Basta un fatto di cronaca cruento a tenere in piedi un film? Pietro De Negri, detto il Canaro della Magliana, è un ex toelettatore che torturò, mutilò a più riprese e infine uccise l’ex pugile dilettante Giancarlo Ricci. Una storia nera sconvolgente, talmente assurda che non è difficile immaginare che sia solo un brutto film. Ma Rabbia furiosa non lo è.
Il film in via di ultimazione di Sergio Stivaletti è un’opera ben pensata, che – nonostante prenda spunto dalla realtà – ma quale film non lo fa?! – s’incarna col cinema e in questa nuova forma vuole rimanere. Creatore prima di piccoli oggetti di scena (Jazz Band e Le strelle nel fosso) e poi di più grossi materiali di scena (I cacciatori del cobra d’oro) e di riprese in stop motion (Assassinio al cimitero etrusco), Stivaletti si fa strada anzitutto come creatore di effetti speciali (Phenomena e Dèmoni) di registi del calibro di Argento e Bava, che lo richiedono poi come loro collaboratore, finché con Maschera di cera (1996) non trova la sua propria strada da regista: la professionalità e la cultura di Stivaletti nel cinema parlano da sé.
Vivido e grottesco, Rabbia furiosa ha richiesto un folto cast di attori, professionali e alle prime armi come Romina Mondello e Gianni Franco (Maschera di cera), Riccardo De Filippis (Romanzo criminale), Virgilio Olivari, Rosario Petix, Romuald Klos e Giovanni Lombardo Radice; una fotografia intensa e surreale come quella di Francesco Ciccone e, non ultima, una scrittura intelligente che ha richiesto la collaborazione delle teste di Antonio Lusci, Antonio Tentori e dello stesso Stivaletti e ancora ulteriori figure professionali generalmente lontane dalle cineprese e che difficilmente vengono citate e ringraziate con l’enfasi dimostrata alla presentazione del film.
Questo è quanto emerge dal teaser e dalle varie clip confezionate a posta per l’ultima giornata del Fantafestival 2017. In questa occasione, inoltre, l’intero team non ha potuto trattenersi dall’elogio al regista Stivaletti, non solo per la professionalità e per la dedizione al progetto, ma anche per il contributo umano col quale è riuscito a tenere insieme i lavoratori, le persone che vi hanno collaborato (ciò che, nei tempi duri del ‘dietro le quinte’, non può essere trascurato).
Insomma, Rabbia furiosa è un film che a dispetto del tema trattato sembra essere fatto con cura, nella consapevolezza che solo la solidarietà fra persone possa creare un’opera che anziché patinare la realtà mostri coi fatti cosa sia il cinema, creando un’opera che di violento ha solo la finzione. Questo è il messaggio che arriva: il cuore per placare con l’arte ciò che esce con…rabbia furiosa.
Per tutto questo, però, non ci rimane che aspettare che il film esca nelle nostre sale cinema.