Dark Souls 3: The Ringed City – Recensione

Dark Souls III è un titolo mastodontico, per il quale non nascondo di aver esultato (e con somma gioia) durante la meritatissima premiazione del Drago D’oro di quest’anno, come miglior gioco di ruolo del 2016. Le sue lodi sono state da me lungamente tessute in sede di recensione e durante i primi baci di un indimenticabile press tour. Purtroppo l’unica macchia su questo completo da sogno, ahimè, è stata proprio in occasione del suo ultimo appuntamento, l’uscita di Ashes of Ariandel.

Un DLC sì incantevole dal punto di vista estetico, e con una boss fight che è entrata di diritto nella mia personal top-ten di scontri satanici targati From Software, ma anche carente in durata e contenuti. Un buon lavoro che però ha scatenato una fitta pioggia di critiche e speziati flame nella grande rete, anche a causa dell’ingombrante eredità di un contenuto aggiuntivo come The Old Hunter, che ancora oggi rappresenta il miglior DLC della storia di Miyazaki e compagni.

A distanza di circa cinque mesi, The Ringed City arriva quindi a concludere il ciclo della saga oscura di Bandai Namco Entertainment, puntando a soddisfare anche i giocatori più accaniti e rodati: quelli che hanno trascorso notti insonni tra le ombre, per calpestare ogni centimetro quadrato del terzo Dark, sviscerando la lore, farmando PG su PG e raccogliendo ogni collezionabile fino all’agognato platino.

Innanzitutto, prima di entrare in quel covo virtuoso di sensazioni ed emozioni che palpitano per le vie diroccate della “Ringed City”, snoccioliamo qualche numero: nel nuovo contenuto aggiuntivo di papà Miyazaki potrete sollazzarvi con ben diciannove nuove armi, tre nuovi scudi, nove set armatura inediti, sei nuove magie, quattro boss (di cui uno opzionale), sei nuovi NPCs (con quest), cinque nuove tipologie di nemici e un nuovo patto. Insomma, davvero tanta roba se confrontata con il ben più avaro AoA, al quale potrete aggiungere anche due nuove arene per il PvP. Tempo di aprire una bella bottiglia della vostra cantina, insomma.

[quotedx]The Ringed City non lesinerà in quanto a esplorazione e segreti.[/quotedx]Ma prima di andare avanti nella valutazione di questo corposo DLC, voglio condividere con voi una mia tragedia, che ha segnato in modo alquanto personale il mio rapporto (piuttosto intenso) con The Ringed City. Chi mi conosce personalmente e non, saprà dei miei trascorsi con Bloodborne, del passaggio a PlayStation 4 Pro e il Cloud del PSN: per dirvela in cinque parole, ho perso tutti i salvataggi. Avete letto bene: decine di ore (180 se ben ricordo) evaporate. Ebbene, con Dark Souls III facevo sonni tranquilli, perché tra le decine di salvataggi online la sua icona brillava felice.

Questo finché non ho riscaricato i 30 mega di save data, per fiondarmi nella città di Sonic… e ritrovarmi un PG a lv.30 e poco più di 20 ore di gioco. Già. Il mondo si è fermato, la TV ha cominciato a piangere in 4k, e penso che persino il mio cuore per qualche istante ha smesso di fare il suo onorato lavoro. Sono momenti che difficilmente si dimenticano, che hanno riecheggiato nella mia testa mentre rotolavo nella cenere delle ambientazioni del nuovo DLC. Come ci sono arrivato? Penso perdendo ogni briciolo della mia umanità.

Grazie al sostegno di un vero amico e altri “fortunati” prodi, infatti, nonché di una tanica di bevande energetiche, non solo mi sono fiondato in una speed-run memorabile di tutti i boss principali, che in poche ore li ha visti cadere e arrivare vicino al lv.100 (sebbene, a voler essere pignoli, la mia build originale è persa per sempre nel tempo e nello spazio), ma sono riuscito anche a sbarazzarmi di alcuni boss secondari dopo, a maxare alcune armi, e riprendere fiducia nel genere umano e nella tecnologia. Confesso che per riuscirci ho dovuto ovviamente accettare alcuni importanti doni, come set di armature e armi e oggetti, dai miei gentili compagni di imprecazioni.

