Quali sono le caratteristiche di un capolavoro? Cosa differenzia un ottimo gioco da una vera e propria pietra miliare? Certe volte, le teorizzazioni sono meno utili di un valido esempio pratico ed è per questo che, senza vergogna, mi sento di affermare che l’ultima avventura dello strigo è un capolavoro: probabilmente la migliore espansione che un videogioco abbia mai avuto. E, azzarderei a dire, un lascito per le future case di sviluppo, un metro di paragone che le aziende faranno bene a utilizzare come modello qualora si apprestassero a sviluppare contenuti a pagamento per i loro titoli. In Blood and Wine ci sono tutti gli elementi necessari a fare un grande gioco di ruolo comprese migliorie e limature ad un gameplay che da macchinoso e, talvolta, incerto è diventato chiaro, preciso ed estremamente profondo.
TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO… E OLTRE
Il fiore all’occhiello della saga dello strigo è sempre stata la narrazione e anche questa volta, la storia proposta dai ragazzi di CD Project è ricca di epica, con risvolti che spesso sfociano in quella drammaticità, un po’ malinconica, che oramai ben conosciamo. L’incipit è dei più classici. Geralt viene convocato dalla duchessa di Toussaint per indagare su dei misteriosi e alquanto truculenti omicidi messi in atto da un presunto mostro. Arrivato sul posto, bastano pochi indizi al witcher per capire che la situazione è più complessa di quello che sembra e ben presto una semplice caccia al mostro si trasforma in un intrigo politico portato avanti a colpi di vendette e tradimenti. A tessere questa tela sono un ventaglio di personaggi, né buoni né cattivi, ma spinti dalle loro pulsioni emozionali a compiere azioni discutibili, sviscerando in modo egregio uno dei grandi quesiti della letteratura fantastica. E più mostruoso il mostro guidato dal sentimento, o l’umano che si comporta come tale?
Di proposito non ho intenzione di svelare alcun dettaglio in merito alla trama di Blood and Wine, vi basti sapere che verrete presi da una frenesia narrativa e nonostante un numero elevato di missioni secondarie, non desidererete altro che voler conoscere l’epilogo di questa avventura. Certo, consapevoli del fatto che al termine di Blood and Wine dovrete separarvi dallo strigo in modo definitivo (così afferma CD Project), la malinconia sarà sempre una spada di Damocle pronta a cadere, ma la varietà e la qualità di ogni singolo capitolo del dlc catalizzeranno la vostra attenzione. E poi c’è Toussaint. Considerabile un vero e proprio personaggio fuori dagli schemi, la provincia dei vigneti lascia a bocca aperta. Coadiuvato da una grafica migliorata rispetto a Wild Hunt e Heart of Stone, il paesaggio di Toussaint è tratteggiato in modo divino. Sia dal punto di vista naturalistico che della cultura locale parliamo di un incrocio tra la bassa Provenza e la Toscana, dove nomi italiani che rievocano luoghi reali, si mescolano a francesismi che, invece, narrano di un passato storico ricco fascino. È per questo che il ducato governato da Anna Henrietta è sicuramente una delle cornici più concrete che abbia mai ospitato le avventure di Geralt di Rivia.
Toussaint offre al giocatore un altro elemento importante, la possibilità di gestire un vigneto, che durante tutto lo svolgimento della trama sarà la nostra “tana”. E che tana. La duchessa, per ringraziarci dell’aiuto che le stiamo dando ci affiderà un fazzoletto di terra precedentemente appartenuto a un membro della nobiltà del ducato. Confesso che all’inizio ho avuto dei dubbi in merito all’aderenza al personaggio rispetto a questa inaspettata svolta, ma una volta avuto tra le mani Corvo Bianco, ogni dubbio è svanito. Sono certa che perfino il nostro strigo, tra un’avventura e un’altra, apprezzerà di poter riposare le membra in questa deliziosa proprietà, cullato dal un clima temperato e dall’abbondanza di alcool. Oltretutto ci sarà possibile ristrutturare la nostra dimora in ogni dettaglio, permettendoci anche di esporre la nostra “attrezzatura” da guerriero, sogno proibito di ogni maniaco collezionista. Le mie finanze ne hanno risentito pesantemente, ma grazie a una buona politica di acquisti e vendite, sarà possibile per tutti portare Corvo Bianco al
massimo splendore. Nella tenuta, in oltre, è presente un comodo laboratorio alchemico che ci aiuterà non poco nella gestione delle nuove mutazioni di cui dopo vi parlerò nel dettaglio.
