In anticipo sulla tabella di marcia, la quinta ed ultima stagione di Bates Motel debutterà in America il prossimo 20 febbraio. La serie, che è stata adattata per il network satellitare A&E da uno dei produttori di Lost, ha vinto una scommessa da tutti creduta persa in partenza. Nel dare nuova luce al mito di Norman Bates, personaggio reso celebre da Alfred Hitchcock nel suo storico lungometraggio, la serie ha esplorato i sentimenti ed i rapporti umani di una famiglia disfunzionale fra segreti, omicidi e misteri, un dramma psicologico dai risvolti drammatici, un racconto teso ed asfissiante reso davvero invitante grazie ad un ottimo intreccio narrativo che ha saputo giocare con le due anime dello show. Bates Motel non è solo il prequel – modernizzato – di Psyco; è una serie di rara bellezza e che, nonostante fra la fine della prima stagione e l’inizio della seconda abbia faticato a trovare un filo logico, con grazia e maestria lo show ha saputo raccontare la genesi della follia di Norman, esplorando con estrema crudeltà il torbido legame madre/figlio. Non è quindi un semplice omaggio alla tradizione cinematografica, bensì un complesso dramma familiare ambientato in una lugubre cittadina di provincia. Dopo 4 stagioni, la malattia di Norman (interpretato magistralmente Freddie Highmore) è esplosa veemente più che mai, arrivando a compiere un gesto inconsulto nei riguardi della madre (la bellissima Vera Farmiga). Ma cosa succederà nella stagione finale della serie tv? Sappiamo già che la pop star Rihanna interpreterà l’iconica Marion Crane, personaggio preso in prestito dal film del Maestro del Brivido, ma poco o nulla si conosce sul destino di Norman, o più che altro cosa lo condurrà a diventare il personaggio che abbiamo imparato ad apprezzare. Criticata, spesso bistrattata (anche se nonostante qualche imperfezione la serie è un vero guilty pleasure), quali sono i motivi che nonostante tutto ci spingono a vedere Bates Motel? Noi ne abbiamo trovati ben 5.
5. Norman e Norma Bates: una famiglia da incubo
Un duo di attori irrefrenabili che si spingono oltre i loro limiti – Freddie Highmore e Vera Farmiga – è stato capace di tratteggiare personaggi diversissimi ma accomunati da un’unica particolarità: la follia. Norman è un ragazzo solo, dalla mente fragile, totalmente succube della madre, legato alla donna da un filo di morbosità ed amore incondizionato, in odore d’incesto. Norma è una donna folle, talmente fuori di testa che ha fatto crescere il figlio a sua immagine e somiglianza; è un personaggio incrollabile, totalmente infelice ed impulsivo. L’uno compensa l’altro, entrambi si difendono a spada tratta ed ingannano, uccidono e rubano. Una coppia infernale, dalla psiche contorta ed altamente perversa. Quando sono insieme fanno scintille, quando sono separati non possono far a meno di cercarsi. Un rapporto malsano che, inevitabilmente, distruggerà la loro esistenza.
4. White Pine Bay come Twin Peaks
La cittadina dove si muovono Norman e Norma è la cornice ideale. Rispecchia fedelmente sia le intenzioni della serie che il cuore del plot. White Pine Bay è un paesino di pochi abitanti, dove tutti si conoscono; c’è la tavola cada, l’ufficio dello sceriffo, ma l’economia locale si sorregge sulla coltivazione e lo spaccio di droga. Una problema che lo sceriffo molte volte ignora e che lo rende complice delle malefatte, tanto da far calare una nube di sospetti e sotterfugi sul piccolo centro dell’Oregon. Difficilmente splende il sole e l’aria è umida, il terreno fangoso e le strade sempre deserte. Un paesino che sembra molto vicino, quindi, a quello di Twin Peaks.
3. Dylan, il fratello perduto di Norman
Bates Motel ha rispettato la tradizione, e quando l’ha alterata ci ha azzeccato in pieno. Nella narrazione sono stati immessi infatti personaggi mai menzionati nel grande classico cinematografico. Uno fra questi è Dylan, il fratello di Norman. Nato da una relazione incestuosa con il fratello di Norma, il ragazzo è un personaggio positivo ma irascibile. È l’ago della bilancia, un uomo capace di far ragionare la madre nei momenti di lucidità e con le forze necessarie a tenere a bada la follia lampante di Norman. Uno dei personaggio migliori dello show (non solo per il suo bel visino), perché capace di ponderare in maniera ineccepibile la sua precaria situazione familiare.
2. Il finale della stagione 3: semplicemente agghiacciante
In appena 10 episodi a stagione la serie deve dare il meglio di sé. Nonostante qualche difetto, Bates Motel non si perde in giri di parole, regalando molte emozioni, pochi episodi filler e tanti colpi di scena. Forse quello più iconico, più forte e che ha segnato l’inizio della fine per la celebre serie tv, è stato il finale della stagione 3. Qui Norman ha ucciso la dolce Bradley, nel momento in cui tutta la follia del giovane esplodeva. La scena ha destato stupore, è stata di grande impatto visivo, ma è stata proprio la morte dell’ex amante di Norman a far capire quanto è labile la salute mentale del protagonista e, soprattutto, quando può essere fragile lo stesso animo umano.
1. Un ponte fra il passato ed il futuro dell’indimenticato cult cinematografico
Come abbiamo già detto, Bates Motel non è un semplice prequel al celebre film di Hitchcock, ma qualcosa di più. È un ponte fra quello che Psyco ha rappresentato per le generazioni passate ed il mondo televisivo di oggi. Il bello sta proprio in questo. La Settima Arte, in questi tempi di streaming legale e maratone selvagge, torna a nuova vita grazie alla cultura seriale; mentre il cinema declina (tranne in rare eccezioni), le serie tv intervengono a risollevare il visuale dalla crisi creativa. Bates Motel forse non ne è l’esempio più caratterizzante, ma l’esperimento convince: ha permesso alle nuove generazioni di conoscere uno fra i personaggi più inquietanti del grande schermo. La serie va alle radici del terrore e della follia e riesce dove il prequel televisivo del 1990 (caduto nel dimenticatoio) aveva fallito miseramente.