Il franchise di Pokémon compie nel 2016 20 anni, è dunque normale che abbia sperimentato con degli spin-off. La deriva crawler di Mystery Dungeon non ha mai troppo convinto i puristi del franchise, ma le premesse di Pokémon Super Mystery Dungeon sembravano essere ben diverse. La possibilità di catturare tutti i Pokémon, il conteggio supera ormai i 700 esemplari, è senz’altro una delle migliori ghiottonerie che il gioco ha da offrire, ma in fondo ciò che è importante capire è se questo capitolo si merita davvero l’aggettivo “Super”.
DUNGEON ALGORITMICI
Il gioco è sviluppato da Spike Chunsoft e mirava a risolvere le problematiche riscontrare nel capitolo “I portali sull’infinito”. La struttura è presto detta, il gioco è sostanzialmente un dungeon crawler con piani generati attraverso un algoritmo. Già a questa premessa si nota come l’algoritmo che genera i dungeon non sia dei migliori. La struttura è divisa tra stanze di varia grandezza, con oggetti e/o nemici, e lunghi corridoi trascurabili, così trascurabili che la corsa è più incentivata per velocizzarne il passaggio. Attraverso delle scale scendiamo o saliamo i relativi piani, ma può capitare di trovarsi immediatamente nella stanza del piano con le successive scale. Il sistema di combattimento è piuttosto semplice, riprende quello classico della serie, con quattro mosse per Pokémon, segnalando le superefficaci e quelle non efficaci. Con l’esperienza maturata impariamo nuove mosse, ma siamo sempre confinati alle canoniche quattro, con la possibilità di recuperarne alcune dimenticate nel villaggio principale. L’avventura comincia con noi, protagonisti, umani divenuti Pokémon, scelto dopo un questionario che dovrebbe indicare la nostra personalità, fortunatamente possiamo comunque scegliere da che Pokémon essere rappresentati. La trama si dipana con una lentezza estenuante, una progressione pedante e che sembra non svoltare mai.
[quotedx]Il gioco è sostanzialmente un dungeon crawler con piani generati attraverso un algoritmo[/quotedx]
La prima decina di ore di gioco sono un tutorial continuo che difficilmente intrattiene, con dialoghi basati su un target decisamente kids, il che non è un male di per sé, ma c’è sempre modo e modo di rivolgere un titolo ai più piccoli, e la forza dei brand sotto l’ala di Nintendo è spesso stata quella di essere per tutte le età. Pokémon Super Mystery Dungeon non è per tutte le età. Partendo da questo presupposto l’immedesimarsi nel target di riferimento sembra quasi doveroso, ma l’approccio del gioco non sembra essere comunque tarato al meglio per difficoltà e progressione. Il gioco propone dungeon e Pokémon da “catturare”, in realtà li aiuteremo in una serie di missioni e da lì ci seguiranno volendo in battaglia, di livello molto vario il che comporta la possibilità di ottenere presto Pokémon davvero forti, cosa che si tramuta in un livello di difficoltà davvero altalenante. Senza dubbio va apprezzato che all’inizio non ci si ferma su Pokémon di bassa rilevanza in termini di riconoscibilità e potenzialità, e ci ritroveremo presto a cercare le missioni per prendere proprio quel Pokémon che ci interessa, utilizzando la rete di relazioni che si crea svolgendo le missioni.
È BRAVO MA NON SI APPLICA
Dal punto di vista tecnico il gioco ha una buona modellazione per i Pokémon, riconoscibili e ben realizzati, mentre gli ambienti dei dungeon, essendo generati randomicamente, risentono di una caratterizzazione decisamente poco ispirata, ripetendo il tema del dugeon senza particolare creatività. Al contrario la situazione dei caseggiati e villaggio risulta molto più gradevole, anche nella navigazione, con un uso discreto del 3D che non è invadente e regala la giusta dose di profondità. Il sistema di controllo è lievemente macchinoso. Nonostante il discreto numero di tasti a disposizione, l’uso di combinazioni regna stranamente sovrano, con la conseguenza che ci si deve abituare a premere L/R o la corretta combinazione per svolgere compiti assolvibili da tasti singoli. Lo stesso movimento nei dungeon non è molto responsivo e volendo adottare delle strategie non si spiega come mai non ci si possa girare facilmente sul posto per rivolgersi al Pokémon avversario. La caratterizzazione dei personaggi è accettabile, stereotipata ma accettabile, nonostante la ripetitività delle azioni e delle giornate, cadenzate dalle attività scolastiche, che solo col tempo diventano meno presenti. Si ha dunque la sensazione continua di esser portati per mano in un lungo tutorial con una trama che fa da sfondo ad avvenimenti ben definiti, ovvero il gioco è lineare, nonostante gli sforzi sui dungeon e le novità che il titolo porta con sé in termini di “cattura” dei Pokémon.
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