Almost Dead – Recensione

Almost Dead Arriva sugli schermi un horror tutto italiano, che tratta il genere parecchio amato dai fan dell’horror più estremo, dello zombie movie. Un’opera firmata Giorgio Bruno, che stupisce per la sua freschezza e per la realizzazione. Una storia che è capace di coinvolgere fin dai primi istanti, tenendo lo spettatore incollato, letteralmente, alla poltrona, per seguire le vicende sullo schermo.

L’evocativa copertina di Almost Dead, riporta ai tanti grandi classici anni ottanta dell’immortale, letteralmente, genere.

 

SOLA, NEL BOSCO OSCURO

Almost Dead inizia con un incipit fin troppo tradizionale, che riporta alla memoria alcune delle migliori pellicole d’orrore del passato. Un semplice incidente d’auto lascia la dottoressa Hope Walsh in una situazione apparentemente senza uscita. Sola, nel bosco oscuro, circondata da strane presenze barcollanti. Ebbene si, si tratta dei classici morti viventi, che hanno letteralmente infestato quel tetro bosco e che ora sono ovunque, accanto alla scienziata. La sventurata si trova imprigionata nella sua automobile incidentata, in preda, tra l’altro, ad una forte amnesia, dovuta all’impatto. Legata ed imbavagliata, la ragazza si ritrova in una situazione assurda, di cui non sa nemmeno nulla. Vero terrore, psicologico prima che dovuto alla situazione. Solo un iconico telefono cellulare, per giunta vecchio tipo, per comunicare con i vivi. E solamente sei ore di tempo per cercare quella fiala di siero che potrebbe salvarla dalla trasformazione. Un singolo morso di uno zombie, infatti, la sta portando verso il suo forse inesorabile destino. Diventare una Non-Morta o sopravvivere, in uno sterminato campo di orrore.

FIGLI DI UNO ZOMBI MINORE

La lezione romeriana è stata compresa in pieno. Il grande Maestro, come tutti sappiamo, non è più tra noi, e siamo in attesa della sua resurrezione. Eppure, se non nel corpo, egli rivive in una grande opera come quella di cui stiamo parlando, che proviene da un paese che parecchio ha dato al filone zombie, specie negli scintillanti anni ottanta. Nell’attuale decennio, di fatto, proprio George Romero è tornato spesso a lavorare con le sue creature più famose. Prigioniero, in un certo modo, di quel mondo da lui stesso ideato, come un pittore che realizza sempre variazioni dello stesso tema, alla ricerca continua della perfezione. L’eretica reinterpretazione dello zombie maratoneta, corridore e sportivo è qui un lontano ricordo. Per fortuna. I puristi della carne morta gioiranno al solo pensiero. Gli zombi qui incedono lentamente verso le loro vittime, quasi riflesso di quello che furono in vita. Lenti, poco articolati eppure inesorabili. Metafora della vita stessa, in fondo. Una camminata lenta verso la morte, che dovrà comunque arrivare, prima o poi, per tutti. L’Italia ha prodotto diversi titoli nel prolifico filone delle storie dedicate al mito dell’Undead, specie nel periodo appena successivo all’indimenticabile Dawn of The Dead, del 1978, pellicola romeriana portata nel Belpaese da Dario Argento. Con tanto di colonna sonora riscritta dai leggendari Goblin, peraltro. Pensiamo a titoli quali Zombi 2 del 1979 di Lucio Fulci, nato proprio sulla scia del successo del film romeriano, intitolato infatti in Italia Zombi,film cult, diventato poi una serie apocrifa più o meno trash, con Zombi 3, sempre di Lucio Fulci,del 1987, terminato però da altri registi, Bruno Mattei e Claudio Fragasso, che nello stesso anno insiste sul filone realizzando Zombi 4, film noto anche come After Death, e si conclude, sempre nel 1987, con Zombi 5 di Claudio Lattanzi, il cui titolo originale è però The Killing Bird. Non mancano i porno soft d’autore, come il film di Joe D’Amato, al secolo Aristide Massaccesi con Le Notti Erotiche dei Morti Viventi, o l’antesignana Zom-Com, ovvero commedia a base di Zombi, con il divertente Io Zombo, Tu Zombi, Lei Zomba, film del 1979 di Nello Rossati. Il filone si spegne negli anni novanta con l’eccezionale Dellamorte Dell’Amore, film del 1994 tratto da un romanzo di Tiziano Sclavi, diretto da Michele Soavi, con protagonista una indimenticabile Anna Falchi in versione cadavere ambulante. Oggi, di fatto, ci sono molti talentuosi registi che si occupano del genere, pensiamo ad esempio al leggendario Domiziano Cristopharo, noto per La casa dei Manichini di Carne del 2009 o Phantasmagoria del 2011, di cui torneremo presto a parlare su queste pagine. Eppure la storia narrata dal film di Giorgio Bruno è caratterizzata da un taglio internazionale, e quasi si fatica a riconoscerla come opera nostrana. Chi si aspettava il tradizionale Spaghetti Horror resterà sorpreso dalla maturità narrativa e concettuale di Almost Dead. Poche opere riescono in verità a colpire come questa. Pathos, senso di oppressione, empatia immediata con la protagonista. Terrore. Quello vero, che ti scorre gelido nel sangue. Nulla, in fondo è più spaventoso di noi stessi, del nostro lato oscuro, che i Non-Morti incarnano perfettamente. Noi siamo loro e loro sono noi, si diceva una volta. Tutto passa, scorre via veloce e diventiamo solo cenere. Esiste solo un destino peggiore della morte, ed è quello di vagare sulla terra come Non-Morti. Catastrofico, inesorabile e senza speranza. Drammaticamente bello, il film ci da un messaggio chiaro. Il male vince sempre. In ogni caso, non importa quello che facciamo, non importano le nostre azioni, i nostri sforzi, la morte arriva comunque e ci trascina nel baratro insieme a lei.

