FIFA 16 – Recensione

Ho avuto un po’ paura, lo devo ammettere candidamente. Paura che la dura legge dei bioritmi portasse la serie FIFA dentro il tunnel dell’involuzione, dopo il mezzo passo falso della scorsa stagione. Paura che tutto quanto costruito di buono dal 2010 in avanti dal team capitanato da David Rutter venisse spazzato via dalla cialtroneria di chi ne ha preso successivamente le redini. Fortunatamente – ve lo dico subito – FIFA 16 è un gran bel gioco di calcio: un titolo che in massima parte monda i peccati di cui si era reso colpevole dodici mesi fa, anche se permane qualche impurità di troppo sotto al cofano. Si torna, insomma, a giocare per il gusto di farlo, senza sottostare alle paturnie di un sistema che era parso troppo incline ad assecondare la voglia di “scimmiottare” una partita in TV, deficitario in alcuni aspetti (soprattutto nel reparto difensivo) e che nella maggior parte dei casi premiava il più scaltro a sfruttare gli inciampi del codice e non il più bravo. FIFA 16 è fin da oggi un prodotto pulito e che in una settimana di gioco forsennato non ha mostrato bug importanti, come invece era capitato con FIFA 15, in particolare al momento di andare ad affrontare la gente nell’arena bruciante dell’online.

LE BELLE COSE NUOVE

Lungi dal me l’idea di elencarvi brutalmente tutte le opzioni di gioco presenti in FIFA 16 e comuni coi capitoli precedenti, vediamo invece di fare un minimo di analisi sulle novità presenti in quanto a contenuti. Ciò che salta maggiormente all’occhio è la modalità Draft di FIFA Ultimate Team, che dona una sferzata di aria al mentolo a una casa che cominciava a palesare odore di chiuso. Se siete giocatori di Hearthstone di mamma Blizzard potreste trovare parecchi punti di contatto con la modalità Arena, visto che le meccaniche che regolano il Draft di FIFA Ultimate Team sono pressoché le stesse. Pagando una tassa d’ingresso (15mila monete o 300 FIFA Point) si accede a un torneo a eliminazione diretta: più si va avanti, maggiore sarà il premio ricevuto. La cosa divertente (e stimolante assai) è che il nostro team non è lo stesso che utilizziamo nelle altre modalità di FUT, ma va costruito “al volo”, carta dopo carta. Dapprima tocca scegliere una tattica tra quelle proposte; successivamente, ogni ruolo deve essere coperto decidendo chi portare in squadra tra i cinque calciatori che il sistema randomico ci offre; infine, l’ultimo passaggio riguarda l’allenatore, anch’egli da pescare in un mazzo di cinque. Ovviamente, la costruzione del team sottostà alle regole tipiche di FIFA Ultimate Team, che prevedono la necessità di mantenere il coefficiente Intesa il più alto possibile, gestendo i legami tra compagni di reparto in funzione della nazione e del campionato di appartenenza. La necessità di adattamento a un sistema casuale rende ogni partecipazione al Draft un’esperienza unica e davvero, davvero, davvero gratificante, oltre che impegnativa. Certo, il costo d’ingresso è notevole, ma i premi in bustine (anche per chi perde alla prima partita) sono congrui all’investimento, e quindi c’è tutto di che guadagnare, ancor più al momento in cui si riesce a portare a casa un filotto di quattro match.

fifa 16Fatta salva la presenza del Draft di FUT come unica vera novità di rilievo (oltre al calcio femminile, di cui vi scriverò cose a breve), anche altre modalità hanno subito alcuni ritocchi importanti. È ad esempio il caso della Carriera, che ora prevede la presenza dei tornei Pre-stagione e, soprattutto, della possibilità di intervenire durante la settimana sulla resa di alcuni giocatori della rosa, impostando allenamenti specifici che ne migliorino gli attributi e, di conseguenza, le prestazioni. Non mancano altri piccoli cambiamenti, come i budget dinamici tra una stagione e l’altra che dipendono dal raggiungimento o meno degli obeittivi, o anche l’allungamento dei prestiti dai classici tre mesi ai più rassicuranti sei. Anche le Sfide hanno visto alcune modifiche importanti, come l’introduzione di un livello ultrafacile (perfetto per introdurre i neofiti ai concetti base del sistema di controllo) e nuove prove, alcune delle quali davvero impegnative quando si tratta di portare a casa con successo gli step finali di ogni sottocategoria.

