The Walking Dead: The Telltale Series – A New Frontier – Recensione

Come chi di voi ci segue sa, qui a GamesVillage abbiamo da qualche tempo preso una decisione netta, circa i videogiochi seriali come quelli di Telltale Games. Parlarne regolarmente durante lo sviluppo, come si fa con tutti gli altri titoli, riservare degli hands-on ai vari episodi e poi far uscire la nostra recensione dopo aver ultimato il “finale di stagione” che chiude l’opera. Precedentemente, avevamo la forte impressione di recensire singoli livelli di un platform, o singoli dungeon di un GdR: qualcosa di insensato e profondamente sbagliato. Ciò detto, eccoci qui a tirare le somme di questo A New Frontier, che rappresenta la terza stagione dell’epopea interattiva The Walking Dead a firma Telltale, senza contare la miniserie in tre episodi dedicata a Michonne, unica concessione videoludica ai personaggi del fumetto e della serie televisiva.

Prima di continuare, premetto che questa recensione è priva di qualsiasi elemento in grado di compromettere la vostra voglia di scoprire da soli la trama del gioco, tanto più che con Telltale parliamo di opere volutamente story-based, quasi interamente prive di gameplay tradizionale, dove il centro di tutto è il vivere un’esperienza forte, dove a farla da padrone sono le scelte morali che il giocatore deve compiere durante la sua avventura nel mondo post apocalittico dominato dai walker (eh già, i buoni vecchi zombi) e descritto da The Walking Dead.

A New Frontier ci regala un nuovo e ricco cast di personaggi, con protagonista un giovane uomo di nome Javi, alle prese con una non facile storia familiare e sentimentale, oltre che con le legioni di non morti che infestano il mondo. A fare da collante con le passate stagioni ritroviamo ovviamente la nostra Clementine, questa volta di nuovo fuori dal nostro controllo diretto ma piuttosto presente e attiva nello svolgimento delle drammatiche vicende narrate dal gioco. Ma veniamo al punto: quanto vale questo A New Frontier? Come si colloca rispetto ai suoi illustrissimi predecessori? La risposta potrebbe non essere la più scontata.

Sebbene The Walking Dead: A New Frontier sia un’avventura ben scritta e sceneggiata, avvincente e dal ritmo sempre ottimamente calibrato, la flessione rispetto al passato è purtroppo evidente, e impone alcune brevi ma importanti riflessioni. Proprio col primo The Walking Dead, Telltale ha perfezionato il suo modello interattivo-narrativo, nato dalle intuizioni di David Cage, dando sostanzialmente vita alla new wave of adventure games che ci ha poi portato anche a titoli di altri autori e team come il celebrato Life is Strange o il deludente Until Dawn. Lo ha fatto in un modo ben preciso: scegliendo (a parere di chi scrive, coraggiosamente) di riservare la scena alla storia, rinunciando a elementi di gioco tradizionali tipici delle vecchie avventure punta e clicca, come l’esplorazione e gli enigmi, a beneficio delle scelte morali come motore interattivo trainante della progressione degli eventi. Presa questa decisione, però, non ci si può adagiare su una generica “alta qualità della scrittura”, perché, senza il supporto congiunto di un gameplay più ricco e vario (anche i meccanismi di quick time event sono i medesimi) e di un investimento tecnologico sul comparto audio-visivo, una storia soltanto buona, magari anche molto buona, non è più sufficiente, soprattutto se si tratta della quarta uscita nello stesso universo di gioco, che comporta un più elevato rischio di “già visto, già vissuto”. Per fare un paragone ardito, se una modella punto tutto solo ed esclusivamente sulla bellezza, beh… che sia davvero molto bella, perché è solo su questo che sarà giudicata, e pertanto i criteri saranno molto rigidi, e gli standard richiesti assai elevati.

La paura è che Telltale stia vivendo una fase di eccessivo conservatorismo, che la porta a ripetersi dando vita a schemi molto simili tra loro, con storie che di base sono ben strutturate e sempre ottimamente scritte (diciamo pure anni luce avanti rispetto al 90% dei videogiochi sul mercato), ma che non hanno reali guizzi e tradiscono sovente troppo mestiere a scapito di autentica ispirazione: era successo con Batman, che crollava letteralmente negli ultimi due capitoli, e succede, seppure in modo diverso, in A New Frontier, che oscilla tra la ripetizione di espedienti già usati nelle precedenti stagioni e un andamento discontinuo e spesso anticlimatico (vedi il finale) che non dà mai alle vicende di Javi, Clem e compagni quella coesione e quel lirismo che avevano reso il primo The Walking Dead una delle esperienze più intense e struggenti della storia dei videogiochi. Attenzione Telltale: la strada che stai prendendo potrebbe portarti a emulare le soap opera più che le migliori serie televisive. E questo, proprio perché hai scelto di dire no a quasi tutti gli elementi tradizionali di un videogioco, è un lusso che non puoi permetterti.

Metalmark, giornalista, scrittore e docente universitario, si dedica al culto delle avventure Infocom, di X-COM e dell'Intellivision. Come hobby, dirige VIGAMUS, il Museo del Videogioco di Roma, e i corsi di VIGAMUS Academy. La sua prima rivista da caporedattore? CUBE. Poi tante altre, tra cui PSW, Xbox World, PC Games World, Game Pro (EDGE Italia) e Game Republic.