Legata, imbavagliata e prigioniera di una macchina dopo un incidente, senza memoria… una brutta situazione per la signorina Hope!

LA SPERANZA E’ L’ULTIMA A MORIRE

Almost Dead è quasi un monologo psicologico. Una introspezione intensa in quello che prova la protagonista prima del possibile trapasso verso la Non-Vita. Il viaggio interiore è perfettamente sublimato dalla location minimalista. Hope, da sola, o quasi, nella sua automobile, che lotta con i suoi stessi pensieri e ricordi da ricostruire, prima che con i tanti Morti Viventi che la assediano e circondano in modo subdolo. Il suo nome simbolico, del resto, è di per se un messaggio chiaro. Si ferma il viaggio dell’automobile, lungo la strada tortuosa che altro non è che la vita stessa. Ed un incidente la cambierà per sempre. Fatti, eventi e ripercussioni, che cambiano una persona in maniera indelebile. Tutto il tempo lo spettatore è un tutt’uno con la protagonista, e ne segue passo passo il percorso, verso l’infinita dannazione o la soluzione che potrebbe salvarla. E che dire dell’ambientazione notturna, greve e pericolosamente silenziosa. Quasi una citazione diretta di quell’ancora oggi indimenticabile The Night of The Living Dead, che da quasi cinquanta lunghi anni è ancora un modello narrativo insuperato. Non dimentichiamoci che IL film di zombi per eccellenza è datato 1968… Le vicende della dottoressa Hope potrebbero del resto accadere in quella stessa notte, perchè no, come suggeriscono spesso diversi zombie movie del putrefatto filone. L’automobile, simbolo universale di libertà ed evasione, qui diventa rifugio, posto claustrofobico eppure unica salvezza da un mondo ormai allo sbando, in mano a chi una volta era vivo. Il telefono, unico mezzo di comunicazione, porta delle voci, delle flebili speranze, delle indicazioni di persone ancora in vita. Quella vita che, entro sei ore, potrebbe diventare solo un ricordo. Un film lento, ragionato ed angosciante, forse persino troppo autoriale a volte, nonostante la volontà, chiara, di essere un film per veri appassionati del genere.

Un bosco tetro e buio, in cui si annidano delle strane creature lente ed affamate… attenta a scendere dalla tua automobile… ti hanno fiutata…

BRANDELLI DI CARNE MORTA A BASSO COSTO

Partito come un film dal budget limitato, Almost Dead stupisce anche nel settore trucco e parrucco, con dei Morti Viventi credibili e ben realizzati, scene studiate che non insistono eccessivamente nel gore estremo, con solo alcune punti in cui si omaggiano i momenti tipici del genere, con antropofagia, morsi, scene corali con diversi Non-Morti ed assedi all’unica vivente, gioia per gli occhi degli Z-Fan. Tra make-up ed abbigliamento delle creature ritroviamo un ottimo risultato finale, credibile e per nulla lasciato al caso, anzi, con trovate da mestierante degne dell’insegnamento di maestri del settore come George Romero, John Carpenter o il nostrano Lucio Fulci. Vero amore per il genere, e per l’arte cinematografica in generale si ritrova in tutto il film. Del resto la pellicola è di tipo introspettivo, se fossimo in un teatro sarebbe quasi un monologo. Un grido disperato nel buio, con gli spettatori in sala che tremano, identificandosi in chi sta, forse, per morire senza una vera morte che dia la pace eterna.

Il trailer ufficiale di Almost Dead inizia a coinvolgere lo spettatore facendo subito intuire il livello di coinvolgimento del film:

ITALIAN DEAD, UN CAST TUTTO ITALIANO… O QUASI

L’eccezionale monologo del terrore è raramente intercalato da poche, fondamentali figure umane, oltre che, ovviamente, le voci al telefono, che aiutano a ricostruire il puzzle mentale della protagonista, che pian piano scopre il suo ruolo nella ultraterrena vicenda. Il regista del film è il già citato Giorgio Bruno, catanese, classe 1985, nato proprio nell’anno in cui usciva in sala forse il più bel film di George Romero, quell’indimenticabile Day Of The Dead. L’autore ha debuttato nel 2008 con Soli al Fronte, mediometraggio sul tema della guerra, e si è fatto definitivamente conoscere con Nero Infinito nel 2013. Giorgio Bruno è autore anche della storia, a cui si affiancano Davide Chiara e Daniele Pace. Alle musiche troviamo Massimo Filippini, mentre gli Effetti Speciali sono curati da Vittorio Sodano e Jacopo Tomassini. Proviene invece dalla Francia la talentuosa protagonista del film, Aylin Prandi, nota per Gianni e le donne del 2011 e Diaz – Don’t Clean Up This Blood del 2012.

LA VITTORIA DEL PIPISTRELLO D’ORO

La grandezza del film Almost Dead non è passata inosservata, decisamente. Ed ecco che la pellicola è stata premiata da una manifestazione romana specializzata nei generi Fantascienza ed Horror, il Fantafestival di Roma. Nella trentasettesima edizione dell’evento, infatti, ecco che Almost Dead ha trionfato letteralmente ed all’opera del regista italiano Giorgio Bruno è stato conferito il primo premio tra i film in concorso, con l’assegnazione dell’ambito Pipistrello D’oro. Un bel riconoscimento per una pellicola da vedere a tutti i costi, che diventerà, secondo chi scrive, un piccolo grande classico del genere Zombie Movie. Ma non solo! Il film in precedenza aveva già vinto un premio prestigioso in terra statunitense, al Miami International Science Fiction Film Festival.

 

 

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.