Come detto, poi, c’è il calcio femminile, incarnato in una dozzina di squadre nazionali tra le più forti del panorama (sì… c’è anche l’Italia) e che possono sfidarsi nel tipico torneo a gironi, seguito dall’eliminazione diretta dai quarti in avanti, o in amichevoli sia offline, sia online. Va detto che il calcio femminile di FIFA 16 è assai diverso da quello maschile, sia in quanto a fisicità, sia nel ritmo, meno frenetico e più compassato di quello dei maschietti. È in particolare l’Impact Engine ad aver subito i ritocchi più evidenti per adeguare le partite delle femminucce a quelle delle controparti reali: da questo punto di vista il lavoro del team di sviluppo è andato ben oltre il mero reskin, anche se il calcio femminile di FIFA 16 resta un divertissement estemporaneo, necessario certo per catturare l’attenzione del pubblico americano (negli USA il calcio è lo sport più praticato dalle ragazze) e gradevole quando si ha voglia di provare qualcosa di diverso, ma nulla più.

L’ERBA DEL VICINO

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TI ALLENO IO!

I nuovi adepti hanno ora a disposizione il cosiddetto FIFA Trainer, attivabile con la pressione della levetta analogica destra e che suggersice dinamicamente sopra la testa del calciatore la combinazione di tasti più utile in quel momento, secondo la CPU. Ottimo per imparare le basi, il FIFA Trainer diventa però un fastidio quando si cominciano ad architettare azioni veloci e un po’ complesse, vista la rapidità con la quale cambiano i suggerimenti a schermo, a un certo punto impossibili da seguire anche dal videogiocatore più scafato. Di certo, però, è una cosa opzionale e in più che male non fa, e quindi gli diamo il benvenuto con piacere.

[/box_articoli]Laddove FIFA 15 aveva mostrato crepe, FIFA 16 ha in massima parte riparato. Sto ovviamente parlando di quanto accade sul terreno di gioco, e in particolare della fase difensiva, non più soggetta a strafalcioni cosmici come quello che l’anno scorso permetteva di arrivare al tiro partendo dal calcio d’inizio e zigzagando verso la porta avversaria, coi centrocampisti che non facevano filtro e anzi si aprivano come le acque in presenza di Mosè. Non solo i compagni gestiti dalla CPU sono più aggressivi sul portatore di palla, ma riescono per lo più a coprire le linee di passaggio, posizionandosi non solo guardando ai compagni e all’avversario in possesso della sfera, ma anche agli altri componenti dell’attacco. Con un po’ di esercizio e un buon uso della Difesa Tattica è possibile evitare quelle imbarcate che in FIFA 15 erano causa di iperproduzione di bile per chi, come il sottoscritto, tendeva a costruire comunque gioco, evitando di sfruttare i numerosi exploit dovuti a una certa ignoranza dell’intelligenza artificiale. Detto questo, anche in FIFA 16 permane la tendenza a concedere un po’ troppo agio ai calciatori tecnici e dotati comunque di un minimo di fisico e velocità (penso a Cristiano Ronaldo, ma anche a Ibra e Balotelli, giusto per citare tre tra quelli che mi sono passati tra le mani durante la mia settimana di furibondo calcio digitale): ancora troppo spesso, andando online, si fatica a fermare chi è capace di usare finte e controfinte, col classico movimento a tagliare dall’esterno verso l’interno per la più classica delle conclusioni a giro sul secondo palo. A peggiorare questa situazione sono intervenute le nuovissime finte di corpo di FIFA 16, capaci di sbilanciare il difensore improvvido anche oltre le capacità di controllo di chi tiene in mano il joypad.

