Fallout 4 – Recensione

Ci sono videogiochi belli, ci sono videogiochi brutti e ci sono giochi che vanno oltre qualunque classificazione e che sono semplicemente videogiochi. Nell’accezione migliore del termine. Il quarto capitolo della prestigiosa serie di action GdR, o action RPG che dir si voglia, sviluppata da Bethesda Game Studios fa parte di quest’ultima categoria. Fallout 4 ha una lunga storia – intesa come serie – alle spalle, una storia nata nel lontano 1997 e una di quelle che a ogni nuova uscita generano un’aspettativa che a volte finisce per trascendere gli aspetti positivi e negativi dell’opera stessa. Questo non significa che un gioco, nello specifico il qui presente Fallout 4 ,sia esente da critiche positive e non, ma più banalmente che molto spesso l’opinione di chi ci andrà a giocare è già ben delineata e instradata. La discussione quindi si articola sulle sfumature, sui dettagli e sulla capacità di dare loro il giusto peso. Uso apposta il termine “peso” perché voglio mettere subito in evidenza l’aspetto di Fallout 4 che più mi ha colpito nei primi istanti (leggi, settimane) della mia nuova vita virtuale fatta di stenti e disseminata di problemi sulla Terra che sarà – o meglio, sulla Terra che potrebbe essere quella del 2200 quasi 2300 dopo l’immancabile olocausto nucleare. Bene, il peso di Fallout 4 non c’è.

IL CETO MEDIO

Paragonato al capitolo precedente (pubblicato nel 2008), questo quarto episodio dell’opera di Bethesda è di una leggerezza sorprendente. Mi ha messo a mio agio, mi ha persino intrattenuto in maniera quasi superficiale durante il prologo. Ed è un bel dire, visto che nel giro di un’oretta o giù di là ho perso tutto: la casa, la famiglia, la mia comoda vita quotidiana di americano medio. Mi sono riscoperto capace di reagire a eventi di una drammaticità devastante – ecatombe, surgelamento, omicidio, rapimento, eccetera – come se 300 anni prima fossi nato apposta per farlo. La mia vita è stata stravolta, nuclearizzata, ma sono stato in grado di forgiare il mio nuovo destino con naturalezza, perché il gioco – di questo stiamo parlando, quindi andiamoci piano con i toni catastrofici – è stato capace di condurmi per mano senza mai risultare facilone (nelle meccaniche) né pretestuoso (nella trama).

Ora, sia chiaro che a me come Skulz sarebbe andata benissimo anche una vita più disgraziata, di quelle in cui nessuno ti spiega nulla e ti devi arrangiare da solo a fare e capire, ma siccome per deformazione professionale lavoro sempre per vedere le faccende ludiche da diversi punti di vista, sono davvero grato a Bethesda di aver pensato almeno un pochino a chi, magari per la giovane età o magari perché prima degli action RPG non gli importava una mazza, si trova per la prima volta alle prese con un Fallout. Provando a riassumere questo primo aspetto con un pensiero semplice, direi che Fallout 4 è un gioco dalla parte dei giocatori.

IL RUOLO DELL’AZIONE

In qualità di esponente di spicco di quel modo di videogiocare che combina l’azione con le dinamiche proprie dei giochi di ruolo, Fallout 4 è un titolo autoesplicativo. Comunica le informazioni che servono per giocare bene, ovvero divertendosi, nel momento opportuno, in maniera equilibrata e graduale. Alterna ma soprattutto ingloba gli uni negli altri i momenti in cui bisogna usare le maniere forti e quelli in cui è necessario ricorrere alla materia grigia. L’esempio più lampante della commistione degli elementi è il combattimento: nelle fasi iniziali dell’avventura e in misura molto minore in quelle centrali e conclusive, si può portare a casa la pelle giocando alla maniera di un comune sparatutto – in prima o in terza persona, dipende da quale inquadratura preferite – e sparare all’impazzata con armi rudimentali senza badare troppo alla precisione. Sia chiaro che questo non è un modo intelligente di risolvere i problemi, ma a me diverte quindi lo attuo e vado avanti così finché funziona. Ho passato la prima manciata di ore schivando impunemente buona parte degli aspetti ruolistici di Fallout 4 coinvolti nel combattimento. Potenziamenti, perk e quant’altro non li ho minimamente presi in considerazione, anche se il gioco ha cercato a più riprese di trasformarmi in una persone più saggia, e ho fatto ricorso al Vault-Tec Assisted Targeting System, VATS per gli amici, più per abitudine che altro.

Chiaramente il mio atteggiamento è cambiato in maniera radicale man mano che mi sono addentrato nella trama e ho lasciato i dintorni del Vault 111 e quindi del mio sobborgo una volta ridente per addentrarmi nella Zona Contaminata, nelle sue lande desolate, radioattive, popolate da mostri e nemici micidiali. Lì fuori la musica è cambiata e il VATS è diventato la regola, così come la mia scintillante armatura atomica. Una regola, per chi non lo sapesse e immagino che qualcuno “lì fuori” non lo sappia, basata sul rallentamento del tempo e sulla possibilità di colpire determinati punti del corpo del bersaglio. La commistione tra azione ignorante e combattimento ragionato è servita.

LA SVELTINA

Ho giocato, anzi sto giocando, Fallout 4 sulla mia fedele PS4, perché io sono uno di PSM e noi di PSM giochiamo sulle robe Sony, quindi non sono in grado di dire come il gioco giri sulla macchina e sul sistema operativo Microsoft. Inoltre non sono un feticista della grafica: secondo me nella stragrande maggioranza dei casi – quindi in un dominio che si estende dai giochi di Barbie di mia figlia sul tablet al GTA V installato sul PC più cazzuto – i videogiochi di oggi sono tutti belli da vedere. La grafica non mi interessa perché non mi regala emozioni e se anche lo fa sono fugaci, sono delle sveltine. Per me il divertimento nasce dalla natura intima del gioco che ho davanti, dalla sua capacità di sorprendermi e di mettermi alla prova dall’inizio alla fine. Ma la grafica c’è ed è giusto parlarne, dicendo per esempio che quella di Fallout 4 non è un granché. In un recente comunicato stampa di Bethesda ho letto – capendo solo a metà – che il motore del gioco, il Creation Engine, ha dentro i seguenti nuovi ingredienti (li cito paro, paro): Tiled Deferred Lighting, Anti-Aliasing Temporale, Screen space Reflections, Profondità di Campo Bokeh, Screen Space Ambient Occlusion, Height Fog, Motion Blur, Filmic Tonemapping, Shading di Pelle e Capelli Personalizzato, Smembramento Dinamico Tramite Hardware Tessellation, Luce Volumetrica, Shading Basato sulla Fisica per la Correzione della Luminosità.

Adesso che lo sono non sono più felice di prima, sono felice uguale perché la grafica che “non è un granché” di Fallout 4 rimane nella sua visione di insieme che non genera in me emozione alcuna. È funzionale che metà basta all’azione di gioco, questo sì ed è questo che conta, ma estrapolata dal contesto ludico non mi stuzzica. Siete liberi di darmi dell’ingrato e se lo farete, per dimostrarvi che ingrato sì ma insensibile no, vi risponderò con le note, accennando una delle tante melodie che accompagnano l’avventura. Perché quello che conta per davvero quando gioco non è tanto ciò che vedo, quanto ciò che sento con le orecchie ma soprattutto con il cuore.