Quo Vado? – Recensione

Esordire dicendo che Checco Zalone (al secolo Luca Medici) bisogna conoscerlo puรฒ sembrare un azzardo, considerando che Sole a catinelle, il suo precedente film, รจ stato visto da oltre ottoย milioni di spettatori, record assoluto per un film italiano (come incassi, รจย dietro solo ad Avatar di James Cameron). Eppure credo che, sรฌ, vada espressamente specificato, perchรฉย la tentazione potrebbe essere quella di liquidare questo fenomeno con un certo snobismo intellettuale: quelli di Zalone sono film popolari, basse commedie volgarotte e fin troppo semplici, non film realmente degni di questo nome. Ebbene, permettetemi di dissentire.

quo vado

In un panorama cinematografico nostrano che, a parte rareย eccezioni, era da fin troppiย lustri ancorato a stereotipi stilistico-narrativi derivati da degenerativi atti di vampirismo necrotico nei confronti dei maestri immortali della grande commedia italiana, Checco Zalone ha avuto il merito, supportato da un produttore con gli attributi quale Pietro Valsecchi (Taodue Film), di ignorare completamente la “scena” e, restando fedele alla sua cifra comico-artistica, fregarsene bellamente di qualsiasi regola, scritta o non scritta, per essere al servizio di un solo padrone: il pubblico. E non parlo tanto dell’ignorare il buonismo o ilย politically correct, doti vere ma da tempo assai svalutate per colpa dei social network, quanto piuttosto del non cercare necessariamente il riso amaro e l’impegno socio-politico schierato e militante. Ridere per ridere? Sรฌ, certamente. E ridere per davvero, di gusto. Tanto. Ma non solo: avere la forza di ricorrere a morali facili da intendere e far proprie, in grado pertanto di passareย in un bambino come in un ragazzo, in un adulto come in un anziano, senza discriminazioni di sesso, di etร  o, se รจ per questo, di ceto sociale. Vivaddio, che grande liberazione di coscienza, con quel seminale, (forse) acerbo ma devastante Cado dalle nubi. Da lรฌ, una strada in discesa, spianata perfezionando una formula alchemicaย vincente, al motto: “Squadra che vince non si cambia”. E dopo una seconda opera interlocutoria e il successo esagerato della terza, ci ritroviamo qui, di fronte a Quo Vado?, quarta pellicola del comico e showman pugliese. Molto il peso delle aspettative per un film in grado, qui in Italia, di terrorizzare persino gli Jedi di Star Wars.

Zalone-Modugno-pasta

 

Quindi la domanda, diretta, secca e brutale, รจ solo una: ce l’ha fatta Checco Zalone? Sรฌ, c’รจ riuscito alla grande, superando ogni aspettativa e qualificandosi ormai a buon diritto non soltanto come il campione d’incassi tricolore del Grande Schermo, ma anche come uno degli esponenti piรน solidi e validi della comicitร  italiana, che nulla ha a che fare col classico e penoso modello del comico televisivo che si improvvisa attore in film imbarazzanti che scimmiottano le gag, pur spassose, viste e riviste sullo schermo di casa. E gli esempi sarebbero talmente tanti che credo di potermi esimere senza colpa dal nominarne solo uno o alcuni di essi.[quotedx]Ridere per ridere? Sรฌ, certamente. E ridere per davvero, di gusto. Tanto.[/quotedx]

Quo Vado? รจ un film che, pur non essendo Star Wars: Il risveglio della Forza, andrebbe visto cercando di evitare gli spoiler, ed รจ per questa ragione che, pur non potendo in tal modo analizzare elementi di sicuro interesse, ho deciso di evitare di raccontare la trama dell’opera, che credo saprร  sorprendervi rispetto alle classiche aspettative che si hanno pensando a una commediaย made in Italy. Vi basti sapere che Checco (questo il nome del personaggio interpretato dallo stesso Checco Zalone del film, restando fedele alla tradizione del comico pugliese) รจ un uomo cresciuto fin da piccolo col mito del posto fisso, trofeo per antonomasia della borghesia della Prima Repubblica, fucina di privilegi, comoditร  e scorciatoie, ma soprattutto garanzia eterna di benessere e sicurezza. E che egli, inseguendo la difesa del suo posto fisso, si troverร  a vivere rocambolesche, iperboliche avventure, finendo per mettere in crisi i suoi stessi (dis)valori sull’altare di un Amore che, stavolta, non รจ soltanto quello romantico sentimentale.

