Mettete in un grande calderone una giovane ragazza acqua e sapone che si scopre ambiziosa al di là di amore e amicizia, una grande azienda Google-like che persegue la trasparenza assoluta tranne che per i fondatori, due attori in grado di attirare giovani e meno giovani come Emma Watson e Tom Hanks, infine (o all’inizio!) l’adattamento di uno dei romanzi di Dave Eggers, tra i più apprezzati autori americani degli ultimi anni. Se mescolate il tutto, verrà fuori The Circle, l’ultimo film di James Ponsoldt, e al primo assaggio scoprirete con dispiacere che il risultato è piuttosto insipido.
Un’occasione mancata (che già sulla carta non aveva particolare appeal), considerando che invece gli ingredienti per un piatto, se non ben riuscito, almeno accettabile, c’erano tutti. La trama di The Circle, pur raccontando una distopia, non è ambientata lontano dal presente: in una società dove la condivisione e l’eccesso di informazioni vengono considerati la positiva normalità, una grande azienda, The Circle appunto, che riunisce in sé tutti i caratteri dei principali big della rete Google, Facebook, Youtube, Twitter, assume Mae Holland (Emma Watson), ingenua ragazza di periferia che si trova così proiettata in un sogno grazie al supporto della sua amica e pezzo grosso dell’azienda Annie (Glenne Headly). In The Circle Mae comincia a perdere la propria identità, trascurando i genitori in condizioni di salute ed economiche precarie e un caro amico che rifugge i social network, per lasciarsi assorbire da feste aziendali del week-end e una vera e propria vita online, con la guida del guru dell’azienda, Bailey (Tom Hanks). Mae, che inizialmente sembra perplessa di fronte all’eccessivo entusiasmo verso la trasparenza e la condivisione totali dell’azienda, pian piano comincia a perdere qualunque possibilità di conquista dello spettatore, facendo sempre le scelte sbagliate con irritanti ingenuità e incapacità di pensiero, sia a livello personale che professionale.
La nuova pellicola di Ponsoldt, che continua a dedicarsi a trasposizioni cinematografiche dopo l’interessante “The End of the Tour – Un viaggio con David Foster Wallace” (tratto dal libro del giornalista David Lipsky “Come diventare se stessi”), non riesce a dare più verve a una storia che già su carta non stimolava grandi emozioni e riflessioni nel lettore. Gli speech alla Steve Jobs sono ormai all’ordine del giorno nelle conferenze di tutto il mondo in ambito tecnologico (basti pensare a un qualunque TEDx), aziende “totalitarie” che attraverso un unico account gestiscono l’intera vita online di una persona non appaiono così sconvolgenti di fronte al numero di account che gestisce ciascuno di noi ogni giorno o, per esempio, al concetto di Spid e identità unica che la stessa Pubblica Amministrazione italiana sta portando avanti; e il limite verso cui la trama sembra spingerci non appare né catartico né condivisibile. Mae cerca di apparire sempre la ragazza giusta al momento giusto, con la fragilità emotiva e di pensiero necessaria per portare avanti un ideale di cui non è neanche lontanamente cosciente.
[quotesx]I personaggi sono appena abbozzati, poco coinvolgenti[/quotesx]The Circle è realizzato discretamente: buone interpretazioni (Tom Hanks sempre brillante, Emma Watson che ce la mette sempre tutta per giustificare la sua scelta da parte del cast), buon ritmo, un po’ di suspense tipica del genere thriller; ma i personaggi sono appena abbozzati, poco coinvolgenti, sempre sullo sfondo di un contesto che ci sembra così vicino e allo stesso tempo tanto lontano. E se l’intenzione del regista era quella di trasmettere qualche input di riflessione nello spettatore, l’obiettivo è completamente fallito: il dibattito sui limiti da un lato di trasparenza, dall’altro di privacy, sull’eccesso di informazioni condivise volontariamente o meno e sulla possibilità e utilità di elaborare tali dati, sull’invasività dell’identità aziendale rispetto alla vita privata (il ricordo indelebile delle biciclettate dell’Ing. Fantozzi e colleghi rules) fa ormai parte della nostra vita quotidiana e The Circle non aggiunge assolutamente nulla ad esso e, anzi, forse lo sminuisce in una fiaba americana senza alcun intento morale.