Dopo averci fatto giocare con l’Agente 47 lo scorso anno, la serie “Go” di Square Enix ci porta questa volta nel mondo affascinante e pieno di perigli dell’archeologa più famosa e affascinante dell’universo videoludico, Lara Croft, impegnata a esplorare tombe, evitare trappole, raccogliere amuleti e… cambiarsi d’abito.
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LARA A SCACCHI
L’impostazione di base è la medesima di Hitman Go, solo applicata al genere dei puzzle game: Lara si muove lungo una “scacchiera” tridimensionale, di casella in casella, un turno alla volta, e lo stesso fanno i nemici e le trappole. Questo significa che a ogni nostro movimento/azione ne corrispondono altrettanti di tutto quel che si muove sullo schermo, che sia un serpente velenoso, una sega circolare o una lucertola che ci insegue. Non aspettatevi chissà quale trama, sia chiaro: l’idea di esplorare le rovine della civiltà misteriosa del regno nascosto della Regina del Veleno è, appunto, poco più che un pretesto per offrire al giocatore cinque diversi capitoli, composti da diversi livelli, a loro volta suddivisi in varie stanze con enigmi di complessità crescente.
La primissima considerazione che mi preme evidenziare è che Lara Croft Go non è un “semplice” puzzle game: pur nella sua peculiare e riuscita struttura a turni, riesce molto bene a ricreare quel feeling di esplorazione, platform e combattimento dei primissimi capitoli della serie (complice anche il look molto poligonale di Lara, che i vecchietti nostalgici come me apprezzeranno). Occorre scervellarsi per capire come raggiungere l’uscita di ogni stanza, pensare bene ai propri movimenti e quelli degli altri elementi presenti nella mappa, ma le situazioni di gioco sono sempre varie, e mai monotone. L’incentivo ad andare avanti fino ai titoli di coda (a cui ci si arriva nel giro di qualche ora) sta tutto nell’inventiva degli enigmi e nella complessità crescente delle diverse stanze, presentate con una curva di difficoltà eccellente, con nuovi elementi (nemici, armi, trappole) introdotti con gradualità, ottenendo il non facile risultato di offrire continuamente qualcosa di nuovo con cui lambiccarci il cervello. In particolare, ho apprezzato davvero molto lo scontro finale con la Regina del Veleno, che impegna Lara per un intero capitolo della sua avventura. Davvero pochissime le cadute di stile, e salvo un paio di eccezioni non esistono di fatto stanze “brutte” o in cui perdersi tra frustranti esperimenti in perfetto “trial & error”. Occorre magari “sacrificare” Lara per capire a cosa serve un interruttore o per studiare il movimento di una trappola, ma una volta che il quadro è chiaro, venirne a capo è solo questione di ragionamento.
IL TOCCO DI LARA
Sparsi nelle diverse stanze ci sono dei vasi che possono essere raccolti semplicemente toccandoli con il dito, e che permettono di collezionare diamanti e artefatti preziosi; ovviamente, man mano che si va avanti nel gioco, scovarli diventa sempre più difficile, vuoi perché sono nascosti in luoghi poco visibili, vuoi perché lo sguardo è – giustamente – impegnato a capire quel che accade sullo schermo. Ogni volta che si raccolgono tutti gli elementi di un artefatto viene sbloccato un nuovo costumino per Lara, da indossare durante le sue avventure. I controlli sono semplicissimi: lo swipe nelle quattro direzioni permette di muoversi, mentre l’interazione con oggetti (leve, lance e colonne di pietra) avviene con un semplice tap dello schermo. Niente di più, niente di meno.
UN GIRO E POCO PIÙ
L’unico difetto che mi sento di imputare a Lara Croft Go è l’assenza di un vero incentivo alla rigiocabilità che vada oltre la raccolta di gioielli e reliquie: si devono rifare le stanze già viste, è vero, ma solo per prestare maggior attenzione ai fondali, e a dove gli sviluppatori hanno deciso di ficcare i diversi vasi che nascondono i collezionabili. Sarebbe stato carino prevedere delle stelline/ricompense per premiare chi porta a termine una stanza con il minor numero di mosse, per esempio. Per finire, una nota sul prezzo: non sono un grande fan dei titoli mobile venduti a più di un paio di euro, ma sono anche consapevole che il trend è questo, nel bene e nel male. Con i suoi 4,99 €, Lara Croft Go rimane nella media per un prodotto di questo livello e con questi valori produttivi (c’è chi fa pagare molto di più per prodotti che valgono molto meno), e sono in ogni caso soldi ben spesi, se vi piace il genere. Ho apprezzato il fatto che gli unici acquisti in-app siano quello per i costumi (dedicati a Hitman, Just Cause e Deus Ex, in un unico pacchetto per 1,99 €) e quello per la soluzione, e soprattutto che non vengono presentati in maniera fastidiosa o invasiva. La solla è venduta a caro prezzo (4,99 €, esattamente come il gioco stesso), e c’è un’icona sempre presente in basso a destra sullo schermo, ma basta ignorarla senza sentirsi troppo in colpa. Anche perché, diciamocelo, non serve proprio.
Lara Croft Go è disponibile su App Store, Google Play e Windows Store a 4,99 €.