La saga Resident Evil è in assoluto una delle più prolifiche della storia dei videogiochi. In un viaggio attraverso sei capitoli principali più un prequel (Resident Evil 0), diversi spin off (tra cui lo splendido Code Veronica) e diversi remake, l’antologia, che narra delle iniziative bio-terroristiche della Umbrella Corp. è passata dall’essere un survival horror ad un action horror con uno sviluppo che vedeva nel quarto capitolo un forte elemento di rottura con il passato, capace comunque di mantenere quelle caratteristiche survival che avevano decretato i numerosi consensi dei primi episodi. Purtroppo, con il quinto capitolo le cose erano drasticamente scivolate sempre più verso l’action ma il prodotto in sè era comunque risultato più che godibile ed aveva aperto ulteriori scenari narrativi con una Umbrella (o meglio, ciò che ne restava) dalle ingerenze sempre più internazionali e cospirazioniste. Il sesto capitolo, considerato da pubblico e critica il peggiore dell’intera saga principale, aveva palesemente saltato il muro di quel genere che tanto aveva fidelizzato un cospicuo numero di fan che contava milioni di individui sparsi per il mondo. Con la sua politica di remake (ricordiamo il più che buono HD Remaster del Rebirth del primo capitolo) Capcom sta sdoganando l’intera saga principale sulle console Next Gen e Resident Evil 6 non ha fatto eccezioni. Riuscirà questa incarnazione a riscattare la deludente performance sulle console di passata generazione?
QUATTRO STORIE, UN SOLO FINALE
Da un punto di vista squisitamente narrativo, Resident Evil 6 (e quindi la sua edizione remaster) rappresenta con ogni probabilità l’esponente della saga con più carne al fuoco. Sono passati quindici anni dall’incidente di Racoon City e nonostante il crollo dell’Umbrella Corp. sei anni dopo,il mondo è diventato un posto decisamente meno sicuro e costantemente sotto il rischio della minaccia bioterroristica. Leon Kennedy, che nel frattempo è passato dall’essere un semplice poliziotto ad un agente segreto e, in questo capitolo, ottimo amico del Presidente degli Stati Uniti, si trova con quest’ultimo durante una visita ufficiale nel campus universitario di Tall Oaks. Il Presidente Benford, nel corso di un colloquio privato, svela a Leon la sua intenzione di rivelare al mondo i fatti sull’incidente di Raccoon City e tutto ciò che ne è derivato, con l’esplicita intenzione di fare ammenda tanto per gli errori commessi quanto per aver taciuto la verità dei fatti. Seppur perplesso, Leon dichiara il proprio sostegno al capo in forze degli USA ma proprio in quel momento il campus universitario diviene oggetto di un attacco bioterroristico attraverso il Virus C, una nuova variante messa punto dagli scienziati rimasti dopo la disgregazione della Umbrella e che è una fusione dei virus T e G con le Plagas spagnole. Il presidente viene infettato dal virus costringendo Leon ad eliminarlo insieme alla collaborazione dell’agente segreto Helena Harper. Da qui la lunga corsa per la sopravvivenza fuggendo dal campus e poi dalla città per una avventura che si dipanerà per tutto il globo e che vedrà tra i protagonisti grandi ritorni come Chris Redfield o Sherry Birkin (la bambina di Resident Evil 2 ormai cresciuta e divenuta agente speciale). Tutto si dipanerà nel corso di quattro campagne, ognuna dedicata ai diversi protagonisti e che metteranno in luce un differente approccio (si passa da quello basato sulla sopravvivenza e la risoluzione di enigmi a quello più tipico di un TPS senza tralasciare approcci basati sul corpo a corpo). Nel corso dell’avventura, le strade dei protagonisti talvolta si incroceranno in una trama frastagliata e volutamente inorganica ma che nel finale vedrà le vicende di tutti convergere verso la medesima direzione.
