Games Villains: Capitolo 4 – Assassin’s Creed

Benvenuti nel nuovo capitolo di Games Villains, la rubrica che analizza dal mio personalissimo punto di vista i cattivi che sono apparsi nelle varie saghe videoludiche. Senza che potessi realmente accorgermene, siamo arrivati al quarto capitolo di questo che vuole essere un volo panoramico e leggero sulle scelte narrative che hanno reso memorabili i cattivi e i videogiochi di cui sono protagonisti. La scelta della storia da raccontare ogni mese diventa sempre più complessa e non perché manchino cattivi degni di nota, piuttosto perché voglio farvi riscoprire, nel modo più completo possibile, tutte le offerte del supermarket degli archetipi dei malvagi che sono state proposte alla gaming community.

Qualora abbiate l’impressione che io stia tentando di girare attorno alla prima informazione importante di ogni introduzione, ovvero l’annuncio della serie che verrà analizzata, avete perfettamente ragione. Tuttavia il mio è solo il tentativo di emulare il classico comportamento di uno dei villain di Ian Fleming, i quali, invece di sparare al britannico belloccio, si perdono in interminabili dissertazioni filosofiche. Sono arrivato a citare 007 pur di non dirvi che sto per parlare di Assassin’s Creed: si tratta indubbiamente di un comportamento infantile, considerando che il titolo rivelava già tutto quello non avevo intenzione di dirvi.

La serie di Assassin’s Creed è stata la croce e la delizia di molti giocatori, compreso il sottoscritto, ed è stata utilizzata, fin dall’uscita del primo capitolo nel lontano 2007, come metro di giudizio dello stato di salute o di malattia dell’intero mondo videoludico. I titoli in questione, sviluppati e prodotti dalle diverse divisioni di Ubisoft, hanno affrontato le montagne russe della critica e del pubblico, tentando di riproporsi dopo anni di forzata pausa con il prossimo Assassin’s Creed Origins.

Tuttavia, questo non è un luogo adatto per una disamina di mercato o per parlare in maniera adeguate e approfondita di storia. Senza ulteriori indugi posso affermare che i premi Games Villains di questo mese vanno rispettivamente al genio che ha pensato che si potesse spremere una saga esausta producendo un film sulla serie e all’illustre mente che pur di arrivare sul mercato ha dato il via libera così presto ad Assassin’s Creed Unity. Prima che mi ritrovi a ripensare all’inutile morte di Desmond e decida di tagliarmi i capelli come Connor Kenway, credo sia il caso di dare il via alle premiazioni, quelle vere.

Premio – Il Saggio dell’inutilità – Francois-Thomas Germain – Assassin’s Creed Unity

Il diritto divino dei re non è altro che il riflesso del sole che brilla sull’oro. Quando la corona e la chiesa crollano, chi controlla l’oro controlla il futuro.

Come afferma un vecchio detto: via il dente, via il dolore. Francois-Thomas Germain è uno di quei personaggi che avrebbe potuto avere un’importanza fondamentale in tutta l’economia narrativa dell’ambientazione, se non fosse stato il villain del capitolo che ha letteralmente affossato il successo della serie. Si tratta, inoltre, del primo Saggio a schierarsi dalla parte dei legali templari di quartiere.

Il buon Germain aveva anche delle credenziali di tutto rispetto: è il Gran Maestro dell’Ordine dei Templari di Parigi, il che potrebbe essere terrificante, se non fossero destinati tutti ad un misero fallimento. Il francese tenta in ogni modo di farsi odiare, ammazzando qualsiasi cosa si muova con la Spada dell’Eden e ghigliottinando il resto. Non fate sapere però a Francois che la tensione per la morte della giovane Elise si è dissolta molto in fretta, cancellata da un mondo che sembrava repellere ogni forma di coinvolgimento.

Francois-Thomas Germain è la prova vivente che dimostra che i videogiochi migliori sono il risultato di un perfetto bilanciamento tra controlli ed emozioni. Infatti, nonostante non si faccia mancare nulla nell’aspetto, la sua malvagità viene annichilita dal gioco stesso. La sua capacità di privare i giocatori di un pezzo così importante della storia della serie gli fa conquistare senza alcun dubbio il meritato premio.

Premio – Il vecchio rapace – Rashid ad-Din Sinan detto Al Mualim – Assassin’s Creed

Colui che accresce la conoscenza, accresce il dolore.

Devo dire che ho avuto diverse difficoltà a staccare le ossute e nodose propaggini di Al Mualim dal terzo posto del mio podio ideale. Infatti, il vecchio Mentore degli Assassini del Levante, nonostante appartenga al primo capitolo della serie, riesce a presentare una personalità complessa e una barba talmente curata da fare invidia al più integralista degli hipster.