Alle venti ore circa da dedicare alla missione principale vanno aggiunte le missioni secondarie, numerose ed estremamente varie per tipologia e durata. Come d’abitudine, CD Projekt spazia dall’ironia più spinta (“Magnifiche e immense palle di granito” ne è un esempio piuttosto chiaro, e sì, parliamo proprio di quelle palle li) a drammatiche storie d’amore senza lieto fine come quella del povero Guillaume e della sua sventurata Vivienne (protagonisti de “Il cinguettio del cavaliere innamorato”). Il tutto condito con meravigliose citazioni alla cultura pop contemporanea, come lo strigo che riprende le parole del “bardo un po’ filosofo” Sting con “If you love somebody set them free”, e citazioni meno ovvie ma più altisonanti alla letteratura classica con un meraviglioso Bram Stoker (per temi e dualismo dei personaggi) e un iconico Francis Ford Coppola. Il richiamo diretto all’armatura del suo Dracula, da cui deriva quella di Tesham Mutna, è più che evidente. Niente a cui DC Projekt non ci avesse già abituato. La più importante tra le missioni secondarie è quella relativa al nuovo sistema di mutazioni, la grande innovazione introdotta da Blood and Wine in merito al gameplay. Una lettera di Yennefer, recapitatavi durante le prime battute del gioco, vi porterà ad indagare sugli esperimenti condotti da un certo Professor Moreau (non molto diverso da quello dell’omonima isola narrata da Welles) sulle mutazioni a cui sono sottoposti i witcher. Consiglio a tutti di completare il prima possibile questa missione secondaria in quanto sbloccherà un nuovo albero di mutazioni che modificheranno in modo significativo le abilità del personaggio, potenziando e aggiungendo bonus di attacco e effetti secondari a segni e fendenti. Non si tratta di un cambiamento radicale al gameplay, ma di un modo intelligente per spingere il giocatore a non cadere nella pigrizia che lo porterebbe ad affrontare i nemici con le stesse tattiche del passato.
CD Projekt spazia dall’ironia più spinta a drammatiche storie d’amore senza lieto fine
Nulla di più sbagliato. Blood and Wine propone, oltre al solito numero di nemici minori completamente nuovi e tarati su livelli più alti, tutta una serie di mini-boss e boss che richiedono specifiche strategie per essere sconfitti senza consumare tutte le scorte di viveri e pozioni. Questo non significa una difficoltà eccessivamente spostata verso l’alto poiché, come dovrebbe accadere in ogni gioco di ruolo di qualità, attraverso lo studio delle combinazioni di attacco e delle movenze dei propri avversari è possibile capire come difendersi e colpire in modo efficace. Tutto espresso attraverso il rapporto che dovrebbe essere preso a modello nella gestione del livello di difficoltà di un gioco, la quale è sempre inversamente proporzionale all’attenzione che viene data allo scontro. Sia che si tratti di un nemico di medio livello, sia che si tratti del boss finale, non c’è nulla che una buona tattica non possa superare. Sono molto lontani i tempi in cui si imprecava nel tentativo di salire una scala (chi di voi dice di non averlo mai fatto mente spudoratamente), o a causa di una telecamera incapace di seguire lo svolgimento dello scontro, impedendo al giocatore di rispondere adeguatamente ai fendenti nemici. Ciò che più mi ha sorpreso, in effetti, dell’intero cammino di questa saga è l’evoluzione delle meccaniche di gioco che, arrivati a questo punto e, secondo le mia esperienza ventennale di giocatrice di RPG, rasentano la perfezione. A completare il quadro c’è una rinnovata gestione dei menù e dell’inventario, elemento fondamentale per questo tipo di gioco, ora molto più chiara e razionale, con la divisione degli oggetti fatta sulla base del loro utilizzo e una lettura più snella delle caratteristiche di ciascuno sia per gli utenti PC che per gli utenti console. Anche la mappa ha subito alcune modifiche ora infatti è possibile avere contemporaneamente tutti gli obiettivi delle missioni attive sullo schermo e allo stesso tempo settare più di un obiettivo personale.
Ma non finisce qui poiché oltre a questi due aspetti, a mio avviso i più stupefacenti e meritevoli di un’analisi approfondita, Blood and Wine aggiunge una serie di plus che completano un’offerta che già di per se non ha nulla da invidiare ad un qualsiasi gioco completo. Nuove armature, nuove armi e un nuovo livello di potenziamento di queste, faranno la gioia di quanti erano riusciti a completare al meno un set tra quelli delle diverse scuole dei witcher. Perseveranza che verrà premiata in quanto, per questa espansione, sono stati introdotti dei bonus sulla base del numero di pezzi indossati e appartenenti ad una stessa armatura. Non manca infine, per i più vezzosi, un nuovo mazzo di gwent, dedicato alle isole Skellige, le cui carte base vi verranno date se accetterete di partecipare al torneo che si tiene a Toussaint.