Il mondo dei robot è un film del 1973 scritto e diretto da Michael Crichton (si, proprio l’autore di Jurassic Park), ed è ad oggi considerato un piccolo cult tra gli appassionati di fantascienza. J.J. Abrams e Jonathan Nolan hanno ben pensato di riprendere l’idea originale e trasportarla nel dorato mondo delle serie tv. “Un’oscura odissea sull’alba della coscienza artificiale e sul futuro del peccato” (così piace essere definita dai creatori stessi) Westworld racconta di un parco a tema (tema tanto caro all’autore dell’opera originale) in chiave western popolato da androidi, veri e propri “host” con il compito di intrattenere i clienti, accettando di fare qualsiasi cosa pur di soddisfarli, seguendo un copione che li vede protagonisti dal risveglio fino al calar del sole e in cui ognuno recita la sua “parte”. Poco sorprendentemente, non tutto però andrà per il verso giusto.
Il western incrocia la fantascienza in questa nuova serie HBO, in onda in Italia dal 10 ottobre in esclusiva assoluta su Sky Atlantic, ed il risultato è realmente sorprendente. Un pilota da svariati milioni di dollari, prodotto dal papà dei nuovi Star Trek e Star Wars, sono un biglietto da visita difficilmente ignorabile da parte degli appassionati di serie televisive, che da mesi hanno segnato in rosso il giorno del debutto di questo nuovo progetto. Westworld, sin dal primo istante, riesce a unire assieme in maniera perfetta due generi apparentemente molto distanti, come il western e la fantascienza più tradizionale. Evan Rachel Wood, nei panni di bella innamorata del cowboy James Marsden, è la protagonista assieme a Thandie Newton, Jeffrey Wright e al momumentale Ed Harris, un cowboy oscuro e spietato che saprà regalare più di una soddisfazione, anche solo nel pilota. E poi c’è Anthony Hopkins, un gigante di recitazione nel ruolo del “creatore” di questo avveniristico ed inquietante parco a tema.
[quotedx]Westworld unisce perfettamente due generi apparentemente molto distanti[/quotedx]
Un parco, si diceva: Westworld, come accennato poco sopra, mette le basi per una storia di manager senza scrupoli assuefatti al successo economico e sognatori dell’evoluzione umana, che riflettono nel corpo di umanoidi sintetici incapaci di fare del male a una mosca (e non scrivo questa frase a caso) i loro più torbidi segreti. E ciò si riflette anche sul tipo di ambientazione scelta: le sequenza ambientate a Sweetwater sono sempre sporche, polverose e intrise di sangue e whisky. Di convesso, gli uffici e i laboratori di Delos, in cui gli androidi vengono creati e analizzati, sono freddi, asettici, quasi privi di vita. Certo, è impossibile giudicare un’intera serie dal singolo episodio pilota, ma è altrettanto vero che la qualità di questo “The Original” va ben oltre il semplice telefilm. Sperando che il western sci-fi di J.J e Nolan non si perda nelle lande desolate di una sceneggiatura incapace di reggersi sulle proprie gambe per una stagione intera (da qui la scelta di lasciare il voto finale in sospeso). Welcome to Westworld.