In un passato non troppo lontano, fatto di TV a tubo catodico, monoliti neri, console cubiche e portatili a 16 bit, gli appassionati della casa di sviluppo nipponica con sede a Kyoto erano soliti utilizzare il termine “Nintendo Difference” per sintetizzare in due parole il motivo che spingeva il loro portafogli a svuotarsi a ogni nuova uscita legata alla grande N. C’era chi provava a riassumere il concetto tirando in ballo un impianto ludico assemblato con tecnica certosina, chi identificava con la “differenza Nintendo” un prodotto delineato da uno stile bucolico e da colori sempre accesi e chi, semplicemente, ci vedeva una filosofia intera, un modo di intendere e sviluppare videogiochi unico e inimitabile. Il sottoscritto ha sempre considerato quest’ultima chiave di lettura come quella più veritiera; dopo qualche scivolone, quest’oggi possiamo di nuovo parlare di “Nintendo Difference” per descrivere il nuovo arrivato Splatoon.
SPLATOON: LO SPARATUTTO SECONDO NINTENDO
Una volta inserito il disco all’interno della console sono sufficienti giusto una manciata di secondi per prendere il controllo del nostro Inkling. Questa volta, infatti, non ci attende nessun menù e i soliti filmati di apertura cedono il passo a una serie di palloncini colorati, da far esplodere a suon di vernice. Si scopre così in un attimo che l’analogico di sinistra muove il personaggio, quello di destra modifica la visuale, il grilletto dorsale ZR garantisce lo spruzzo di colore e – cosa più importante – i giroscopi presenti nel Game Pad vengono chiamati in causa per la gestione della mira.
Se in questo momento un ondata di atroci dubbi vi ha attraversato le viscere, sappiate solo che, dopo l’indispensabile periodo di pratica, niente e nessuno vi impedirà di colpire il nemico con precisione millimetrica; “splattare” l’avversario utilizzando un sistema di controllo “tradizionale”, comunque attivabile nell’apposito menù delle opzioni, diventa magicamente una pratica macchinosa e goffa. I minuti scorrono veloci e il tutorial dipinto dagli sviluppatori ci permette di comprendere il secondo elemento fondamentale di Splatoon, ovvero la trasformazione in calamaro. Questi buffi esseri, tramite la pressione del dorsale di sinistra, mutano in un attimo il loro aspetto in un adorabile cefalopode, per poi immergersi e nuotare a tutta velocità in un mare di inchiostro. La mossa è utilissima per eseguire agguati, passare attraverso grate, scalare strutture verticali o, semplicemente, fuggire da una situazione divenuta troppo complicata; questa tecnica permette anche di riempire il proprio serbatoio d’inchiostro, in modo da poterlo nuovamente svuotare in giro per l’arena di gioco. Le meccaniche di base sono dunque assimilate in pochi minuti e al giocatore non resta altro da fare che muovere i suoi primi passi in città.
Coloropoli si mostra così ai nostri occhi, con le sue sciccose strutture urbane tipicamente nipponiche, mentre un caloroso e folle benvenuto ci viene gentilmente offerto dalle due “idol” Stella e Marina, conosciute anche come le Sea Sirens. L’improbabile duo si prende la briga di mostrare immediatamente le arene disponibili per le partite online (due per la modalità amichevole e due per quella Pro, a rotazione ogni quattro ore) e ci informa della scomparsa del Pescescossa, fonte di elettricità per l’intera mini-metropoli.
[quotesx]Splatoon esprime egregiamente il significato di nintendo difference[/quotesx]Sin da questi primi momenti è impossibile non scorgere la mano di Nintendo dietro al pennello che ha dipinto questo strano esperimento chiamato Splatoon. Uno strato di follia spesso almeno mezzo metro ricopre di fatto ogni aspetto: le “battute idiote” si sprecano, i sorrisi ebeti non tardano ad arrivare e il solo vagabondare per la piazza diviene una pratica stranamente interessante. Mentre si scambia qualche battuta con i calamari presenti, ci si accorge che sotto la torre principale è possibile accedere alle partite online; recandosi nel centro commerciale si ha invece la possibilità di acquistare vestiti, accessori e armi per il nostro Inkling (ogni capo d’abbigliato modifica ovviamente i parametri del nostro personaggio); una volta diretti in palestra, inoltre, ci si può dedicare alle sfide per due giocatori in locale, uno con gli occhi fissi sulla TV, l’altro con lo sguardo posizionato sullo schermo del GamePad. Semi nascosto in un vicolo stanzia poi una figura sospetta che, una volta raggiunto il livello 4 e in cambio di una manciata di monete d’oro, ci offrirà i suoi servigi. Avete notato un’indispensabile maglietta alla moda indosso ad un Inkling seduto sulle scale? Volete invece quelle sue cuffie colorate? Rivolgetevi a Richie e il giorno seguente i vostri desideri “modaioli” verranno esauditi. L’ultimo strambo personaggio lo si trova invece semi nascosto in un tombino. Capitan Seppia, questo il nome del leader della Divisione Branchia, è un adorabile e arzillo vecchietto, reduce della prima Grande Guerra Mollusca. Lui sarà il nostro mentore e ci chiederà di sventare una volta per tutte la minaccia dei polipi e recuperare così l’indispensabile Pescescossa.