fifa 16[quotesx]La nuova modalità Draft di Ultimate Team è davvero spassosa e impegnativa[/quotesx]Chi ama invece partire in contropiede e sviluppare un’azione verticale che porti al tiro in pochi passaggi apprezzerà il Passing with Purpose, una nuova meccanica di passaggio teso rasoterra capace di tagliare in due una difesa non schierata, a patto di avere tra le proprie fila un calciatore sufficientemente tecnico da non sparare la palla fuori bersaglio e un attaccante abile nell’aggredire lo spazio, magari quello lasciato libero dai difensori avversari saliti per sfruttare un calcio d’angolo. Come dico spesso, un corner battuto dall’avversario è la migliore occasione di contropiede: il Passing with Purpose non è altro che uno strumento in più per aumentare le possibilità di successo, e conviene quindi prenderci la mano il prima possibile, in particolare se nella squadra sono presenti attaccanti bravi in progressione. Ho invece avuto qualche difficoltà di troppo nell’uso del famigerato Fake Takle, che dovrebbe indurre l’avversario in errore e, nel caso, permettere al nostro difensore di portare via il pallone. Contro la CPU ogni tanto ha funzionato, ma al momento di andare online non c’è stato verso di renderlo utile in qualche modo, tanto che dopo alcune partite ho definitivamente smesso di usarlo in favore di altre manovre difensive.

Questione portieri. Gli estremi difensori di FIFA 15 avevano palesato troppe incertezze, in particolare al momento di affrontare tiri spioventi da lontano. Qualche bestialità si vede ancora, ma in maniera del tutto sporadica e in linea con quanto succede anche nella realtà, laddove di Buffon ce n’è uno solo (e anche lui non sempre è infallibile) e qualche papera va messa a preventivo. In generale il comportamento dei portieri è più che buono, anche se un tiro piazzato sul secondo palo dal limite dell’area ha ancora una percentuale di successo un po’ troppo superiore alla normalità delle cose.

fifa 16 ante 09

GRAN BOTTA… NON VA!

Nel suo simulare visivamente il calcio televisivo, FIFA 16 ha aggiunto tutta una serie di elementi di contorno, alcuni pregevoli e altri che mi hanno lasciato indifferente. Quest’ultimo è ad esempio il caso delle inquadrature tipiche della regia della Bundesliga, nonché di alcune esultanze fresche di produzione; ho invece apprezzato tantissimo il look delle nuove condizioni meteo (in particolare la foschia delle partite invernali) e alcuni degli stadi introdotti in questa edizione, come l’El Monumental del River Plate o il Vélodrome, splendida casa dell’Olympique di Marsiglia.

Nel suo essere televisivamente “politically correct”, FIFA 16 concede ancora qualcosa all’immediatezza, ma lo fa con garbo ed equilibrio, diversamente da quanto accaduto in FIFA 15, laddove EA Sports aveva spinto troppo sull’acceleratore. Il compromesso tra simulazione, fruizione e colpo d’occhio è stato tutto sommato raggiunto, nonostante resti qualche forzatura nell’Impact Engine a ricordarci che FIFA è pur sempre un videogioco, e che – come tale – è soggetto a una certa meccanicità, evidente peraltro nel modo robotico con cui la CPU costruisce la manovra ai livelli di difficoltà più elevati. Anche al momentum – presunto o reale che sia – ci si fa in fretta l’abitudine, anche se devo onestamente segnalarvi di non aver avuto percezione evidente della sua silenziosa presenza, almeno nelle tantissime partite che ho completato in questa folle settimana di gioco.

Chiudo con un paio di righe sulla telecronaca, per il secondo anno affidata alle corde vocali del duo Pardo/Nava. Fatto salvo il fatto che alcune frasi sono prese da FIFA 15 mentre altre sono nuove, il primo continua ad essere a suo agio nei panni che più gli competono, mentre il secondo fatica un po’ a stargli dietro nei toni e nell’intonazione della voce. Il sistema pesca ancora frasi fuori contesto e poco attinenti con quanto succede a schermo, ma ho avuto la sensazione che ciò accada meno frequentemente che in passato… vivaddio!