Da un punto di vista meramente tecnico, il gioco gode in questa versione di risoluzione Full HD e di un frame rate ancorato ai 60 fps per la versione PS4 e non sempre stabile sui 60 frame ma con qualche calo nelle situazioni più concitate per la versione XBOX One. L’alta risoluzione ed una fluidità maggiore si notano e Resident Evil 6 HD Remaster conserva il fascino di alcuni scenari, fa un lavoro discreto sul texturing dei personaggi (i veri destinatari dell’aumento di risoluzione) cui, però, si contrappongono le texture delle ambientazioni, davvero poco definite ed affette da un blur che, in alcuni casi, ricorda vagamente alcuni titoli per N64. Detto questo, il gioco non è stato sottoposto ad altri restyling visivi e, quindi, conserva tutti i punti deboli della precedente versione. Le ambientazioni, dicevamo, risultano per lo più godibili anche se il level design non è sempre ispirato. I personaggi presentano una modellazione discretamente valida e riuscita ma con una qualità al ribasso nei dettagli come mani o il merging (punti di fusione) di alcune zone del corpo. Se ciò poteva andare bene nella passata generazione, in questa diventa a malapena accettabile. Si tratta di dettagli trascurabili, forse, eppure si fanno notare e stridono non poco a causa dell’alta risoluzione che li mette maggiormente in evidenza rispetto a quanto accadesse prima. Le animazioni ereditano tutti i difetti risultando legnose e poco convincenti, solo che adesso si tratta di una legnosità paradossalmente più fluida visto il raddoppio del frame rate, per un effetto a dir poco dicotomico. Peggior sorte è toccata ai vari superstiti che incontreremo nel corso dell’avventura e che condivideranno un pezzo di strada con noi prima di andare incontro alla loro dipartita. Sul fronte degli zombie, invece, i difetti di animazione enunciati non rappresentano un grosso problema: dopotutto nessuno sa realmente come si muoverebbe un non morto ed una certa legnosità unita a taluni scatti fulminei conferisce tutto sommato una sfumatura realistica secondo i canoni della cultura cinematografica popolare. Quanto detto perde di efficacia per le creature più deformi che, tanto nella modellazione quanto nei materiali, risultano un po’ troppo pasticciate rivelandosi alquanto discutibili. Il sistema di illuminazione è altalenante. Residenti Evil 6 è volutamente buio, cupo, e se alcune fonti di luce risultano realizzate se non altro con cognizione di causa, altre, come i neon colorati (basti pensare ai dispenser automatici sparsi per il campus), hanno effetto nelle immediate vicinanze (parliamo di centimetri) rivelandosi da una parte apprezzabili per le variazioni cromatiche in tempo reale ma dall’altra quasi imbarazzanti. Insomma, considerando l’approdo su sistemi molto più potenti, non solo qualcosa di più si poteva fare ma andava fatta.