Eleonora Giovanardi

 

Il primo elemento che colpisce รจ il coraggio della produzione. Vero, Checco Zalone si รจ rivelato una miniera d’oro, ma non รจ cosรฌ scontato, specialmente nel nostro Paese, che a ciรฒ corrisponda un impegno cosรฌ forte per un nuovo film. Non solo: certe scelte non necessariamente pagano, e la tentazione di essere molto conservatori, dopo un successo del calibro di Sole a catinelle, sarebbe stata piรน che comprensibile. Invece no, signori, non รจ cosรฌ che รจ andata. Pietro Valsecchi (produttore) ci ha creduto, e il duoย Checco Zalone – Gennaro Nunziante (regista) ha osato, mantenendo la rotta consueta (giusta mossa), ma spingendosi molte e molte miglia oltre i confini finora tracciati. Soggetto e sceneggiatura sono vincenti: si ride quasi ininterrottamente, una costante che rende genuinamente allegri e di buon umore piรน che un paio di picchi di sganasciamenti selvaggi, il che รจ un bene, a mio avviso. Gli interpreti, poi, sono scelti con grande cura: d’accordo, non รจ forse richiesta loro una prova attoriale di chissร  quale difficoltร  o spessore, ma non cadrei nell’errore di minimizzare performance apprezzabilissime, fresche e spontanee come quelle in particolare messe in scena dalle protagoniste femminili del film, in particolare l’incantevole Eleonora Giovanardi, star in rosa di Quo Vado?, e l’apparentemente algida Sonia Bergamaschi, temibile cacciatrice di teste ministeriale in puro delirio daย spending review.

Zalone-seduto-sul-ramo-con-tribu-Zulu-in-Africa-@MaurizioRaspante

Un plauso va anche ai bambini, che non hanno affatto sfigurato (non รจ facile lavorare con i piรน piccoli), e al grande vecchio Lino Banfi, parlamentare ed eroe locale, deus ex machina del teorema del posto fisso: poche scene, poche battute, ma sempreย in splendida forma. Fulminante, quasi come la scena di Al Bano e Romina in televisione (no, questa non ve la spiego: dovete proprio vederla). Proprio a proposito del personaggio di Banfi, impossibile non spendere qualche parola sul sotto testo politico di Quo Vado?, che, prendendosi gioco di tutto e tutti, si toglie anche lo sfizio di raccontare, con una leggerezza che solleva e rinfranca, vizi (ma in fondo ancheย virtรน) della nostraย Italia della Prima Repubblica.

Zalone-bar-colleghi@MaurizioRaspante

Lo fa davvero? Possibile? Sรฌ, lo fa. Ma senza pretese, senza moralismi e senza strizzate d’occhio o colpi di gomito allo spettatore o al critico: lo fa con la spontaneitร  che tutti noi abbiamo quando pensiamo o ricordiamo certe situazioni, con la sinceritร  sfrontata di usare il linguaggioย (vero) di certi soggetti e certe classi sociali. E vi pare poco? Io non direi proprio. Quel che semmai voglio aggiungere รจ che, a differenza di quanto molti credono, non ho visto in questo elemento un punto di rottura o di eccessiva evoluzione rispetto ai precedenti film, che a mio avviso giร  contenevano in maniera abbastanza compiuta e decisa questo germe dissacrante socio-politico. Qui Checco Zalone lo rappresenta meglio, ma diamogli atto di averlo voluto proporre sin dall’inizio della sua carriera cinematografica.

Zalone-letto-cappuccino-2-@MaurizioRaspante

Concludendo, Quo Vado? รจ una scommessa vinta: รจ il film per famiglie perfetto per la stagione festiva, esempio raro di pellicola che puรฒ realmente accontentare tutti senza compromessi o sacrifici di questo o quel soggetto. Risate spensierate per i bambini e i giovanissimi (non c’รจ volgaritร  smodata, ma semplice utilizzo comico con tempismo perfetto di qualche parolaccia: nulla a che spartireย col Cine-panettone), ancor piรน risate e qualche riflessione per i grandi, tutto quanto giร  detto e un bel po’ di nostalgici ricordi per i nonni. Fatevi un regalo e andate a vedere questo film: con meno pretese e piรน concretezza, come insegna (giร : ho detto insegna) Checco Zalone, il cinema รจ piรน cinema. E noi siamo tutti un po’ piรน sereni e felici.