Ultra Street Fighter II: The Final Challengers – Recensione

Ultra Street Fighter II: The Final Challengers è un titolo che non avrebbe davvero bisogno di presentazioni. Da qualche parte l’articolo deve pure cominciare però, quindi una piccola presentazione la faremo lo stesso. Dunque, in principio era Street Fighter II. Sì, certo, in precedenza c’era stato un semplice Street Fighter, senza il II dopo, ma su quel capitolo (pubblicato ormai trent’anni fa) possiamo tranquillamente sorvolare. È solo nel 1991 con la seconda uscita, infatti, che Capcom dà il via al fenomeno totale che coinvolge le sale giochi di tutto il mondo rendendo quello del fighting game a incontri (o picchiaduro, se preferite) il genere più in voga del decennio appena cominciato.

Tra un Hadoken e uno Shoryuken, Ryu e i suoi avversari conquistano una popolarità tale da convincere la software house giapponese a massimizzare i ricavi provenienti dal brand e realizzare, negli anni a venire, una serie quasi infinita di spin-off e seguiti più o meno diretti. Tra questi, più che i tre episodi successivi nella linea principale, a dare la misura dell’importanza storica del secondo capitolo sono le numerosissime riedizioni di cui quest’ultimo può fregiarsi. Dalla Champion Edition fino all’ultimo Street Fighter II HD Remix del 2008, passando per le molteplici conversioni sui sistemi più disparati, sono decine le versioni differenti del picchiaduro Capcom ad aver invaso il mercato da ventisei anni a questa parte. Tutta questa lezione di storia (se non vi è bastata potete sempre recuperare la succosa retrospettiva su Retrogame Magazine 4) per dire che oggi, anno domini 2017, Street Fighter II non ha ancora finito di dire tutto quello che poteva dire e ritorna in grande spolvero su Switch con Ultra Street Fighter II: The Final Challengers.

NON PLUS ULTRA STREET FIGHTER II

Come il titolo vuole suggerire, Ultra Street Fighter II: The Final Challengers mira a essere la versione definitiva del classico targato Capcom. A una prima fugace occhiata tutto sembra ricordare da vicino l’HD Remix comparso negli store digitali di PS3 e Xbox 360 qualche anno fa: lo stile grafico utilizzato è pressoché il medesimo e vanta quello stesso character design firmato UDON Entertainment (curatori della serie a fumetti dedicata ai lottatori di strada) che tanto scalpore suscitò tra i fan più fondamentalisti e legati alla tradizione. Per venire incontro a tale frangia di puristi Capcom ha pensato bene di regalare agli acquirenti dell’edizione Switch la possibilità di tornare indietro nel tempo e optare per la pixellosa veste grafica originale. In questo caso lo schermo viene adattato ai 4:3 e sarà possibile persino accompagnare il tutto con il comparto audio d’annata. Diversamente da quanto visto nel recente Wonder Boy: The Dragon’s Trap, non è possibile effettuare il cambio in corsa ma solamente passando per il menù iniziale. Dopo qualche round diventa chiaro come Ultra Street Fighter II sia molto più che un semplice porting dell’HD Remix e la differenza, al di là degli extra e delle modalità di cui parleremo più avanti, sta tutta nel bilanciamento del sistema di combattimento, non più affidato ai ragazzi di Backbone Entertainment ma curato e rivisitato all’interno degli studi della stessa casa madre. In maniera piuttosto paradossale, i piccoli cambiamenti e aggiustamenti apportati da Capcom contribuiscono a restituire al gioco un feeling vicino a quello dell’originale e questo, chiaramente, non può essere che un bene. Tutto questo avviene tenendo sempre a mente come target di riferimento quell’ampissima fetta di utenti che usa Street Fighter per divertirsi in maniera competitiva; il bilanciamento è stato operato con un’attenzione certosina, rendendo The Final Challengers il futuro candidato ideale per le competizioni internazionali.

LE VIE DELL’HADO SONO INFINITE

Aprendo il menù principale ci accorgiamo che, anche in termini di opzioni di gioco, Capcom non è rimasta con le mani in mano e ha pensato bene di affiancare alle classiche modalità Arcade e Versus un paio di novità la cui riuscita, però, non ha dato i frutti sperati. Per cominciare, la sfida in Co-op permette ai giocatori di affrontare in compagnia di un amico (o della CPU) il cammino verso la vittoria del torneo battendosi uno al fianco dell’altro contro un singolo avversario per volta. Anche se un po’ caotica e a tratti sin troppo semplice, sulla breve distanza l’esperienza sa regalare sprazzi di divertimento, a patto che ci si limiti a qualche sporadica sessione. La vera sorpresa è nella seconda modalità aggiuntiva che porta l’altisonante nome de “La via dell’Hado”. Nei panni di Ryu, sarete chiamati a stendere al tappeto una pletora di sgherri al soldo di M. Bison da affrontare con una visuale in soggettiva e mimando, attraverso i sensori di movimento dei due Joy-Con, i gesti e le movenze tipiche del lottatore simbolo della serie.