Rashid ad-Din Sinan, questo il vero nome del vegliardo triplogiochista, spedisce noi, e di conseguenza il povero Altair, a mangiare sabbia e a macinare miglia per ammazzare ben nove persone. Dopo averci fatto rievocare la traversata del deserto a piedi e dopo la morte del caro Roberto di Sable, è proprio quest’ultimo a rivelarci la natura maligna del nostro maestro. Il vecchio rapace aveva messo gli occhi sul tesoro e dubito che se ci fosse stato qualcun’altro al posto del leggendario Altair, sarebbe riuscito effettivamente a fermarlo.

Al Mualim riesce a far immergere il giocatore all’interno dell’atmosfera del titolo con poche e semplici frasi, rappresentando allo stesso tempo il concetto stesso di assassino e il loro più grande nemico. L’aquila di Masyaf, grazie all’ombra che lo avvolge e alla sua bravura nel mascherare le sue intenzioni, merita senza alcun dubbio il suo agognato premio.

Premio – I mustacchi della malvagità – Crawford Starrick – Assassin’s Creed Syndacate

Questo tè mi è stato portato dall’India in nave, poi, direttamente dal porto alla fabbrica, dove è stato impacchettato e spedito in carrozza alla mia porta, per poi essere spacchettato nella dispensa e portato su per le scale direttamente a me. Il tutto è stato fatto da uomini e donne che lavorano per me, i quali sono indebitati con me, Crawford Starrick, per i loro lavori, il loro tempo e per le stesse vite che conducono. Loro lavorano nelle mie fabbriche e così faranno anche i loro bambini.

Ci voleva del coraggio per presentarsi ai blocchi di partenza di un nuovo capitolo della saga di Asssassin’s Creed dopo quello che era successo con il precedente episodio. Nonostante, dunque, le probabilità non deponessero sicuramente a suo favore, Starrick porta il pubblico dalla sua parte con una performance che punta tutto sulla sfrontatezza tipica della classe imprenditoriale londinese.

Sono i suoi imponenti, leggendari, oserei dire gargantueschi baffi, che non potrete fare a meno di notare da ora in poi, e la sua insopportabile sciarpetta viola a dargli quella marcia in più nel suo aspetto. Il resto del suo equipaggiamento da villain è costituito dalla classica serie di archetipi sul borioso ricco britannico che gestisce una temibile attività commerciale: la compagnia di telegrafi Starrick Telegraph Company.

Crawford Starrick riesce a destreggiarsi con attenzione in una Londra malfamata e riesce a far coesistere le sue varie nature. Non è una qualità comune riuscire ad essere, allo stesso tempo, un capitalista di successo, il capo di una gang criminale e il Gran Maestro dell’Ordine dei Perdenti. Sembra essere giunto il momento di lasciare il posto a quelli che hanno saputo perdere con più stile nell’intera serie, tuttavia prima bisogna riconoscere al defunto Starrick il suo giusto premio.

Games Villains Awards – Terzo Posto – Cesare Borgia – Assassin’s Creed II: Brotherhood

È ambizioso, spietato e crudele oltre ogni immaginazione, per lui le leggi degli uomini non contano nulla. Ha assassinato il suo stesso fratello per sete di potere. Non teme né il pericolo né la fatica. Chi non cade trafitto dalla sua spada, fa di tutto per unirsi ai suoi ranghi.

Il discorso qui inizia a farsi personale e vale la pena di presentare il cattivo che è riuscito a strappare il terzo posto ad Al Mualim: Cesare Borgia. Ora voglio rivolgermi direttamente a te, caro Cesare, che hai ben pensato di distruggere ore di gioco, di fatica, di sangue, lacrime e sudore con una singola e dannatissima cinematic. Hai una minima idea di quanto tempo della mia vita io abbia trascorso per completare tutte le missioni di Monteriggioni in Assassin’s Creed II?

Perdonate questo piccolo sfogo personale e torniamo alle dovute presentazioni. Cesare Borgia, il distruttore degli sforzi e dei castelli altrui, e il padre Rodrigo, passato alla storia come Papa Alessandro VI, formano una delle coppie più terrificanti dell’intera saga. La coppia di spagnoli riesce a più riprese a mettere i bastoni tra le ruote al mai dimenticato Ezio Auditore. Cesare Borgia riesce a rispolverare la temuta storia di famiglia ancora prima che lo facesse la serie tv.

