Prison Break: siamo sicuri che la stagione 5 sia davvero così bella?

La cultura pop di oggi non fa altro che guardare al passato, riproponendo marchi e brand che fino ad una decina di anni fa scuotevano pubblico e critica. Tutto questo è accaduto anche al mito di Prison Break, serie tv americana terminata nel 2009, che da un paio di settimane è tornata sul piccolo schermo con un attesissimo quanto controverso revival. Di grande successo durante la seconda golden age della serialità, di grande impatto mediatico anche qui in Italia, lo show – che vedeva in Wentworth Miller e Dominic Purcell i due iconici protagonisti – è caduto vittima della mercificazione del mercato televisivo. Prison Break torna così in TV con un bagaglio culturale sconfinato, ma riuscirà a far breccia nel selettivo pubblico che sta migrando dalla tv al web? Il primo episodio – qui in Italia arriverà in autunno – pare confermare un trend pressoché positivo almeno in termini di ascolti. Ma non sempre i numeri rappresentano la qualità del prodotto.

In alto a sinistra trovate il personaggio più espressivo.

Il ritorno di Prison Break era, più di altri, da evitare. Soprattutto perché la storia aveva già trovato la sua giusta conclusione. Vero è che il revival crea un piacevole effetto nostalgia, ma è comunque una serie fuori tempo massimo, per stile e ritmi del racconto: una serie povera di idee, per nulla onesta con le sue intenzioni iniziali. Siamo ben lontani dalla profondità e dallo spessore narrativo con cui, nel lontano 2005, furono presentati i protagonisti della vicenda. Ne è passata di acqua sotto ponti dalla prima evasione da FOX River per Michael e Lincoln, e sono un vago ricordo le corse forsennate per sfuggire al criptico Alex Mahone. Soprattutto, si è perso il ricordo della prigione di Panama e dei piani della Compagnia. La storia di Prison Break riprende esattamente 10 anni dopo la morte di Michael; Lincoln, causa forza maggiore, scopre che suo fratello è vivo e vegeto e rinchiuso in un carcere del Medio Oriente, in un paese al collasso e vicino alla guerra civile. Sarah è felicemente sposata e cresce il figlio avuto da Michael e tutta la squadra di ex galeotti è andata avanti con la propria vita. Eppure scoprire il motivo che ha spinto il giovane Michael a compiere questa scelta, offusca la mente e fa riemergere vecchi rancori, dubbi ed incertezze.

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Dubbioso e incerto.

Prison Break è stato uno show televisivo rivoluzionario. Scavava con fierezza nell’animo dei personaggi e pennelleva senza timori una vicenda complessa ma dal grande appeal. Forse si è spinto troppo sul piede dell’acceleratore durante la stagione 4, facendo esaurire l’idea di base, ma il finale (seppur triste) ha reso giustizia. La quinta stagione, invece, non trasmette emozione alcuna. Pare la solita operazione commerciale. Lo si nota da un plot decisamente scialbo, costruito senza un reale filo logico, e dalla caratterizzazione dei personaggi, rimasti involuti, sgraziati e senza nessuna possibilità di redenzione. L’esperimento più chiacchierato del web si è rivelato una sonora e cocente delusione.

Prison Break costruisce una trama arzigogolata, nuove relazioni interpersonali e nuovi meccanismi, senza però riuscire nell’impresa più ardua: appassionare. Il primo episodio, trasmesso in patria il 4 aprile con grande successo da parte del pubblico  (il secondo però ha visto già un calo vistoso di telespettatori), è un concentrato di luoghi comuni e colpi di scena già visti. Per non parlare dell’incipit, forzato e costruito senza cognizione di causa. La resurrezione di Michael non ha fatto battere il cuore, non ha trasmesso empatia ai personaggi coinvolti (Sarah in primis), ha azionato solamente una serie di eventi molto prevedibili e di scarso impatto. Certo il primo episodio è stato introduttivo ed ha dovuto ricollegare il filo dove quasi 10 anni fa fu interrotto, ma se queste sono le sensazioni iniziali, era meglio che il mito di Prison Break rimaneva cristallizzato nel tempo. Il revival si rivela essere una mossa per ritrovare una fetta di pubblico che FOX America ha perso, un espediente per cercare di riportare in auge un brand che ha regalato alla rete grande successo. Ed è così che la magia è andata persa, nonostante le buone intenzioni del cast.  Altre operazioni televisive recentemente hanno guardato al futuro del loro stesso marchio – è successo con i Visitors e Dallas. Ma Prison Break rimane ancorato al passato, un passato che era bello così come lo si ricordava. Potremmo cambiare opinione – forse – dopo aver visto il nuovo finale che verrà regalato alla serie tv? Alla luce dei fatti, solo se ci sarà il tanto agognato happy ending, il revival avrà ragione di esistere.  Ma, visto che raramente il mondo delle serie tv regala anche solo una parvenza di felicità, siamo pronti al peggio.