[quotesx]Giocare a Street Fighter II ovunque è un sogno che si avvera[/quotesx]Giudicare “La via dell’Hado” è un compito davvero arduo: qualitativamente parlando, siamo di fronte a quanto di peggio visto dagli albori di Wii a oggi, da quando non potevamo fare altro che scuotere come forsennati Wiimote e Nunchuck sperando che in un modo o in un altro il personaggio su schermo cogliesse l’input che, almeno nelle nostre intenzioni, cercavamo di dargli. La via dell’Hado diventa frustrante dopo 10, 15 secondi, la monotonia regna sovrana e a poco servono espedienti quali la crescita del personaggio attraverso l’accumulo di punti esperienza o l’occasionale comparsata di Bison nelle vesti del boss per tenere alte le motivazioni. D’altro canto, dispiace parlare in questi termini del lavoro svolto dalla casa di Osaka che, seppur con risultati insufficienti, ha riversato lavoro e impegno per proporre contenuti inediti quando le sarebbe bastato servire ai giocatori la più classica delle minestre riscaldate. Insomma, apprezziamo quantomeno il tentativo.

HERE COMES A NEW CHALLENGER

Le aggiunte rispetto al classico da sala giochi non si esauriscono con le nuove modalità ma riguardano anche una ristretta serie di contenuti extra. Per cominciare, gli utenti Switch potranno utilizzare i due nuovi personaggi che, per la prima volta in tanti anni, vanno ad arricchire il roster di lottatori selezionabili. Evil Ryu e Violent Ken proprio facce nuove non sono, vuoi perché sono già apparsi in altri lavori Capcom (il primo compare inizialmente in Street Fighter Alpha 2 mentre il secondo in SNK vs. Capcom: SVC Chaos), vuoi perché sono poco più di semplici cloni dei rispettivi personaggi base. In confronto ai vecchi Ryu e Ken, i due debuttanti sono bilanciati in maniera tale da risultare la scelta ideale per i neofiti della serie, tanto è immediato il loro utilizzo. E poi, diciamolo, sono sicuramente più tamarri.

Se manovrare uno Zangief dalla pelle verde Hulk è sempre stato il vostro sogno segreto, ora potete farlo grazie all’editor dei colori dei personaggi, opzione piuttosto futile a dire il vero, ma a qualcuno potrebbe divertire. Extra ben più gradito è la Galleria contenente le oltre 1400 illustrazioni provenienti dall’art book SF20: The Art of Street Fighter, chicca in grado di mandare in brodo di giuggiole qualsiasi fan che si rispetti. A questo punto resterebbero un paio di caratteristiche di questo Ultra Street Fighter II di cui non abbiamo ancora parlato, e c’è un motivo. La prima riguarda il gioco online, elemento non di poco conto ma che al momento non abbiamo avuto modo di provare. Quello che sappiamo è che esisterà un sistema di ranking basato sul rapporto vittorie/sconfitte e che sarà possibile giocare a una particolare versione della modalità Arcade in cui a sostituzione della CPU ci saranno avversari umani pescati da ogni angolo del globo. Ci aspettiamo che tutto vada come si deve ma, in caso di imprevedibili sciagure dell’ultima ora, abbassate pure il voto in calce di almeno mezzo punto.

L’ultimo aspetto che resta da affrontare, invece, non riguarda qualità intrinseche del titolo ma lo sposalizio perfetto che si è realizzato tra i lottatori di strada e le peculiarità di Nintendo Switch: la possibilità di giocare a un capolavoro immortale come Street Fighter II “dove, quando e con chi vuoi” è forse la caratteristica migliore dell’intero pacchetto, capace di farci dimenticare persino delle varie zone d’ombra che affliggono nello specifico questa versione. Improvvisare sfide con amici o sconosciuti durante un viaggio in treno o nella sala d’attesa del medico è un piccolo sogno che si realizza per tutti coloro che sono cresciuti a pane e Hadoken.

Se Street Fighter II riesce a far parlare di sé ancora oggi, a distanza di ventisei anni dalla sua prima apparizione, è per merito della purezza del suo gameplay. Ci sono videogiochi che nascono già perfetti, capaci da soli di definire per sempre il genere che hanno contribuito a creare, stabilendosi come metro di paragone per tutte le opere a venire. Street Fighter II è senza dubbio uno di questi, re incontrastato dei picchiaduro il cui trono resta ancora oggi inarrivabile. E non è un caso se siamo al cospetto di un fresco introdotto nella World Video Game Hall of Fame di quest’anno. Ultra Street Fighter II: The Final Challengers riesce a rendere il giusto omaggio a tale icona del videogioco grazie a una riedizione ben confezionata e con tanti contenuti. Un po’ di amaro in bocca resta: sicuramente Capcom poteva fare qualcosa in più per celebrare al meglio i 30 anni della serie (ma anche qualcosa in meno, magari tagliando i costi di sviluppo della trascurabilissima Via dell’Hado e soprattutto portando il prodotto sul mercato a un prezzo budget), tuttavia lo spessore di Street Fighter II è tale che resta comunque difficile lamentarsi.