Saint Seiya: Soldiers’ Soul – Recensione

Con Brave Soldier Bandai Namco e Dimps avevano provato a far risorgere i cavalieri di Atena in lucide strutture poligonali incapaci di rendere giustizia al capo saldo del genere fumettistico shonen creato da Kurumada-sensei e Toei Animation. Questo Saint Seiya Soldiers’ Soul riprova ancora una volta a seguire la via del tie-in videoludico sviluppato appositamente per gli appassionati, regalando qualche novità ma basandosi in modo fin troppo evidente su quanto visto in passato. Ed è un peccato constatare ciò, soprattutto in virtù di un roster di combattenti praticamente imbattuto nella storia delle traduzioni videogiocose del fumetto giapponese. Mancano all’appello alcuni combattenti, come i cavalieri d’acciaio e (inspiegabilmente) i personaggi introdotti nella nuova serie Soul of Gold, ma ad oggi questo Soldiers’ Soul è dal punto di vista contenutistico il prodotto più completo mai dedicato al franchise. Basti pensare che la modalità storia comprende tutti gli archi narrativi vissuti negli episodi della serie animata, compresa la tanto bistrattata saga di Asgard. Tante ore di divertimento in compagnia di oltre cinquanta personaggi in una successione di scontri che al netto di una difficoltà medio-bassa e di una qualità registica delle sequenze narrative piuttosto imbarazzante, permette di rivivere gli scontri che hanno decretato i momenti più belli dell’infanzia di molti ragazzi cresciuti durante gli anni ’80.
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“PEGASUS RYUSEIKEN!”

Il sistema di combattimento ricorda molto da vicino quello del capitolo precedente pubblicato in esclusiva su PS3 e non si distingue certamente per tecnicismi o varietà. Ogni guerriero ha a disposizione un parco mosse basate su combinazioni di colpi deboli e potenti, una manciata di mosse speciali e un attacco big bang da sfoderare nel momento in cui la barra del settimo senso si riempie in seguito all’inanellamento di colpi sferrati e subiti. Ciò che distingue un personaggio dall’altro, considerando che il moveset a disposizione di ogni guerriero è il medesimo, è il comparto animazioni, quasi sempre ricalcato sulle movenze caratteristiche viste nell’adattamento animato di Saint Seiya. Virtualmente i protagonisti sono utilizzabili nello stesso identico modo, ma fortunatamente l’ingegnosa addizione al motore ludico del gioco di schivate, prese e colpi speciali riescono a conferirgli una propria dignità, seppur sempre al di sotto di quanto ci si aspetterebbe da un prodotto pubblicato su PlayStation 4 sul finire del 2015. Le modalità di gioco single player in cui cimentarsi sono comunque parecchie. Oltre a uno story mode bello pregno di contenuti abbiamo una sfilza di variazioni sul tema survival mode e una modalità dedicata alle vestigia divine dei cavalieri d’oro. Questa, pur essendo legata alla nuova serie creata da Toei Animation e trasmessa in rete nei mesi scorsi, risulta però piuttosto deludente e manca di raccontare le nuove avventure dei santi dorati rinati dopo il loro sacrificio visto nella saga di Ade.

Tutte queste modalità di gioco ricompensano il giocatore al termine di ogni battaglia con un giudizio e una somma di denaro virtuale proporzionale alla qualità della performance vista sul campo; una valuta preziosa che deve essere poi investita in una modalità galleria ricchissima di costumi alternativi (alcuni dei quali inclusi nel precedente gioco come DLC a pagamento), arene di gioco, personaggi e chi più ne ha più ne metta. Menzione di onore per i gridi di battaglia, escamotage mutuato dal videogioco Jojo All Star Battle, ovvero una serie di citazioni tratte dai dialoghi dell’anime originale che possono essere assegnati ai vari combattenti e in grado di regalare bonus vari durante gli scontri. Questi fanno sicuramente la differenza nella modalità multigiocatore e in special modo quella online, dove ci si può cimentare in battaglie all’ultimo fulmine di Pegasus coadiuvati dal sostegno di questi aforismi.
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“…O FULMINE DI PEGASUS?”

Difficile poter spendere lodi per il comparto tecnico del gioco, sicuramente capace di restituire le atmosfere dell’anime quando si parla delle cinematiche dei colpi speciali, ma altrettanto carente sotto il profilo puramente tecnico. Pur avendo testato il titolo su PS4, l’impressione era quella di trovarmi di fronte ad un videogioco appartenente a due generazioni videoludiche passate tirato a lucido, forte solamente della freschezza che solo i granitici 60fps riescono ad assicurare. Il cel shading è sempre una garanzia quando si tratta di caratterizzare i modelli poligonali di volti appartenenti all’immaginario fumettistico, ma nel caso del prodotto sviluppato da Dimps l’apprezzabile pulizia grafica è vanificata da un comparto poligonale e texture semplicemente insufficiente se si guarda alle arene e fin troppo banale quando ci si trova di fronte agli sguardi vacui dei protagonisti, il cui unico pregio è rappresentato dal dettaglio e dalla lucentezza delle caratteristiche armature.

I giovani eroi mancano di espressività e l’intero comparto estetico impallidisce se messo a confronto con prodotti similari pubblicati sempre da Bandai Namco negli ultimi anni. Produzioni come il già citato Jojo All Star Battle o la serie Naruto Ninja Storm, pur condividendo problematiche similari sul fronte del gameplay, riuscivano a rendere giustizia all’immaginario visivo delle opere da cui erano tratti. Saint Seiya Soldiers’ Soul? Non direi. Anche la mancanza di brani tratti dalla serie animata, come le iconiche Pegasus Fantasy o Soldier Dream pesano sull’apporto fan service che un titolo come questo dovrebbe poter vantare e la presenza del cast di doppiatori giapponesi (ma non quelli storici!) cerca di porre rimedio a questa lacuna, riuscendoci solamente in parte.