Cinema e Videogiochi – DOOM (2005)

Tanto tempo fa, nella galassia lontana dalle sgommate di Fast & Furious, dai tamburi di Jumanji e dai salvagenti di Baywatch; prima di diventare uno degli attori più corteggiati e strapagati di Hollywood – Dwayne Johnson faceva film come Doom. A quel tempo era conosciuto esclusivamente con il soprannome da wrestler – The Rock – e come una roccia resistette alle review negative. Infatti, se il videogioco da cui è tratto, sviluppato dalla gloriosa id Software, era arrivato al terzo capitolo con favore di pubblico e critica, la pellicola finisce presto nella top ten dei peggiori adattamenti videoludici del Time.

La storia è quanto di più blando si possa immaginare: il centro di ricerca UAC su Marte subisce un attacco da pericolose creature d’ignota provenienza, sicché un gruppo di Marine viene mandato in soccorso. The Rock (il capo), Karl Urban (il buono) e Rosamund Pike (la sorella scienziata) scoprono che i ricercatori hanno estratto da scheletri alieni il cromosoma C24, il quale, iniettato nelle cavie umane, le trasforma in specie di zombie-OGM, veloci e letali, il cui obiettivo è, naturalmente, arrivare sulla Terra.

Sì, stiamo pensando tutti la stessa cosa.

Fatto sta che fare un film a partire da un videogioco come DOOM era impresa più ardua del solito: in DOOM non c’era mai stata una vera storia, né un vero protagonista (nei primi capitoli non riusciva nemmeno ad alzare la testa!). Era semplicemente ciò che doveva essere (leggete lentamente): una lunga e magnifica carneficina.

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La stampa criticò gli scarsi dialoghi, i personaggi cartooneschi, l’incoerenza delle scene d’azione, la prevedibilità della trama. Fu unanime, feroce e anche ingiusta. Le accuse coinvolsero anche gli attori. La verità è che Karl Urban, che l’anno scorso abbiamo visto nei panni di McCoy in Star Trek Beyond, è praticamente perfetto: la sua faccia pulita mostra con convinzione l’emozione e l’intensità di un orfano ormai adulto che dovrà combattere i propri demoni. The Rock è un capo carismatico disposto a tutto pur di salvare la missione, persino a trasformarsi in un villain senza scrupoli. Richard Brake è bravissimo. E Rosamund Pike…be’, lei è bella (e per noi adesso è sempre la cazzutissima Gone Girl).

Impossibile dire se, ai tempi del debutto in sala, gli spettatori cui il film è piaciuto fossero tutti videogiocatori. Ma una cosa è certa: Doom è fra le trasposizioni da videogioco più ingenuamente orgogliose del suo medium di provenienza, e non si vergogna di inserire riferimenti anche là dove non avrebbe senso. Già dalle prime scene Duke viene ripetutamente inquadrato mentre gioca su una console portatile esultando come un bambino, il Marine Destroyer si ritrova a fare il culo a strisce a un demone picchiandolo con il monitor di un computer, (che, ricordiamolo, è il device su cui Doom è nato), The Rock trova la BFG che levita in cima a un piedistallo…e come dimenticare il piano sequenza in visuale FPS?  E Hardcore! sarebbe uscito undici anni dopo.

Il parere del Direttore

Tra tanti clamorosi fiaschi, il film di DOOM del 2005 è quasi un diamante grezzo, da riscoprire e apprezzare, non foss’altro per la sua onestà intellettuale. Un fantahorror di medio calibro, che strizza l’occhio al maestro Alien ma non dimentica la sua origine elettronica, omaggiata da una sequenza in soggettiva a beneficio dei fan. Con il lusso di avere nel cast The Rock, attuale attore più pagato al mondo. E scusate se è poco.

Marco Accordi Rickards, Editor-in-Chief