Everybody’s Golf – Recensione

Il golf, per tutti. Beh, si fa per dire, perché proprio l’accentuato stile da anime potrebbe, in realtà, allontanare i puristi della nobile disciplina dall’ultima incarnazione della ventennale saga di Clap Hanz, finalmente sbarcata anche in questa generazione. Il golf per tutti, perché poi, sotto il lucido e sgargiante tessuto di stampo arcade, Everybody’s Golf riesce, comunque, a sviluppare una sua personalità, sempre lontana anni luce dalla simulazione, eppure, perché no, godibile tanto dai giocatori avvezzi ai country club quanto ai neofiti. Il golf, per tutti. Tutti quelli a cui piace il golf, s’intende.

AMMAZZA CHE MAZZA

Everybody's Golf

Tutta colpa dei Simpson. Dopo un’infanzia passata a giocare ad Hole in One, classicone in salsa 8 bit per Commodore 64, c’è voluto un giovanissimo Bart a spiegarmi che no, il golf in forma videoludica non è figo. Non quanto Mortal Kombat, per lo meno. Eppure, superata la fase adolescenziale ed entrato nell’età matura, complice una PSP appena uscita in Giappone, è stato possibile riavvicinarmi a un genere storicamente bistrattato, ma di nuovo interessante proprio grazie al colorato e scanzonato universo creato dagli sviluppatori di Yokohama. Le radici nipponiche della serie sono tutte ben evidenti a schermo, anche in questa ultima incarnazione sull’ammiraglia di casa Sony. Lo stile, ancora una volta, ricorda l’animazione giapponese e no, a qualcuno potrebbe persino non piacere.

[quotesx]Le radici nipponiche sono evidenti[/quotesx]Talmente vaste sono, però, le possibilità di customizzazione del proprio avatar che, tutto sommato, tra scarpette all’ultima moda da abbinare ad un maglioncino a rombi color cachi, qualcosa di proprio gusto lo si trova sempre. Superato il primo step e conciati da fighetti figli di papà approdiamo sull’Isola del Golf, sogno realizzato dell’istrionico presidente Suzuki, il primo a darci il benvenuto sul campo base che funge da hub principale da cui far partire la nostra folgorante carriera. Anche Tiger Woods, racconta la leggenda, ha cominciato così. Più o meno. Tra tornei amatoriali dalle regole piuttosto elastiche fino alle competizioni più serie, con nel mezzo la possibilità, ben implementata all’interno della carriera single player, di aprirsi al mondo esterno e sfidare i golfisti sparsi per il globo, tramite varie modalità competitive e non da affrontare in compagnia di amici e sconosciuti.

Proprio gli aspetti social rappresentano la più grande innovazione del nuovo Everybody’s Golf, un gioco sicuramente “ggiovane” nella struttura e nell’aspetto, ma non per questo banale. Lo scoglio da pagare sull’altare della semplificazione è rappresentato dalle primissime ore di gioco, quando il gameplay resta ancorato alla semplice pressione di un tasto uno al momento giusto. Troppo poco, davvero. E infatti, dopo aver fatto fuori i primi tre “rivali” e saliti di classe, ecco le possibilità si ampliano, offrendo al nostro avatar in pullover un’ampia scelta di mazze, palline, colpi potenziati e indeboliti, con il vento che soffia forte ad ovest e poi ad est, e conformazioni dei percorsi sempre più complesse. Ed ecco che, classe dopo classe, il gioco si fa duro e i duri cominciano a giocare. Gli avversari non mollano, alternano un birdie ad un altro birdie e poi, a sorpresa, un eagle. E tu sei lì, che cerchi di calcolare l’entità della brezza sulla traiettoria e l’impatto della mazza sulla pallina che, maledizione, quella buona si è pure usurata. Se poi, nel mentre, decidessi persino di affrontare i tornei online per scoprire che sì, quel percorso completato decine di volte può essere portato a termine con la metà dei colpi ritenuti necessari, ecco che il golf per tutti è per tutti davvero. Basta solo un po’ di pazienza.

TUTTI IN CAMPO CON LOTTI

Everybody's Golf

Rifuggendo con forza il concetto di fotorealismo, il progresso tecnologico fatto segnare da Everybody’s Golf non sarà probabilmente oggetto di menzione nei futuri libri di storia. Eppure, detto dello stile giovanile, quanto mostrato su schermo in termini di qualità delle texture, effetti e animazioni appare valido, se pur non certo stupefacente. Le concessioni ruolistiche in tema di abilità si riflettono, anche, nella lunga scelta di personalizzazione estetica del proprio personaggio, sempre pronto a sfoggiare nuovi maglioncini o completini succinti. Le musiche, pure loro, fanno il loro dovere, accompagnate da piccoli spezzoni di frasi tradotte in Italiano che anticipano i piacevoli dialoghi testuali tra personaggi. Laddove non fosse chiaro, l’ultimo capitolo di Everybody’s Golf è un titolo piacevole, moderatamente innovativo all’interno della saga e sicuramente divertente in termini assoluti. Almeno, in riferimento al genere di appartenenza. Il golf, per tutti. Persino per chi non conosce bene le regole.