E’ da 5 anni a questa parte che in tv imperversa il fenomeno Arrow. La serie della CW creata da Greg Berlanti, ispirata ai personaggi della DC Comics e trasmessa con un buon seguito da parte del pubblico anche in Italia, rimane la prima comic-series che ha rivoluzionato il genere, la prima serie tv a tema super-eroistico che gli ha regalato nuova linfa. Dopo svariati tentativi finalmente in tv – come al cinema – è nato un vero e proprio franchise. Certo, Arrow non sempre ha brillato per qualità e ricercatezza (soprattutto nell’ultimo anno e mezzo), eppure rimane il prodotto televisivo più in voga del momento, la serie che ha fatto risplende il mito dell’arciere di Smeraldo.
Trasmesso dall’ottobre del 2012, fino ad ora si contano 5 stagioni, una sesta già confermata per il prossimo anno, due spin-off, più di 100 episodi realizzati e tante palpabili emozioni. Quindi alla luce di questo provvidenziale ed inaspettato successo, l’universo televisivo di oggi ha trovato il suo immortale super-eroe? Sicuramente ha trovato un esempio, un personaggio da ammirare, un uomo capace di lottare per un bene comune ma, a conti fatti, Arrow non è un vero super-eroe, o almeno non lo è secondo il significato intrinseco del termine. Arrow è Oliver Queen (Stephen Amell), un ragazzo scapestrato, fedifrago ed incurante del suo futuro, il classico figlio di papà che, causa forza maggiore, è finito su un’isola deserta per 5 anni (più o meno), e questa sua esperienza al limite dell’umano, ha innescato un cambiamento nell’indole del giovane rampollo. Tornato a Star City, inizia un lungo e perverso piano di vendetta verso tutte quelle persone che hanno infangato il nome della famiglia Queen, ma presto o tardi, Oliver si accorge che l’oscuro passeggero, quell’ombra nera che vive dentro di lui, sta per prendere coscienza e niente sarà più lo stesso. L’incipit di Arrow è di grande impatto visivo, ed anche se nell’arco di 5 stagioni il raggio d’azione si è allargato a visto d’occhio, la serie della CW rimane ancora al top perché non ha perso la sua intenzione iniziale. Al centro di tutto c’è quella voglia di tratteggiare l’indole complessa di un uomo che vive sedotto dal ‘lato oscuro della forza’, in bilico fra cosa è giusto e cosa è sbagliato, arido di veri sentimenti, disposto a mettere la sopravvivenza del singolo prima della sua. Arrow potrà anche non essere un vero super-eroe, perché di errori ne ha fatti molti (forse anche troppi), ma la particolarità del suo carattere e le sfumature sono caratterizzanti per lo sviluppo del personaggio.
È con questa chiave di lettura che si deve leggere il fenomeno di Arrow, perché al di là di queste caratteristiche la serie rimane comunque un prodotto convenzionale, che intrattiene e rispetta i canoni del network di riferimento. Eppure lo show di Berlanti non è dedicato solo ad un pubblico di giovanissimi, è anche crudo, violento ed affronta con una certa sagacità le relazioni interpersonali, la voglia di rivalsa, la vita, la morte ed i legami familiari. Una serie del tutto nuova se vista da questo punto di vista, diversa ad esempio da Smallville che affrontava con un tono fanciullesco la genesi di Superman.
Questo spiega il suo successo, l’impatto che ha avuto nella pop culture e la nascita appunto di un franchise senza fine che, anno dopo anno, supera limiti ed abbatte barriere. Quindi Arrow è un eroe ma non è super, non ha poteri da cui derivano grandi responsabilità, è più che altro un uomo che ha uno scopo ben preciso nella vita, è un uomo che combatte per un ideale. E si, la serie stessa può non brillare come la prima e la seconda stagione (non gli si perdona il ruzzolone dello scorso anno), ma rimane ancora un ottimo esempio di tv commerciale. La DC Comics, infatti, in questo modo ha trovato il modo di ampliare i suoi orizzonti (rispetto alla sua incarnazione cinematografica), perché conoscendo i limiti ha saputo giocare bene con i suoi punti di forza.
Nell’arco di questi 5 anni, sicuramente in giro per il web, l’argomento Arrow è stato sviscerato ed analizzato in ogni sua accezione, ma credo sia cosa giusta ricordare che, la serie in questione, non solo fa capire quanto è grande e potente l’universo dei fumetti, ma sfata il mito dell’eroe dalla scintillante armatura e (finalmente) tratteggia un personaggio complesso, sfaccettato, pieno di luci ed ombre. Al di là delle sue cadute di stile, Arrow è la comic-series per definitiva (almeno se contestualizzata nella seconda golden age del mercato televisivo), è simil-realistica, è un guilty pleasure necessario e, soprattutto, è un andirivieni di grandi emozioni.