Esistono poche certezze nel frenetico mondo dei videogiochi. Una di queste è l’incredibile dose di divertimento in dote, a titolo diverso, a qualsiasi racing game appartenente alla sub categoria dei giochi di guida “dall’alto”. Grand Prix Rock ’N Racing, seguito spirituale del tutt’altro che memorabile Rock ‘N Racing Off Road, non sfugge a questa soggettiva verità, ché a dispetto di un’offerta eufemisticamente povera sul piano dei contenuti centra, comunque, l’obiettivo di intrattenere il videogiocatore. Quello particolarmente paziente, s’intende. Calma zen, buoni riflessi e tre amici nel ruolo di cavia sono gli ingredienti fondamentali per godere appieno del titolo firmato da EnjoyUp Games, specializzata in giochi a basso budget. Grand Prix non fa eccezione e, a fronte di un prezzo di lancio sicuramente contenuto, infila l’acquirente all’interno di una monoposto. Monoposto stile F1, per qualcuno. Stile Virtua Racing per qualche altro savio osservatore. Da Virtua Racing, però, Grand Prix trasloca, velocemente, sui lidi adolescenziali di un qualsiasi episodio di Micro Machines. Reminescenze obbligatorie di fronte ad una visuale dall’alto che poco spazio lascia al dettaglio dei veicoli e della pista, invero ripetitivi e poco caratterizzanti, per aprire, invece, ad un gameplay semplice, vero, ma tutt’altro che semplicistico. Ai normali controlli dell’auto, sterzo, freno, acceleratore e, eventualmente, cambio manuale, Grand Prix aggiunge il Turbo e, soprattutto, una fisica semi realistica, piuttosto sviluppata e persino coerente con l’ambiente di gioco.
CORSE MICROSCOPICHE
Qualsiasi contatto tra auto, cordoli e superfici genera una reazione in termini di causa – effetto tutto sommato convincente e, spesso, altamente spettacolare. Testa coda e piroette diventano, velocemente, parte integrante dell’esperienza, sempre e comunque di stampo arcade, ma con una spruzzata di realismo che, all’inizio, può lasciare basiti. È innegabile, infatti, che il primo impatto con l’opera targata EnjoyUp sia altamente spiazzante. Se la grafica, con i poligoni “nascosti” e “smussati” dallo stile cartoon esco e dai filtri, ricorda un qualsiasi racing game dell’era 8-16 bit con visuale “grand’angolo”, il gameplay si avvicina, piuttosto, ad una sorta di ibrido tra il più spinto degli arcade della SEGA degli anni d’oro – accentuato dalle chitarre rock della soundtrack e dalla voce sguaiata del ripetitivo commentatore – e il gioco di guida semi-simulativo tanto in voga in tempi più recenti. Una profondità insospettabile, da pagare in termini di dedizione, certo, ma soprattutto grande pazienza. Inutile negarlo, il primo Gran Premio, meglio: i primi Gran Premi possono risultare traumatizzanti, soprattutto laddove si tenda ad ignorare qualsiasi modalità accessoria come il training o il Time Trial. Il giocatore non sarà certo a bordo di una fantomatica Ferrari – in assenza di licenze e nomi riconoscibile, con un po’ di fantasia, dal colore delle livree – quanto, piuttosto, di una Minardi a caso iscritta ad un Mondiale FIA dello scorso secolo. Il bianconero dei colori di scuderia cela un’anima da utilitaria, costretta per altro a posizionarsi in fondo ad una griglia di 20 piloti, tutti più performanti e abili dell’aspirante Max Verstappen.
A nulla serviranno gli anni delle scuole medie passati tra un Super Off Road e un Rock’n’ Roll Racing. Grand Prix si fa beffe dei ricordi del videogiocatore più esperto divertendosi a ferirlo continuamente nell’orgoglio. Come quando, dopo soli quattro minuti passati sull’ovale del Gran Premio degli Stati Uniti, la bandiera a scacchi lo saluterà come fanalino di coda. In regalo si riceverà un gettone da utilizzare, prima della gara successiva, per il potenziamento della monoposto. Velocità, accelerazione, freni e gomme potranno così ricevere un primo, importante, upgrade, piccolo passo verso la creazione della monoposto perfetta da sviluppare nel corso di una manciata di stagioni. Eh già, prima di diventare realmente competitivi dovranno passare almeno una ventina di gran premi e quindi, a fronte di 10 circuiti disponibili disseminati in giro per il mondo, almeno un paio di stagioni. Previsione ottimistica dinnanzi ad un upgrade legato a doppio filo ai piazzamenti in gara che influenzano, appunto, il numero di token ottenibili a fine gara. È realistico postulare che, prima della quarta stagione, sia quasi impossibile lottare realmente per la vittoria di una gara. Figuriamoci del campionato. La verità è che, anche una volta incrementate al massimo tutte le quattro caratteristiche, al prezzo di 10 gettoni per ciascuna, l’esito del singolo Gran Premio sarà influenzato dalle proprie abilità di guida e, anche, dalla fortuna. Non è così improbabile, infatti, sbattere contro un muretto a causa del contatto con un pilota avversario troppo irruento. O, magari, ritrovarsi con l’auto ribaltata dopo un testa coda nella sabbia seguito da un involontario speronamento provocato da un’altra monoposto. Insomma, in Grand Prix Rock ’N Racing la sfiga è sempre dietro la curva, qualsiasi curva.
La verità è che a dispetto del look amichevole, Grand Prix Rock ’N Racing è un gioco di guida popolato da piloti con un’IA infame cui contrapporre, eventualmente, un approccio molto più cauto. Ogni scontro si paga a caro prezzo in termini di velocità, con la sfigata monoposto bianconera costretta più volte a ripartire da ferma e a subire continuamente i sorpassi degli avversari. L’umiliazione cresce laddove, sparsi per la pista, ci siano altri avversari umani, per un massimo di 4 piloti reali in locale sulla stessa console. Quello stesso split screen capace, in adolescenza, di rinsaldare vecchie amicizie o crearne di nuove, si trasforma, in Grand Prix Rock ’N Racing, nell’anticamera della rissa domestica. Insomma, prima di invitare qualche amico a provare il nuovo giochino, meglio farsi un esame di coscienza e capire se quella stessa amicizia sia poi davvero sacrificabile. D’altro canto, la scelta potrebbe rivelarsi un obbligo per gli amanti del gioco competitivo. Esclusa la classifica dei tempi su pista, Grand Prix Rock ’N Racing è sprovvisto di qualsiasi modalità multiplayer online. Una mancanza che, unita all’assenza di un editor di piste, pesa come un macigno sul divertimento a lungo termine castrando irrimediabilmente l’intera offerta.