Era il lontano 1999 quando Visual Concepts, ai tempi di proprietà SEGA, sfornò il suo primo NBA 2K su Dreamcast. Il gioco nacque per sopperire alla mancanza di quel NBA LIVE targato EA sulla gloriosa e compianta ultima piattaforma della Casa di Sonic. Divenuta diversi anni dopo multipiattaforma, capitolo dopo capitolo la serie si è guadagnata rapidamente sia i favori della critica che quelli del pubblico pagante, grazie alla sua giocabilità realistica ma sempre spettacolare, capace di riproporre in maniera assolutamente maniacale tutto quello che succede sui campi da Basket reali. Per questa edizione 2017 il team di sviluppo si è ulteriormente spinto oltre, realizzando un prodotto realmente impressionante per contenuti, qualità e veste tecnica. In una sola parola: NBA 2K17.
LA PALLACANESTRO DEI RE
Chi è familiare con la serie non troverà molte difficoltà ad affrontare le prime partite con questo nuovo NBA 2K17. Come da tradizione, non troviamo cambiamenti drastici nell’impianto di gioco, ma com’è noto l’evoluzione è fatta di piccole sfumature. La prima cosa che salta subito all’occhio è la grande varietà di opzioni: la modalità MyCareer di NBA 2K17 prende le distanze da quella decisamente poco riuscita dell’edizione 2K16, con Spike Lee alla regia e basata quasi interamente sulle problematiche di una famiglia nera di Harlem, che mal si legavano ad una simulazione sportiva che puntava a percorrere la parabola ascendente di un giovane giocatore professionista. La nuova modalità MyCareer ricalca quindi quella del 2014, inframezzata da cutscene di intermezzo tra una partita e l’altra e con contratti di sponsorizzazione importanti da acquisire e fare evolvere. Justice Young, interpretato dall’attore statunitense Michael B. Jordan, ci seguirà per un’ampia fetta della nostra carriera, spingendoci a dare sempre il massimo in ogni occasione, sia una vittoria o una sconfitta. L’editor di NBA 2K17 è inoltre tre le cose più impressionanti mai viste in un titolo del genere, tanto da permettere anche la scansione del nostro viso tramite apposita app per smartphone, chiamata MyNBA2K17. E ci perderete sopra un bel po’ di tempo, ve lo garantisco.
Il mio Giocatore/La mia Carriera permette inoltre agli utenti di condividere l’esperienza con altri giocatori reali in rete, offrendo tra le altre cose anche l’inedita opzione Il mio Parco, ossia una modalità multigiocatore dedicata al basket “da strada”. Gli archetipi, invece, sono nient’altro che i classici modelli di personaggio precalcolati di un qualsiasi giochi di ruolo riletti in chiave sportiva, grazie al quale potremo scegliere lo stile di gioco che adotteremo lungo tutta la carriera: ad esempio il “creatore di tiri” permetterà di avere statistiche più alte nelle abilità di tiro dalla media e dalla lunga distanza, mentre con “gran difensore” dimostreremo maggiore prestanza nella difesa, oltre a poter scegliere l’altezza, il peso e addirittura la lunghezza degli arti di un giocatore. Il mio GM/La mia Lega apre invece a una serie di opzioni assolutamente variegate: si va infatti dalla possibilità di interpretare il ruolo di un vero e proprio General Manager, sia dal punto di vista amministrativo che tecnico, potendo disputare anche una Stagione o solamente i Playoff controllando la propria squadra. Seguono la classica rosa di opzioni tradizionali, vale a dire partite amichevoli, La mia Squadra (dove costruire da zero un team composto da giocatori attuali e da leggende del Basket) e l’inedita Inizia oggi, dove potremo guidare una squadra NBA partendo dalla classifica e dalle statistiche reali (questa sarà però resa disponibile solo dal prossimo 25 ottobre).
E’ comunque vero che il gioco da del suo meglio sul campo, dove gli appassionati di pallacanestro troveranno non poche soddisfazioni: NBA 2K17, esattamente come i suoi predecessori, si conferma il migliore sulla piazza. L’intelligenza artificiale e la migliore fisica della palla sono le prime cose ad aver ricevuto un boost non indifferente, rendendo più realistico ogni contatto o movimento dei giocatori, ora davvero più fluidi sul parquet grazie a tutta una serie di nuove animazioni legate ai dribbling e ai crossover. A voler vedere il pelo nell’uovo, andrebbero risolti alcuni difetti come la gestione dei passaggi (spesso la palla non va al compagno giusto ma ad un altro, da tutt’altra parte) e o’ da rivedere anche la difesa, soprattutto contro la CPU. Ad ogni modo, si tratta di difetti davvero minimali al cospetto di un lavoro generale pressoché perfetto. Un plauso va fatto anche e soprattutto all’intelligenza artificiale, visto e considerato che ora per rubare palla dovremo impegnarci seriamente e non attendere l’ennesimo errore del componente della squadra avversaria. E i modelli poligonali, inoltre, sono al limite del fotorealismo: LeBron James dei Cleveland Cavaliers, Klay Thompson, Kawhi Leonard, Kevin Durant, Danilo Gallinari o Carmelo Anthony dei New York Knicks, sono tutti riprodotti esattamente come lo loro controparti reali, senza contare dettagli come i tatuaggi o il sudore sui corpi, realmente sorprendenti. Chiude il tutto un comparto audio curato da Imagine Dragons, Noah Shebib e Grimes, capace di contare su brani di artisti internazionali come Jay Z, Jain e Stokeswood. La telecronaca è (poco sorprendentemente) in lingua americana, con una piccola parentesi prima di ogni gara a cura dal leggendario Shaquille O’Neil.