Grimsby – Attenti a quell’altro – Recensione

A tre anni di distanza dal timidamente accolto “Il Dittatore” Sacha Baron Cohen torna sul grande schermo a deliziarci con quello che sa fare meglio: interpretare personaggi gretti, volgari e stupidi; è il turno Norman “Nobby” Butcher, hooligan disoccupato e ignorante come una zappa, con 11 figli e una fervida passione per il calcio e le bbw. L’unica ombra nella sua vita perfetta è il desiderio di ritrovare il fratello Sebastian, che non vede da 28 anni, a sua insaputa divenuto un micidiale agente segreto. Per puro caso un ladruncolo individuerà il fratello scomparso ad un evento per ricconi, e fornirà a Nobby un biglietto per entrare e rintracciarlo; ed è lì che Nobby, ricongiungendosi col fratello, gli impedirà di fermare un killer mentre fa fuoco sul capo dell’OMS, omicidio che verrà subito attribuito a Sebastian (Mark Strong), sorpreso con un fucile in mano. Braccati dai servizi segreti, i fratelli Butcher dovranno improvvisare mentre cercano di rintracciare il vero assassino, e fermare l’organizzazione terroristica di cui fa parte prima che faccia esplodere un’arma batteriologica.

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Grimsby – Attenti a quell’altro sembrerebbe una classica spy story parodistica, ma chiunque conosca Cohen e la sua comicità sa bene che i livelli di volgarità e politicamente scorretto raggiunti dai suoi film fanno impallidire la concorrenza, e questa volta si è superato: schizzi di fluidi corporei di ogni genere, bestialità, e fuochi d’artificio nel posteriore sono solo alcune delle gag che si susseguiranno nei brevi, ma intensi, 80 minuti della pellicola. Ci troviamo di fronte ad una delle sceneggiature migliori di Cohen, che dà vita al suo film più completo: oltre alle solite volgarità esasperate e numerosi riferimenti alla cultura pop, si aggiungono un intreccio ben narrato pur ricalcando i luoghi comuni del genere, delle buone scene d’azione, rese con un pov che sa molto di videogame, ma giustificato dai numerosi gadget adoperati da Sebastian (e che maschera bene l’impossibilità di far eseguire certe stunt a Mark Strong), le straordinarie performance di entrambi gli attori, e un finale da standing ovation con tanto di 92 minuti di applausi.

[quotedx]Ci troviamo di fronte ad una delle sceneggiature migliori di Cohen[/quotedx]

Grimsby – Attenti a quell’altro non delude nemmeno sotto il punto di vista tecnico: per rendere al meglio le scene action il comico inglese è stato costretto ad interrompere il sodalizio con Larry Charles, il regista dei sui precedenti 3 film, e affidarsi alle mani competenti di Louis Leterrier, un mestierante capace; i risultati sono più che soddisfacenti per un film del genere, e solo in alcune scene le inquadrature risultano più caotiche, forse per mascherare meglio l’identità degli stuntmen. Uniche “pecche” lo scarsissimo screen time riservato ai comprimari, un cast di prim’ordine (Rebel Wiliams e Isla Fisher per citarne due) che viene però eclissato completamente dai due protagonisti, sia per ragioni qualitative che quantitative; e i flashback sull’infanzia dei fratelli Butcher, che sembrano usciti da un altro film, ma che fortunatamente si limitano a raccontarne la separazione, risultando quindi funzionali alla storia e tollerabili.

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Chi apprezza la comicità demenziale, anche piuttosto spinta, non potrà che amare Grimsby – Attenti a quell’altro: un crescendo di gag sempre più ardite ed esilaranti, condite da una volgarità esasperata e magnifica, e battute secche e devastanti sulla pop culture degli ultimi anni; il risultato è un film comico dal ritmo perfetto, e che fortunatamente non cerca mai di prendersi davvero sul serio nel suo elogio della feccia, anche quando sembra sul punto di provarci.