Assassin’s Creed Chronicles: India – Recensione

C’è stato un tempo in cui Prince of Persia, il leggendario platform in rotoscoping ideato da Jordan Mechner, tentò un approccio diverso al genere dopo aver operato con alterne fortune la transizione dal 2D al 3D, pianificando uno spin-off in cui il principe avrebbe dovuto essere una figura secondaria, protetta da un manipolo di guardie del corpo addestrate nell’arte della furtività e dell’omicidio. Quello che, in fase progettuale, venne intitolato Prince of Persia: Assassins non vide mai la luce, ma gettò le basi per il futuro Assassin’s Creed, abbandonando dunque il concetto di presunti nobiluomini scavezzacollo a favore della storica setta islamica degli Ḥashashin.
Facciamo un salto in avanti di qualche anno, quando la saga spostò l’attenzione sulle vicende di Ezio Auditore da Firenze: il carismatico assassino di origini italiane fu anche protagonista di una breve avventura ambientata dopo la conclusione del secondo capitolo, caratteristica per il nostalgico ritorno al classico scorrimento orizzontale, rilasciata su Nintendo DS e iOS con il titolo Assassin’s Creed II: Discovery. Abbracciando la medesima filosofia, e con una pletora di sequel in più sulle spalle, la prolifica creatura di Ubisoft Montreal celebra di nuovo le sue origini con Assassin’s Creed Chronicles, mini-serie in tre episodi sviluppata dai Climax Studios (Sudeki, Silent Hill: Origins, Bloodforge) di cui questo India costituisce la seconda iterazione: con l’occasione, gli sviluppatori hanno calcato ancora la mano sul fattore amarcord modificando lo stile grafico per adattarlo meglio ai colori e alle atmosfere dello stato asiatico, lontano geograficamente dall’antica Persia ma vicino ai cuori di quanti sono rimasti affezionati al capostipite spirituale di Assassin’s Creed.

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QUALCUNO HA DETTO PRINCIPE DI PERSIA?

Tre giochi, dicevamo, e tre racconti eterogenei: dopo aver vendicato la confraternita di Shao Jun nel precedente ACC: China, e prima di spostarci all’indomani della rivoluzione russa con il prossimo titolo, India ci trasporta nel 1841 ad Amritsar, mentre infuria la prima guerra anglo-sikh che vede la Compagnia Britannica delle Indie Orientali e il regno Sikh del Punjab su fronti opposti. Tra le due fazioni si muove nell’ombra l’assassino Arbaaz Mir, già noto ai fedelissimi quale protagonista del fumetto Assassin’s Creed: Brahman, responsabile del furto del celebre diamante Koh-i-Noor la cui vera natura, come da copione, è quella di un potente Frutto dell’Eden. Dopo aver affidato il gioiello al suo mentore Hamid, a capo della fratellanza indiana di assassini, l’attenzione di Arbaaz è rivolta verso la principessa Pyara Kaur, sua amante e figlia del maharaja dell’impero Sikh. Tuttavia, la loro felicità è soltanto effimera, poiché l’arrivo di un nuovo maestro dell’ordine dei templari, sulle tracce del prezioso diamante, è destinato a scatenare una drammatica serie di eventi. Sebbene la storia funga da semplice collante narrativo per i livelli, l’estetica degli intermezzi animati è impeccabile, a pari merito con la bellezza oggettiva dei fondali. Proprio come il suo predecessore, Assassin’s Creed Chronicles: India presenta un aspetto funzionale a metà strada fra il rinomato Mark of the Ninja della Klei Entertainment ed il meno illustre ma comunque meritevole Stealth Inc. dei Curve Studios, offrendo al giocatore una discreta varietà di scenari costellati da piattaforme sparse anche su diversi piani prospettici, colonne e alcove dietro le quali nascondersi, nonché letali guardie dotate, per nostra fortuna, dei tipici “coni visivi” che agevolano il proposito di oltrepassarle inosservati. La soddisfazione di studiare un percorso utile per aggirare i nemici ed inerpicarsi fra le sporgenze per raggiungere un punto sicuro, sfruttando l’attrezzatura in possesso del buon Arbaaz, è sempre grande, e se tutto non va come previsto è comunque possibile affrontare all’arma bianca gli avversari, facendo magari attenzione a non attirarne troppi verso di noi per aumentare le probabilità di uscirne vivi: il protagonista è infatti un ottimo spadaccino, ma il sistema di combattimento basato sull’alternanza di parate, schivate e attacchi temporizzati non è stato tradotto al meglio dalla controparte open world, risultando più scomodo da padroneggiare in questa versione. Considerato poi che la pericolosità delle sentinelle è proporzionale al progresso nell’avventura, lo scontro diretto diventa un’alternativa da considerare soltanto in situazioni estreme.

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[quotedx] La soddisfazione di studiare un percorso utile per aggirare i nemici ed inerpicarsi fra le sporgenze per raggiungere un punto sicuro è sempre grande.[/quotedx]

Parlando di equipaggiamento, in Assassin’s Creed Chronicles: India a nostra disposizione abbiamo una piccola rosa di strumenti fra cui scegliere allo scopo di creare diversivi, come bombe fumogene per accecare le guardie, un fischietto per sviarne l’attenzione o gli esotici chakram, fasce circolari di metallo che prendono il posto dei consueti pugnali. Le scorte possono essere rimpinguate grazie alla facoltà di derubare i nemici, che ci consente dunque di poter scegliere diverse soluzioni per attraversare i livelli. Questi ultimi sono abbastanza lineari, benché propongano di tanto in tanto dei percorsi secondari, ma la ripetitività viene spezzata da alcune trovate che stimolano in maniera differente i riflessi del giocatore: si va dalle fughe adrenaliniche da castelli distrutti o torri in fiamme, come già visto in China, a sequenze prettamente platform che ricordano ancora più da vicino il pluricitato Prince of Persia, passando per zone da superare entro certi limiti di tempo, invero piuttosto frustranti, o addirittura un paio di fasi in cui imbracceremo un fucile con tanto di mirino per eliminare alcune guardie senza far scattare l’allarme, che portano a chiedersi se, sotto quel cappuccio, Arbaaz non sia in realtà pelato e con un codice a barre tatuato sulla nuca. Da segnalare inoltre il ritorno delle missioni in “realtà virtuale”, presenti in quantità ridotta ma confezionate a dovere per chi ha saputo apprezzarle nei capitoli principali. Paradossalmente, il gameplay di Assassin’s Creed Chronicles: India funziona al meglio proprio quando resta fedele ai capisaldi della saga: scegliere il percorso migliore, muoversi in silenzio, tendere imboscate ai nemici e fuggire prima di essere catturati. Le novità introdotte finiscono per rendere frammentaria l’esperienza e lasciano la sensazione di non essere state approfondite come avrebbero dovuto. Ci sono poi alcuni difetti strutturali che andrebbero perfezionati, come l’utilizzo di campi visivi bidimensionali che generano confusione quando ci si sposta fra piattaforme poste su piani differenti o la lunghezza eccessiva di certe animazioni che giocano a nostro sfavore quando i minuti a disposizione sono limitati.