Resident Evil 5 era, e resta, un buon gioco. L’unica discriminante tra la qualità del titolo e la sua fruibilità moderna sono gli anni trascorsi dalla sua pubblicazione originale, ovvero il 2009, quando uccidere zombie in Africa poteva, e lo era sicuramente, essere più originale di quanto non sia oggi. Colpa, prima ancora che del concept di base, di un mercato che, complice il successo di The Walking Dead e simili, ha sdoganato i non morti in ogni contesto possibile. Dai supermercati ai cimiteri, passando per villaggi turistici, navi spaziali ed epoche diverse.
MAL D’AFRICA
Eppure, l’Africa di Resident Evil 5 mantiene il suo fascino. Complice l’HD, forse. Complice, anche, la cura che, all’epoca, gli artisti Capcom infusero in un capitolo particolarmente atteso, erede della “rivoluzione” del quarto episodio e, erano altri tempi, titolo capace di attirare le attenzioni di stampa e pubblico come pochi altri. Il risultato fu un prodotto ben rifinito, che aggiungeva interessanti elementi di gameplay alla formula e, più in generale, svecchiava la saga. In primis nelle ambientazioni. L’Africa di Resident Evil 5 era, rectius: è ancora oggi uno degli esempi più riusciti e convincenti da parte del media videoludico nell’approcciarsi ad un continente affascinante e misterioso. La presenza di Chris Redfield, primo protagonista della serie reduce da Villa Spencer, regala la giusta cifra di una produzione Tripla A tanto nella genesi quanto nel risultato finale. Inviato nel villaggio di Kijuju dall’agenzia antiterroristica B.S.A.A per indagare su una misteriosa minaccia lanciata da Ricardo Irving, il più muscoloso della famiglia Refield si ritroverà ad affrontare orde di contagiati e, più in generale, il virus Uroboros. Al suo fianco, la bella e cazzuta Sheva Alomar, membro del ramo africano della B.S.A.A e sua partner durante la missione. Sia chiaro, la trama di Resident Evil 5 non era, già all’epoca, il punto di forza della produzione, ma riesce, comunque, a fare da collante tra le varie sezioni e le diverse ambientazioni, sotto certi aspetti le più originali dell’intera serie. Quel che conta, in questa sezione dedicata ad una sorta di moderno retrogaming, è che Resident Evil 5 è, ancora oggi, piuttosto gradevole da giocare e, in termini assoluti, divertente come esperienza. A patto, ovviamente, di scendere a compromessi con alcuni aspetti, ludici e di gameplay, che sarebbe meglio conoscere prima di procedere all’acquisto.
Da bravo TPS Action, Resident Evil 5 garantisce un controllo piuttosto agile del personaggio: Certo, rispetto agli standard moderni, i controlli possono apparire un po’ legnosi tanto nei movimenti, specie in corsa, quanto nelle azioni. Saltare, arrampicarsi, scendere sono operazioni che richiedono la pressione del tasto in determinati e specifici momenti, con tanto di interfaccia grafica più o meno tempestiva a ricordarcelo. L’interazione con gli elementi dello scenario si mescola, poi, con una sorta di azioni a mo’ di Quick Time Event il cui peso, nell’economia dell’esperienza, è sicuramente importante. Lo è nel combattimento corpo a corpo, lo è, anche, in alcune specifiche fasi, quando il gameplay, forse, viene un po’ sacrificato sull’altare della spettacolarità. D’altro canto, la difficoltà nella mira e l’impossibilità di sparare in movimento, ma anche di schivare i colpi, rendono gli scontri a fuoco tutt’altro che dinamici e, proprio in virtù di quella legnosità di fondo già citata, piuttosto confusionari. La cosa, sette anni fa, dava sicuramente meno fastidio.
L’aumento di risoluzione, da 720p a 1080p, e di fotogrammi, da 30 a 60 FPS, regalano un’immagine più pulita e più veloce, ma non più fluida. Ad oggi, Resident Evil 5 mostra qualche piccola, ma frequente incertezza nel frame rate, capace di infastidire l’occhio e pure un po’ lo stomaco, ulteriormente affaticato dalle bizze della telecamera. Eppure, nonostante i difetti, quelli ereditati dal prodotto originale e i nuovi propri di questa riedizione per PC, PS4 e Xbox One, Resident Evil 5 funziona. Non tanto per la bontà quantitativa di quanto inserito nel pacchetto, ovvero le espansioni Incubo senza uscita e Una fuga disperata, una modalità competitiva, personaggi extra e nuovi costumi, quanto per la qualità originaria del gioco. Più coerente di Resident Evil 6, più curato e divertente di Umbrella Corps, più moderno e vario di Resident Evil Zero, Resident Evil 5, in questa sua ripubblicazione in full hd, resta il miglior Resident Evil uscito nel 2016. Il ché è tutto dire.