Rocket League – Recensione

Mi tolgo il pensiero e vi dico in partenza che se non acquistate Rocket League prima di subito siete delle brutte persone. Il titolo di Psyonix vale tutti i 19,90 euro che vengono chiesti per la versione PC, mentre su PlayStation 4 rappresenta in questo periodo la miglior killer application che possiate chiedere per passare a Plus, visto che il gioco è, in questo mese, tra quelli liberamente scaricabili per gli account abbonati al servizio di Sony. Il motivo è presto detto: Rocket League è divertimento allo stato puro, alla portata dell’inetto come del professionista del pad; uno di quei titoli, insomma, che ti spingono a fare notte fonda e a svegliarti al mattino con una sola cosa in testa (e no, il binomio “donne e motori” non c’entra niente, neh… maliziosetti!).

WROOOOOOM… GOOOOOOL!

Spiegare cosa sia Rocket League è di una semplicità disarmante. Si tratta del seguito diretto di un vecchio gioco per PlayStation 3 chiamato Supersonic Acrobatic Rocked-Powered Battle-Cars, da cui riprende il semplicissimo concept: due squadre formate da macchinine, un’arena chiusa con due porte e un giga-pallone da spingere nella rete avversaria. Tutto qui. Di fatto, Rocket League è un calcio del futuro a bordo di veicoli e dove non esistono regole, falli, rimesse laterali e roba che spezzi l’azione. L’unico momento in cui ci si ferma è quando si raccoglie la palla nella rete e la si riporta al centro del campo.

Le vetture non possono disporre di alcun tipo di power-up. Non esistono missili, scudi, ganci magnetici o altre amenità, ma solo un turbo da usare alla bisogna, ricaricabile passando con la macchina su appositi segnalini luminosi, e la possibilità di saltare. Avanzare di livello serve in primo luogo per dare un senso al sistema di matchmaking (che cerca il più possibile di creare gruppi equilibrati e con capacità simili) e, in secondo luogo, a consentire poco alla volta lo sblocco di tutta una serie di abbellimenti estetici per la nostra auto. Le aggiunte al garage consentono di modificare carrozzeria, colore, cerchioni e accessoriame assortito, fermo restando il fatto che ogni ritocco non ha alcuna influenza sulle prestazioni, le quali sono inesorabilmente sempre le stesse per tutti i giocatori. Se da un lato questa scelta strozza un po’ in gola la percezione di progressione, dall’altra trasforma Rocket League in un e-sport perfetto, dove è l’abilità (e in parte la fortuna) a essere premiata e non la pervicace ricerca della buff-combo perfetta.

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OH… LA PORTA SAREBBE DALL’ALTRA PARTE, NEH?

Le modalità di gioco sono sostanzialmente due. La prima è il classico multiplayer, che può essere vissuto nelle modalità 1vs1, 2Vs2, 3vs3 e perfino 4vs4; volendo, si può prendere parte anche a vere e proprie partite classificate, anche se la differenza è tutto sommato relativa sotto il mero profilo del celodurismo da prestazione. Esiste poi la cosiddetta modalità Stagione, una sorta di campionato a squadre con tanto di classifica, che va affrontata contro la CPU: in mancanza di amici che ci possano affiancare, possiamo decidere di giocare con compagni di squadra controllati dall’Intelligenza Artificiale.

[quotesx]Rocket League sembra quasi un gioco d’altri tempi[/quotesx]In entrambe le modalità ci si diverte un sacco, ma è chiaro come l’anima competitiva di Rocket League sublimi al solo momento di andare online e “spaccare le chiappe” agli avversari. Il sistema di gestione delle squadre permette di creare un gruppo con chi si trova nella nostra lista amici; poscia, si può scegliere di creare una partita privata e far finire tutto a tarallucci e vino, oppure andare online e affrontare perfetti sconosciuti. Rocket League, peraltro, è un titolo cross-play: il sistema di matchmaking mette assieme utenti PC e PlayStation 4 a prescindere dalla piattaforma, guardando solo alle statistiche e al livello di abilità raggiunto. Al momento non è possibile creare a mano gruppi tra utenti multipiattaforma: si tratta di una feature sulla quale i ragazzi di Psyoinx stanno comunque lavorando alacremente e che non dovrebbe tardare troppo a diventare realtà. Purtroppo, Rocket League non è né cross-save, né cross-buy, il che significa non poter palleggiare la propria carriera tra una piattaforma e l’altra. Un peccato, ma mi rendo conto che sarebbe stato davvero chiedere troppo a un titolo che, comunque, fa funzionare il cross-play meglio di qualsiasi altro videogioco abbia fatto in passato.

PICCOLI, FUTILI PROBLEMI

Come tutti i titoli che poggiano su un’infrastruttura online, anche Rocket League non è stato esente da qualche problemino di troppo al lancio, per lo più causato da un successo di vendite al day-one totalmente inatteso da parte degli stessi sviluppatori. Per un paio di giorni il sistema di matchmaking ha faticato a funzionare a dovere; in taluni momenti non è stato possibile nemmeno connettersi ai server di gioco, il che mi ha costretto a “ripiegare” sulla modalità Stagione. Su PS4, poi, è cosa nota che Rocket League metta alla prova le capacità hardware della console, non tanto perché l’Unreal Engine mostri chissà quali prelibatezze a video (Rocket League è bellino assai da vedere, e tuttavia non è Uncharted) ma perché qualche routine birichina tende a mettere al lavoro la CPU più del dovuto. Al momento in cui scrivo i problemi di connettività sembrano definitivamente risolti, visto che nelle ultime ore ho giocato spensieratamente e senza che il sistema di matchmaking mancasse un solo colpo. Per quanto riguarda il surriscaldamento di PS4, un fix dovrebbe essere in arrivo nei prossimi giorni; diciamo che se avete l’aria condizionata a tiro – visto anche il caldo di questi giorni – magari accendetela, quando state giocando a Rocket League.

Rocket League news

Ultime due righe sulla versione PC, che è davvero leggera come una piuma e che consente a Rocket League di abbracciare un ampio ventaglio di sistemi, anche non recenti. Al di là del sistema roccioso che ho a casa (un portatile da gaming con una scheda video Nvidia 980M e 16 GB di RAM), sono riuscito a giocare fluidamente anche su un vecchio PC redazionale che monta una Radeon HD 5850, un vecchio i7 come CPU e 8 GB di RAM di sistema, tenendo quasi tutte le opzioni a cannone, V-sync compreso. A meno che il vostro PC sia una caffettiera d’altri tempi, quindi, non avete scuse per non fare vostro questo piccolo gioiellino di godimento e spasso infinito.