Il generale delle truppe papali arriva persino ad uccidere il suo stesso padre pur di ottenere la Mela dell’Eden. Tuttavia la storia, videoludica e non, ci ha insegnato come non ci possa essere pietà per chi distrugge Monteriggioni a cannonate. Cesare, bello quasi quanto la sorella Lucrezia e ancora più malvagio del padre, viene fermato in vita dall’assassino di Firenze, ma nulla gli impedirà di salire sul terzo gradino del podio di questa classifica.

Games Villains Awards – Secondo Posto – Shay Patrick Cormac – Assassin’s Creed Rogue

Difendere i principi del nostro Ordine e tutto ciò per cui lottiamo. Mai divulgare i nostri segreti ne la vera natura della nostra opera, e farlo fino alla morte a qualunque costo. Questo è il mio nuovo credo.

Nel corso di questo numero di Games Villains, vi ho ripetuto a più riprese come l’Ordine dei Templari sia destinato sempre al fallimento. Il destino infausto degli uomini con la croce non viene condiviso però da Shay Patrick Cormac, diventato famoso con il titolo di Cacciatore di Assassini. Il capitano irlandese della Morrigan mette in dubbio la validità del Credo e tradisce lo stesso ordine degli Assassini per arruolarsi tra i cavalieri del sacro ordine.

Assassin’s Creed Rogue è un titolo che è stato offuscato dal passaggio di generazione tra le console, tuttavia presenta uno dei personaggi più curati dell’intera serie. Il carattere di Cormac, sfacciato e libertino, si rispecchia perfettamente nelle azioni che il giovane porta avanti. Il suo passaggio tra le due fazioni è qualcosa che riesce a coinvolgere il giocatore nel profondo, considerando che è uno dei due Templari di cui il giocatore prende il controllo nel corso di tutta la serie.

Shay Patrick Cormac, rispettando l’antica tradizione irlandese, picchia davvero forte e, sorprendentemente, non condivide lo stesso infausto destino di tutti gli altri confratelli. Il protagonista di Assassin’s Creed Rogue riesce dove altri prima di lui avevano fallito e si macchia di atti degni del perfetto villain. Il secondo gradino del podio è suo di diritto e si avvicina molto alla prima posizione, frenato solamente dalla mancanza di notorietà

Menzione d’Onore – Giunone

Devono tutti soffrire ciò che abbiamo sofferto noi.

Non ho intenzione di dedicare troppo spazio a Giunone perché mi sono ripromesso di non prestare eccessive attenzioni ai membri della Prima Civilizzazione, considerando che l’opera di Ubisoft si basa sulle scelte fatte dagli uomini e non dalle divinità. Il fatto che Giunone sia il vero male che infesta l’ambientazione è semplicemente innegabile.

Il suo risentimento per la morte del suo mitologico compagno Aita, il quale si è reincarnato nella stirpe dei Saggi, l’ha condotta sul sentiero della follia. Giunone rappresenta il corrotto ingranaggio che muove l’intera vicenda e, adattandosi perfettamente al suo stesso mito, stermina chiunque le si pari davanti. Il suo piano prevedeva la disintegrazione planetaria e solo l’intervento di Minerva le ha impedito di trasformare il mondo di gioco in una replica della griglia del McDonald’s.

Games Villains Awards – Primo Posto – Haytham Kenway – Assassin’s Creed III

Pensi forse di avere il diritto di giudicare? Di dire che io e gli altri siamo il male? Eppure ciò che ti ho mostrato, tutto ciò che ho detto e fatto, dovrebbero dimostrare il contrario.

Il Games Villains Awards di questa puntata viene vinto da Haytham Kenway, meglio conosciuto come quel bastardo del padre di Connor Kenway che mi ha fatto penare per un intero capitolo della serie. Haytham riesce a nascondere la sua vera natura persino al giocatore, che si troverà a controllarlo per le prime tre sessioni di gioco, credendolo un assassino.

Eppure c’è qualcosa in quell’ammasso di ombra nera che suggerisce la sua vera natura e che conduce il giocatore a uno dei voltafaccia più memorabili della saga. Haytham Kenway riesce a portare il significato di legale malvagio oltre i limiti conosciuti fino a questo momento dall’essere umano. Nulla sembra riuscire a fermarlo, tranne il figlio che, come in ogni bella storia americana, gli salta addosso schiumante di rabbia con in mano un tomahawk.

Sfido chiunque abbia giocato questo titolo a negare di aver voluto brandire lui stesso quell’ascia per frantumare fisicamente le convinzioni del borioso Templare. Haytham riesce a condurre il giocatore attraverso un viaggio che lo porta a sfiorare il lato oscuro dell’uomo, fino quasi a convincerlo delle sue ragioni. Il suo archetipo è ciò che gli consente di regnare su questa classifica, nella speranza che una parte del suo carisma venga trasmessa nel passato dell’Antico Egitto.