Godzilla – Recensione

Ero ancora un bambino quando, su una piccola TV in bianco e nero, vidi per la prima volta quella specie di dinosauro sputafuoco che rispondeva al nome di Godzilla. Erano gli anni 80, ma in Giappone il lucertolone radioattivo più famoso della storia era già in giro da un pezzo. Aveva esordito nel 1954 nei cinema di Tokyo, mentre nel Bel Paese lo si era visto solo di sfuggita sul grande schermo, salvo poi sbarcare in televisione grazie al boom delle emittenti private. Credo di essermene innamorato seduta stante. Un po’ perché ero in fissa con i dinosauri ben prima che qualcuno decidesse anche solo di scrivere Jurassic Park, un po’ perché ho sempre subito il fascino delle produzioni giapponesi, che fossero cartoni animati o telefilm (compresi quelli più trash come Megaloman). Però Godzilla era un’altra faccenda, non spiegabile razionalmente, un qualcosa che mi sono trascinato fino a oggi, tanto da aver deciso di recensire questo tie-in consapevole che mi sarei trovato di fronte a un prodotto ben lungi dall’essere classificabile come capolavoro. E non mi sbagliavo affatto…
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GOJIRA

Prima di parlare del gioco è giusto ripercorrere un po’ la lunga strada che ha caratterizzato la complessa esistenza di Godzilla. Un personaggio, chiamiamolo così, che recentemente è stato ufficialmente riconosciuto come cittadino giapponese, con tanto di certificato di residenza. Capite bene che non si tratta semplicemente di un simpatico pupazzone, ma di un elemento ormai presente stabilmente nella vita odierna del popolo nipponico, un vero e proprio simbolo nazionale. Il 7 luglio scorso anche Google, tramite un doodle, ha voluto ricordarne il creatore materiale, il leggendario Eiji Tsuburaya, il responsabile degli effetti speciali e degli incredibili set pieni di miniature dettagliatissime. Per non parlare poi del costume, un inferno di lattice, gommapiuma e bambù, pesantissimo e senza alcuna ventilazione interna: pensate che festa tenerselo addosso per ore e ore sotto il caldo infernale infernale dei riflettori! L’intelligente regia di Inoshiro Honda, l’ossessiva marcia inventata dal compositore Akira Ifukube e l’efficace sceneggiatura di Takeo Murata completarono un’opera che di fatto denunciava il terrore per il nucleare, che i giapponesi avevano sperimentato sulla loro pelle.[quotedx]Godzilla passò rapidamente dal ruolo di villain a quello di eroe e difensore dell’arcipelago giapponese[/quotedx]Questa atmosfera seriosa e pesante però si dissolse molto in fretta nelle pellicole successive, dove Godzilla passò rapidamente dal ruolo di villain a quello di eroe e difensore dell’arcipelago giapponese, sebbene con i suoi sbalzi di umore. Nelle dozzine di film che lo hanno visto protagonista per interi decenni, il nostro adorabile Gojirosauros Rex si è così trovato a combattere con tutta una serie di creature d’ogni foggia e dimensione, a partire dall’improbabile Anguiras, sorta di porcospino gigante, passando per pterodattili sovradimensionati (Rodan), enormi draghi a tre teste (King Ghidora), immense piante mutanti (Biollante) e addirittura una falena gigante, la celebre Mothra. Non sono mancate persino varianti malvagie di Godzilla stesso, come Space Godzilla e Mechagodzilla, quest’ultimo creato da degli alieni bramosi di conquistare la Terra. In tutto questo si sono più volte inseriti soggetti umani, in particolare la cosiddetta G-Force, che nulla ha a che fare con le schede grafiche di Nvidia: trattasi infatti di un’organizzazione nata per contrastare prima e aiutare poi il caro Godzy, con tutta una serie di armi più o meno efficaci.
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IL DIO DELLA DISTRUZIONE