[quotedx]Il gioco non è stato sottoposto ad altri restyling visivi[/quotedx]
Ad ogni modo, tralasciando qualche situazione in cui le animazioni danno davvero la sensazione di cabinato arcade di una decade fa, nel complesso il motore grafico fa il suo lavoro onestamente, muovendo una mole non esagerata di poligoni a risoluzione piena e velocità raddoppiata. Ma è il gameplay il forte problema di questo titolo. Ciò che non ci aveva convinto nella precedente versione “low res” continua a non convincerci nemmeno adesso. Il sistema di controllo risulta a tratti macchinoso, soprattutto nella confusa gestione in tempo reale di armi e oggetti che richiederà l’apertura di un menù in sovrimpressione su schermo che, oltre ad oscurare l’azione, si rivela di difficile e tranquillo padroneggiamento, lasciandovi sempre piuttosto incerti sul da farsi. Altra nota stonata è la cattiva gestione del livello di difficoltà: già alla modalità agente (normale) gli zombie necessiteranno di un eccessivo numero di proiettili per essere messi KO ed in un gioco che non sarà mai parco di creature deformi e aggressive, capaci di sbucare fuori da ogni dove in quantità massicce, il rischio di restare in balia dei nemici e senza proiettili sarà sempre in agguato, concretizzandosi più spesso di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Il mal gestito sistema di mira non fa altro che spianare la strada sotto questo aspetto facendovi sparare, non di rado, a vuoto. Stranamente, poi, allorché sarà sovente difficile abbattere un nemico con pochi colpi (solo talvolta il colpo alla testa fa il suo dovere), prodursi in calci ben assestati sortirà effetti migliori. Non si capisce bene per quale motivo, ma colpire ripetutamente un nemico a mani nude, per quanto ne decreterà una fine più lenta, aumenterà le possibilità di non farsi aggredire ed uccidere. Insomma, Resident Evil perde in questo remaster (e più in generale nella sesta incarnazione) tutto il suo fascino survival horror rotolando più verso un action splatter piuttosto controverso. La genuina tensione dei primi capitoli lascia il posto ad una tensione da frustrazione. A tratti ci si domanda come sia possibile che il dominatore incontrastato dei survival horror si sia trasformato in un confusionario tiro al bersaglio sulla falsa riga di un clone cinese di House Of The Dead senza una lightgun. A peggiorare le cose abbiamo una sceneggiatura davvero mediocre ed un doppiaggio che vogliamo definire appena decente per lodare lo sforzo della localizzazione. Conclude il quadro dei difetti una gestione della telecamera virtuale più che occasionalmente pessima e capace di farci perdere i riferimenti in situazioni congestionate, rendendo difficile decidere cosa fare e, soprattutto, farlo. Pena la morte o una insperata e fortuita sopravvivenza dettata dal caso.
Tutto da buttare, dunque? No! nonostante nei momenti più concitati il gioco sia frustrante, ci sono diverse sezioni ancora relativamente godibili e con vaghissime reminiscenze dei vecchi tempi. Le differenziazioni di approccio dei diversi capitoli, se prese durante queste sezioni, possono donare ancora dei momenti di discreto divertimento e in fondo all’anima, lo si percepisce, qualcosa di Resident Evil è rimasto. Forse è questo ci impedisce di affossare il gioco. Per quanto lo screenplay sia davvero pessimo, fabula e intreccio si sviluppano in modo apprezzabile, con flashback e flashfoward, coinvolgendo sette diversi protagonisti in quattro differenti storie indipendenti ma mai slegate e capaci di influenzarsi a vicenda. Il commento sonoro è invece realizzato con perizia attraverso l’impiego di tecniche compositive di derivazione hollywodiana volte a generare tensione e suspense grazie a temi ed orchestrazioni che sarebbero adeguati anche per un lungometraggio con buone ambizioni. La macchinosa gestione della modifica delle armi è ora sostituita da un sistema di crescita del personaggio con abilità acquistabili (e successivamente potenziabili) grazie alla valuta di gioco (che guadagneremo uccidendo nemici) e che ci faciliteranno il compito di sopravvivere per giungere al gran finale. Inoltre, questa remaster aggiunge delle nuove modalità come la ‘Caccia all’Uomo’, che ci permetterà di entrare di peso nelle partite degli altri giocatori nelle vesti di uno zombie bisognoso di carne fresca: una trovata simpatica che aggiungerà qualche mezzora divertimento alternativo. La modalità Co-op a due giocatori rappresenta una buona variante nella campagna principale, consentendoci di avere un partner umano e non uno gestito da una I.A. spesso e volentieri troppo poco utile. In questa modalità, il divertimento sarà amplificato e, anzi, sarebbe proprio così che il titolo andrebbe giocato per trarne il massimo appagamento e che ci permette di elevarlo, quindi, dall’alea di stentata sufficienza di cui è impregnato portandolo a livelli complessivamente quasi discreti.