bocce ferme, il titolo di CD Project RED è uno splendore[/quotesx]Le magagne emergono al momento in cui ci si muove di corsa o a cavallo nelle zone aperte, laddove non solo il frame rate ondeggia con troppa enfasi, ma intervengono fenomeni vistosi di bad clipping. È però la routine che gestisce il Level of Detail a vincere il premio di peggiore in campo: se avete giocato a Far Cry 4 su console potete avere un’idea di cosa accade in The Witcher 3 semplicemente salendo a bordo di un elicottero o di un deltaplano… la resa è più o meno quella, solo parzialmente mitigata dall’avere sempre i piedi ben piantati a terra. Un peccato, perché si tratta di fenomeni a tratti troppo vistosi perché l’occhio non se ne accorga, anche sforzandosi di tenere il fuoco dello sguardo su Geralt o, al contrario, di cogliere solo il quadro d’insieme. Detto questo, più di una volta mi sono fermato ad ammirare il panorama o a osservare il volo di uno stormo di uccelli su una baia, mentre in lontananza stava per scatenarsi una tempesta e il vento scuoteva con naturalissimo vigore i rami di tutti gli alberi attorno. Emozionante, c’è poco da dire.