Il papà di tutti i kaiju ha chiaramente popolato i sogni di intere generazioni e non meraviglia quindi che lo si sia visto in un gran numero di videogiochi, che di fatto hanno attraversato molteplici piattaforme negli ultimi trent’anni. Dal Commodore 64 al NES, passando per Saturn, PlayStation, Dreamcast, Xbox e via discorrendo, l’antidiluviano rettile non si è fatto davvero mancare nulla. Oggi lo ritroviamo sulle console da casa di Sony, che si sono beccate l’esclusiva per questa produzione firmata Bandai Namco. Un titolo di base abbastanza intrigante se siete fan della serie come il sottoscritto: l’idea di poter controllare direttamente Godzilla, devastando Tokyo, schiacciando l’esercito della G-Force e combattendo contro gli altri kaiju nemici, risulta piuttosto allettante. Purtroppo, nonostante tutte le buone intenzioni, il risultato finale lascia decisamente a desiderare. Di base il gioco prevede tre modalità, la prima delle quali, “dio della distruzione”, è forse anche l’unica a presentare un gameplay un pelo sopra l’accettabile. Suddivisa a sua volta in tre ulteriori sezioni, prevede nella componente detta “Approdi” una serie di missioni con evoluzione ad albero. Di fatto si può scegliere un percorso più semplice o uno più difficile, con alcune variabili legate alla presenza più o meno massiccia delle forze di difesa, cui ovviamente si affiancheranno diversi mostri di forza e dimensioni differenti. L’obiettivo primario rimane sempre quello di attaccare e distruggere alcuni generatori basati sull’Energia G, cosa che di fatto permette a Godzilla di aumentare la sua stazza. La difficoltà in questi frangenti è data più che altro dal limite di tempo talvolta presente e dagli scontri con i kaiju, che sfortunatamente rappresentano anche la parte più debole dell’intero costrutto ludico.

L’enorme dinosauro mutante è infatti lento e impacciato proprio come nei suoi film, particolare che magari fare felici i puristi, ma che di fatto rende l’azione di gioco drammaticamente legnosa e priva di ogni dinamicità. Non ci sono schivate e tantomeno parate, non esiste neppure il più banale concetto di parry, il tutto infatti si risolve premendo uno dei quattro tasti legati ai relativi attacchi, sperando che questi vadano a segno e procurino più danni di quanti se ne subiscano. Non fosse abbastanza, tocca confrontarsi con una gestione dei movimenti da mesozoico videoludico, con la rotazione sul proprio asse affidata a R1 e L1. Va da sé che un combat system così ingessato non permetta alcuna strategia, lasciando ogni speranza di vittoria a un colpo di fortuna o alla demenziale intelligenza artificiale che muove i vari nemici. Oltretutto è impossibile finire il gioco al primo giro, dato che Godzilla all’inizio è troppo debole per poter affrontare le missioni più difficili, quindi tocca giocare e rigiocare più volte gli stessi livelli, accumulando alcune risorse che andranno poi spese nella Modalità Evoluzione.[quotesx] tocca confrontarsi con una gestione dei movimenti da mesozoico videoludico[/quotesx]Qui di fatto si potranno migliorare le abilità base di Godzilla, potenziandone l’alito infuocato, la barra dell’energia e introducendo alcuni nuovi movimenti, essenziali per sopravvivere. Solo così si potrà sperare di ottenere il 100% di distruzione in ogni stage, condizione unica per accedere al vero scontro finale. Le altre due sezioni, Invadi e Difendi, sono praticamente della variabili più semplici, che prevedono l’utilizzo di altri kaiju al di fuori di Godzilla e combattimenti assortiti. Concetto simile per la modalità Re dei Kaiju, di fatto un vs composto da sei round, dove occorre sconfiggere altrettanti mostri nel minor tempo possibile. Chiude la rassegna il Diorama, praticamente un set cinematografico dove poter dar vita alla propria scena preferita e quindi fotografarla per puro diletto personale. A onor di cronaca esiste anche una modalità online che prevede fino a tre giocatori in contemporanea, ma fra il terribile combat system e un pietoso netcode, che riesce ad ammazzare il frame rate quasi completamente, c’è davvero poco spazio per il divertimento. Inoltre non si capisce per quale motivo non esista una modalità offline 1vs1.

Chiudiamo questa triste rassegna dell’imbruttimento con il comparto tecnico. Non sorprende certo che di fatto il gioco sia stato portato brutalmente da PS3 a PS4, dove, se escludiamo la risoluzione incrementata e una fluidità decisamente superiore, non ci sono molti altri motivi per essere allegri. I kaiju sono realizzati con una discreta cura, questo va detto, ma le ambientazioni risultano scarne ed elementari fino al midollo, con un’illuminazione basilare, scarsi effetti video e più in generale un aspetto da old-gen di prima maniera. Il tutto, è bene sottolinearlo, proposto al prezzo di un triplo-A, cosa che Godzilla francamente non è. Per cifre simili, anche il fan più sfegatato potrebbe sentirsi defraudato.