I livelli che costituiscono la campagna in singolo sono una trentina (cui vanno sommati altrettanti stage, sbloccabili con l’utilizzo dei tre Amiibo della serie Splatoon) e offrono ovviamente una marea di strambi nemici da sconfiggere, ma anche divise speciali da indossare, chiavi da recuperare, enormi pareti da scalare e pedane semoventi da inchiostrare. Gli elementi tipici dei platform game si fondono con quelli degli sparatutto in terza persona, al fine di donare un animo peculiare a questa stramba avventura piena di vernice e follia nipponica. Non mancano all’appello neppure boss dalle dimensioni generose, con le loro meccaniche da comprendere e assimilare al meglio, indispensabili per il recupero di qualche vecchio progetto da tramutare in una nuova e scintillante arma per il multiplayer.
SONO PROPRIO UN TIPO IN GAMBERO
Ogni aspetto sembra godere di una cura maniacale, basti pensare all’ottimo comparto tecnico, ai bellissimi minigiochi in stile 8 bit che alleviano le attese nei matchmaking o ai post pubblicati sul Miiverse che appaiono a mo’ di murales sia in città, sia sui muri delle arene di gioco. Al di la di tutto, comunque, il cuore pulsante di Splatoon risiede nel comparto multigiocatore online. Fortunatamente, anche qui non si può far altro che elogiare l’operato di Nintendo EAD.
Le cinque arene disponibili sono tutte caratterizzate da un ottimo level design e fungono da campo di battaglia per otto calamari pronti a tutto pur di riempire di inchiostro ogni superficie disponibile. In Splatoon – è bene ricordarlo – la squadra che porta a casa la vittoria è quella che ha colorato la maggior percentuale dell’arena di gioco; anche se può sembrare alquanto bizzarro, l’eliminazione dell’avversario non porta ad alcun beneficio extra. Anche il bilanciamento, un aspetto davvero indispensabile in un TPS online, è stato oggetto di un lavoro certosino di raffinamento. Le armi offrono approcci diversi e nel corso delle partite capita sempre di trovare gente infognata sotto la superficie dell’inchiostro, pronta a “splattare” alle spalle qualche ignaro avversario, calamari indemoniati dotati di Rullo Splat e Cecchini appostati negli angoli più improbabili. Varie tipologie di bombe e armi speciali, da utilizzare una volta riempita l’apposita barra, creano infine il giusto delirio nel corso delle brevi ma intense battaglie che si susseguono a spron battuto.
[quotedx]Nelle prossime settimane il team di sviluppo pubblicherà parecchi contenuti gratuiti[/quotedx]Le regole base cambiano una volta che il nostro cefalopode giunge al decimo livello. Le partite Pro, questo il nome scelto per le sfide più impegnative, chiedono infatti maggiore attenzione e i giocatori devono preoccuparsi di conquistare determinate aree o proteggere una sorta di mini-totem in continuo movimento. Vincendo si incrementa il proprio rango, ma portando a casa una bruciante sconfitta si deve fare i conti anche con la perdita di punti preziosi. Prima di poter mettere le mani sulle partite Pro o sulle nuove e devastanti armi servono comunque un alto numero di ore passate a spruzzare inchiostro con precisione chirurgica. L’intento è chiarissimo: gli sviluppatori hanno ben pensato che accompagnare per mano il giocatore, livello per livello, fosse l’unico modo per far sì che il divertimento non cada mai vittima della frustrazione. Partire disgraziatamente come carne da macello per i soliti avversari di livello altissimo è un problema dunque scongiurato: fra le mani di ogni tipologia di giocatore, dal professionista del frag al niubbo di turno, c’è sempre un’esperienza divertente e adrenalinica.
Parliamo ora dell’unico aspetto di Splatoon in grado di destare qualche perplessità, ovvero il numero ristretto di modalità (tre) e di arene selezionabili (solo cinque). È bene chiarire fin da subito che, nonostante l’esiguità dell’offerta, in due settimane di intense di battaglie all’ultima verniciata la noia non è mai giunta a tenermi compagnia. Nintendo sembra peraltro avere piani ben precisi e rassicuranti, almeno per l’immediato futuro. Nelle prossime settimane nuovi scenari verranno aggiunti alla rotazione; parimenti, andranno sperimentati armi ed equipaggiamenti inediti come il “Calamaravaggio”, mentre l’esperienza sarà arricchita dalla modalità Partita Pro “Torre mobile” e dai nuovi festival, eventi speciali in cui i giocatori di tutta Europa saranno chiamati a rispondere a semplici domande al fine di rappresentare al meglio la propria fazione nelle battaglie online. Un importante aggiornamento in agosto, infine, aggiungerà la modalità Partita pro “Operazione Pesce d’Oro”, la possibilità di formare una squadra senza affidarsi al matckmaking e di organizzare battaglie private per 8 amici calamari.