Tutto questo per ritrovarmi dritto al falò della Prima Fiamma (si, quello della Boss Battle finale di Dark Souls III) e accedere all’agognato DLC. Un’esperienza malata, e che mi segnerà per sempre. Ma che mi ha anche divertito… forse. Dico forse. Lasciando ora i miei drammi alle spalle, entriamo più nel merito di questo capitolo finale dell’ultimo (?) Dark Souls.

[quotesx]Molte “quest” opzionali, così come la boss battle secondaria, racconteranno la storia di Gael e della sua terra.[/quotesx]Purtroppo il primo quesito che giocherà a ping-pong nella vostra mente, vi accompagnerà fino alla fine di quest’ultima traversata sanguinosa: dov’è la lore? Perché The Ringed City inizia troppo rozzamente anche per i canoni narrativi dei Soulslike, senza una mezza riga di dialogo, in una nuova terra dimenticata dai Signori dei Tizzoni. A dirla tutta c’è una misteriosa vecchietta che ci dirà poche, spicciole frasi. Ma tutta la lore di questo contenuto aggiuntivo non solo è custodita da alcuni dei enigmatici NPC, ma è ancora (udite udite) più opzionale del solito. Molte “quest” opzionali, così come la boss battle secondaria, racconteranno infatti la storia di Gael e della sua terra.

Il mio impatto, senza alcun NG+ ma anche con tanto farming ed equipaggiamento missing in action, non è stato dei migliori. Per usare un eufemismo. Durante le prime fasi la schermata del game over era un freeze costante del mio schermo. Il level design della nuova area, non è soltanto verticale, ma pesca a piene mani dalla follia in caduta libera di Stonefang (Demon’s Souls). Passerete molto del vostro tempo, durante le prime ore, a prendere il coraggio per lanciarvi da altezze vertiginose verso cumuli di cenere, e a scappare da orde di nemici che potranno spawnare dal pavimento nel nome del jump-scare, sotto piogge di attacchi a distanza ovunque.

Insomma, Forrest Gump è stato qui il mio secondo nome, sebbene ben presto (o dopo svariati “Sei Morto”), contro una curva d’apprendimento forgiata per giocatori navigati sarà necessario mettere in campo un buona dose di materia grigia, oltre che skill e puri riflessi. Alcuni degli ostacoli più impegnativi, e che innalzano il livello generale dell’intera area, potranno essere infatti aggirati (e in modo permanente) soltanto fermandosi, e riflettendo nel mezzo del caos e di una pioggia di nemici indemoniati. Sentitevi un po’ Neo, insomma, perché spesso sarà l’unico modo per andare avanti. E se molti pattern d’attacco nel proseguire echeggeranno un fastidioso “deja vù”, alcune sorpresine non da poco sono disseminate lungo questa terra di torri e castelli capovolti intorno in noi. Alcune armi, inoltre, offriranno il fianco ai più creativi tra voi, aggiungendo varietà e spirito al gameplay, soprattutto nell’ancora troppo sottovalutato PvP.

The Ringed City, inoltre, prima di consegnarvi nelle braccia di alcune spettacolari Boss Battle non lesinerà in quanto a esplorazione e segreti. Ovunque, sparsi tra le rovine di torri spezzate e rami lunghi quanto autostrade, troverete oggetti preziosi e nuovi NPC, che arricchiranno il vostro arsenale e la vostra conoscenza. Vecchi e nuovi nemici sono ben mescolati tra loro, e gli stessi Boss presenteranno vecchi pattern e meccaniche riarrangiate nel contesto di nuove e più stimolanti situazioni. Fino alla sua epica e smisurata battaglia finale, vecchio e nuovo si incontreranno sotto le ceneri, facendoci sentire costantemente a casa. A ben pensarci, poi, è l’obiettivo ultimo di ogni DLC: aumentare i contenuti senza tradire le atmosfere e le meccaniche del gioco che stesso che si va ad espandere.

Comincia la sua carriera di videogiocatore nel lontano 1985, quasi in fasce, grazie alla passione del padre per il cabinato di Space Invaders. Da quel momento, ha votato la sua vita al videogioco: prima come redattore di riviste specializzate, poi come marketing manager di Fondazione VIGAMUS, su i progetti VIGAMUS & VIGAMUS Academy,. E sì, "Revolver" è in onore dell'inossidabile Ocelot di Metal Gear Solid. Quello di un tempo, almeno.